Italia: come eravamo, come siamo, cosa saremo…

Italia: come eravamo, come siamo, cosa saremo…

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Lo stress test è un metodo, spesso applicato al sistema finanziario, che è molto utile per comprendere quanto un sistema economico o uno strumento finanziario sia in grado di affrontare una crisi.

La stessa cosa accade anche a livello industriale, quando per esempio si devono testare le performance di uno pneumatico: si pongono i campioni da sottoporre ai test in appositi macchinari, si accende il sistema e si fa in modo che lo pneumatico giri vorticosamente per qualche tempo, per valutarne la durata, la tenuta e altri dettagli.

Affronto questo discorso perché lo trovo molto aderente ai tempi che corrono, solo che lo stress test, anzi gli stress test, stavolta hanno altri protagonisti. Non prodotti finanziari e nemmeno pneumatici: a essere testati sono gli esseri umani.

Prendiamo la popolazione italiana, ormai avvezza da anni a campare in un sistema paese non esattamente a misura d’uomo. Non voglio dire che nel resto d’Europa si viva molto meglio ma vi assicuro che i sistemi sono un po’ migliori, più rispettosi della dignità umana e dei diritti civili. Le cose, è vero, stanno cambiando rapidamente un po’ ovunque, ma se si considera il livello di svantaggio da cui partiamo noi italiani, almeno per ora altrove si campa meglio.

Mi riferisco al sistema fiscale, agli stipendi, al diritto al futuro, alla vita degli anziani, al diritto allo studio… Se nella nazione in cui vivi qualcosa non va come dovrebbe, ma tante altre cose funzionano più o meno a dovere, ci puoi restare a vivere.

Se nel tuo paese la maggior parte delle cose, persino il territorio che calpesti coi piedi o con gli pneumatici della tua auto, magari per correre al lavoro per assumerti tanti oneri che ti ripagheranno con uno stipendio inadeguato, crolla ormai da anni e ora ancor più miseramente e nessuno è interessato a fare qualcosa di concreto, dobbiamo ammettere che è cosa grave e ben diversa: in Italia partiamo comunque sempre svantaggiati sotto ogni aspetto rispetto agli altri paesi europei.

In Italia di stress test nessuno parla, ma sono effettuati ormai da anni. Aumenta di giorno in giorno la pressione sulla popolazione, ora siamo arrivati alla negazione dei diritti primari, come la luce, il riscaldamento e l’acqua. A cosa è servito, si chiedono molti cittadini, esser sempre state persone oneste, aver pagato metodicamente le imposte e le tasse più alte a livello europeo, non aver esercitato il dissenso di massa, aver atteso?

A qualcosa è servito: a dar prova, a chi aziona il comando degli stress test, che questa nazione è portata a soffrire, a subire, a stare in silenzio, a ritenere che “Prima o poi, LORO, capiranno“. La realtà è ben diversa, perché è gran parte di questa popolazione a non voler prendere mai atto di una cosa certa: è assolutamente affascinata, quindi assoggettata, alle persone di potere e a chi li comanda a bacchetta. L’italiano medio è capace di armare guerre condominiali e pure familiari, ma se ha a che fare con qualche personaggio in giacca e cravatta e con tanto di scorta, allora…

Non sosterrò mai le manifestazioni di piazza, quando esse sono solo espressione di una ritardata rabbia popolare, covata per anni e che può generare solo disgrazie. Sostengo semmai, da tanti anni, che questa popolazione poteva avere un maggior rispetto per se stessa, dimostrandolo magari con l’impiego di una parte del tempo quotidiano alla formazione mentale e culturale, sui temi critici e importanti per tutti noi.

Andiamo avanti…

Costituzione Italiana: talmente bella da distruggerla…

La Repubblica Italiana sembrava esser partita con ottime prospettive. Avevamo una Carta Costituzionale considerata “La più bella del mondo“, poi…bum! Era talmente bella e perfetta, talmente giusta sul rispetto dei diritti dei cittadini, da esser stata messa da parte e poi praticamene stracciata. Come si può dimenticarne l’esistenza? E’ il manuale di vita quotidiana, civile e legale, di ogni singolo cittadino, eppure…

Se i cittadini conoscono a dovere i loro diritti non li potrai mai costringere a far scelte sbagliate. Non potrai, sopratutto, sopraffarli facendo credere loro che gli asini volino e che esista Babbo Natale.

Possibile che una nazione civile possa considerare possibile una cosa simile? Si, se si pensa da cosa sono determinate scelte che all’uomo comune appaiono folli e senza senso, ma non lo sono per chi usa strategie per spostare le masse secondo programmi ben precisi. Complittismo? Macchè…Quello accade nei film. La realtà è sempre peggiore…

Dopo i cosiddetti “Anni di piombo“, che hanno interessato l’Europa dopo la rivoluzione del ’68 e fino al 1982, e che si sono presentati più violenti e pesanti proprio nel nostro paese, con un carico di vittime che superò di molto la media delle altre nazioni – 351 morti politici contro poche decine altrove in Europa – si passò a quello che io chiamo Il decennio della finta pacificazione: gli anni ’80.

