La vittoria del centrodestra e la grande responsabilità di non commettere i soliti errori

La vittoria del centrodestra e la grande responsabilità di non commettere i soliti errori

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Il termine “responsabile” indica molte cose, spesso dimenticate da chi se ne fregia unicamente sui biglietti di visita per pavoneggiarsi o abusare della pazienza dei sottoposti.

“Responsabile di…responsabile della“…

Ho avuto modo, nel corso del tempo, di argomentare su questa questione. Ho lavorato in molti ambienti, sempre nel mio settore, e da responsabile ufficio stampa e comunicazione, solevo chiarire alle persone: “Guardate che, almeno nel mio caso, essere la RESPONSABILE significa proprio questo. Mi importa nulla di averlo scritto sul biglietto di visita. Sono la persona che si assume la responsabilità, anche del vostro operato”.

Perché inizio il mio editoriale con questa solfa? Perché ritengo che sia giunto il momento di tornare alle origini delle cose, e persino al significato dei termini, che in special modo negli ultimi dieci anni e passa hanno subito, spesso, un vero stupro. Non voglio tornare sul tema della femminilizzazione delle professioni, misura introdotta facendo credere a molte donne che questa fosse una soluzione ai tanti problemi sociali, economici e di altro genere che, ancora oggi, colpiscono una buona fetta del genere femminile. Quindi, transeat

Parlo oggi di responsabilità e a poche ore dal ritrovato diritto al voto del popolo italiano, che causa pandemia ma anche causa tenuta cementificata alle poltrone, aveva fatto sorgere grossi dubbi sulla tenuta di ciò che resta della mai completamente attuata Democrazia.

Il popolo ha scelto, il centrodestra ha vinto. Non si può combattere l’idea della maggioranza degli elettori, si può semmai tentare di tornare al dialogo tra elettori contrapposti. …Cosa in cui credo ma che non credo avverrà mai più.

La democrazia secondo i democratici

Le sentenze, di ogni genere esse siano, vanno saggiamente e democraticamente rispettate. Semmai si può verificare, col tempo, i loro effetti e far notare eventuali storture, ma a tempo debito.

Fa nulla se i cosiddetti elettori democratici ora stiano li a frignare, evidentemente abbattuti dal fatto di non esser stati scelti per l’ennesima volta. A casa loro la chiamano “Democrazia” a casa dei veri democratici si chiama ancora popolo che sovranamente decide chi deve andare a prendere l’onere di gestire una nazione difficile come la nostra.

Arriviamo al punto: Giorgia Meloni ha stravinto. La prima donna che in Italia sale sul podio dei leader politici acclamati a maggioranza dal popolo.

A lei va riconosciuta una cosa: non ha mai perso il filo del discorso. Non ha mai deviato da una parte all’altra dei suoi schemi. Non ha presentato 8 facce. Dai e dai ritengo che anche questo abbia notevolmente contribuito all’esito elettorale trionfante.

Giorgia Meloni e le aspettative degli elettori

A questo punto, però, a Giorgia Meloni tocca un compito grave: essere responsabile. Non solo per se stessa come donna, madre e leader politico, quanto in virtù delle promesse scandite durante la campagna elettorale.

Milioni di elettori l’hanno scelta, anche chi professa un credo politico opposto e la ragione è chiara: sperano ardentemente che dopo esser stati turlupinati – parole scandite da milioni di elettori del PD anche sui social, basta verificare da soli – si possa tornare a credere. Credere in qualcuno e in qualcosa.

Per esempio: diremo davvero addio alle restrizioni pandemiche operate via green pass? Dormiremo sonni tranquilli sulla libertà di scegliere se sottoporci a una o più inoculazioni? Lo scrivo perché in molti hanno tremato non appena hanno letto il nome di Licia Ronzulli come papabile all’incarico di Ministro della Salute, tanto che dallo staff della Meloni che si occupa di aggiornare il suo profilo su Twitter, è partito questo:

Potremo davvero contare anche su politiche a sostegno delle fasce deboli, praticamente tutta o quasi la popolazione italiana, ormai alla canna del gas – è il caso di dirlo – e impoverita all’estremo tra chiusure coatte delle attività produttive, perdita del posto di lavoro, tasse e imposte aumentate vertiginosamente e ora bollette dell’energia gonfiate a dismisura?

Non sarà ovviamente possibile, per i nuovi dirigenti del paese, mettere in atto decisioni esclusivamente di politica interna. Non siamo isolati dal resto del mondo, facciamo anche parte dell’alleanza atlantica e di conseguenza molte decisioni sono prese di concerto con le altre nazioni.

Come, per esempio, la ratifica del Patto di Roma, siglato dal Ministro della Salute Speranza durante il più recente G20 e in piena ‘pandemia.

Certi accordi, lo sappiamo noi che lavoriamo su questi temi, non sono cancellabili…

La responsabilità di fare ciò che si promette

A parte il tema della salute collettiva, che continua comunque a infiammare gli animi di milioni di cittadini, sia vaccinati sia no, in questo periodo storico così caotico e che presenta mille più mille criticità, chi è stato chiamato a gestire la vita di oltre 60 milioni di persone, non avrà un percorso facile da affrontare. Nel senso che ogni eventuale errore, ogni deroga alle promesse dichiarate durante la campagna elettorale, ogni sbordata al di fuori di ciò che la gente si aspetta, stavolta non sarà indicata a dito e, al massimo, condannata via social.

Quando alla gente togli prima il pane, poi la speranza e alla fine pure il diritto di campare, si incazza. Ma si incazza di brutto…

Attendiamo quindi la messa in atto di quanto fatto odorare già prima della campagna elettorale, non certo il solito ribaltamento di pensiero a cui troppi italiani si erano abituati ormai, ritenendolo un sistema radicato e incontrovertibile.

Tre suggerimenti al nuovo esecutivo

In chiusura, mi permetto di consigliare a chi siederà ai posti di regia, di non dimenticare:

  • gli imprenditori che stanno per chiudere per sempre i battenti: si calcola che saranno almeno 800.000
  • i veri invalidi che hanno diritto alla cancellazione del tetto reddituale: con circa 300 euro al mese non si campa. Porre tetti così bassi al reddito da lavoro è una cattiveria senza pari (780 euro di reddito di cittadinanza sono calcolati in base alla soglia di povertà che è calcolata dall’Istat. L’assegno di invalidità è un sostegno per le tante spese che gli invalidi devono sostenere, non il riconoscimento dello stato di accattonaggio)
  • gli stipendi: la pressione fiscale è tale da far portare a casa a eccellenti lavoratori, briciole di pane. Il resto se lo pappa lo Stato e il lavoratore lavora gratis per circa 6 mesi l’anno: non sembra una cosa civile e democratica
  • la sanità: metto per ultimo ma non per finire. I miliardi tagliati durante gli ultimi 10 anni fanno prevedere la cancellazione del SSM in favore del sistema all’americana. Non ti assicuri, ti ammali, muori. In tempi simili è meglio evitare questo tipo di riforma.

Mi fermo a questi tre consigli, anche se la mia lista di suggerimenti è assai corposa. Non intendo ammorbare il lettore ma aspetto che tutti lasciate il vostro commento a questo editoriale e alle proposte che ho fornito, aggiungendo i vostri pensieri e proposte.

Che la vita sia migliore per tutti. Lo meritiamo.

***Immagine di copertina: proprietaria

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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