Gli anni ’80 e il finto periodo dorato

Dopo il lungo periodo stragista, che si incuneò tra la Guerra Fredda e il Patto di Varsavia, ci regalarono qualche anno di pausa, di opportunità, di futuro e di garanzie. Gli ’80 misero a tacere persino gli animi più ribelli al sistema, concedendo loro la prospettiva di una vita ricca di possibilità, una visione sul futuro che non faceva presagire gli sfasci che erano già in programma.

Il potere, quello vero intendo, quello che muove i popoli come su un’enorme scacchiera strategica, non ha fretta. Per realizzare grandi progetti socio politici ed economici è necessario saper attendere anche decenni, a volte anche un secolo. E’ l’uomo comune ad avere una prospettiva molto limitata, anche sul tempo. I potenti no. Hanno tempo, possono aspettare.

Insomma, gli anni ’80 furono il decennio che il sistema nazionale e internazionale concessero agli italiani per rilassarsi un poco dopo il tragico periodo interessato da stragi, manifestazioni violente, recriminazioni sociopolitiche ed economiche e il tentativo di creare un riassetto dell’intero sistema, anche se le battaglie tra rossi e neri divennero a un certo punto il fulcro centrale di tutte le questioni.

Una strategia come un’altra, utilizzata ad arte per spostare l’indice del giudizio popolare dal sistema politico verso un altro soggetto. L’operazione riuscì. Si parlava di terroristi di destra e di sinistra, delle vittime politiche, delle stragi – quella di Piazza Fontana fu la prima di una serie – mai delle motivazioni che avevano armato mani e condotto a uccidere a colpi di pistola in mezzo alla strada o a piazzare bombe.

In realtà si stava guerreggiando comunque sugli stessi fronti opposti della Guerra Fredda: da un lato gli Stati Uniti, e di conseguenza i paesi alleati tra cui l’Italia, con l’idea di portare avanti il progetto del Nuovo Mondo Libero, dall’altro lato la Russia e la determinazione a non accettare le regole atlantiste bensì a instaurare una civiltà socialista. In mezzo i paesi in via di sviluppo, affrancatisi dal colonialismo, che se la diedero a gambe e non ci pensarono lontanamente di ficcarsi in altri guai per ideali tanto distanti da una cultura diversa.

Tornando al dorato decennio degli anni ’80, fu un periodo particolare. Ogni italiano considerò la possibilità di poter vivere una vita agiata abbracciando l’idea, per esempio, di fare impresa. La fondazione di piccole e medie imprese in quel periodo cambiò l’assetto sociale ed economico del paese. Non dimentichiamo che fu il periodo degli Yuppies, un ternine ovviamente stanunitense – manco a dirlo – che indica i giovani professionisti che vivono protesi verso un solo obbiettivo: il raggiungimento dell’affermazione professionale, sociale ed economica.

Senza rendersene conto, gli italiani si stavano americanizzando. Stavano abbracciando quel modello occidentale proteso da un lato verso il consumismo e dall’altro verso il capitalismo più sfrenato. Ci piacque? Non avemmo tempo per riflettere. Potevamo creare, produrre, arricchirci e cambiar vita, anche stile di vita. Sembrava una pacchia, invece…

Amato e il prelievo forzoso

…invece, il tempo – che non inganna mai ma a un certo punto ti mostra il conto da pagare – fu portatore di disgrazie. Molte imprese avviate da persone incapaci di fare impresa, iniziarono a scricchiolare, diversi professionisti improvvisati cominciarono a sentire il peso di incarichi troppo onerosi per le loro scarse competenze. Si trattava, di fatto, di un benessere fittizio, basato su un sogno che si trasformò in incubo in pochi anni.

Chi ha superato gli “anta” rammenta perfettamente cosa accadde nella notte del 10 Luglio del 1992: il Premier Amato, varando un decreto d’urgenza, attivò il prelievo forzoso retroattivo del 6‰ sui conti correnti. Servivano urgentemente 8.000 miliardi di lire per completare la manovra economica correttiva di 30.000 miliardi. La somma mancante fu prelevata di autorità dalle tasche degli italiani.

In quel periodo storico la crisi economica si presentò per una somma di fattori, che presentò un conto altissimo a noi italiani ma anche al popolo inglese, con la svalutazione delle due valute e grandi strategie finanziarie avviate a livello internazionale per speculare su una faccenda di grossa portata, tra cui compare il nome di George Soros.

Non so quante persone, oggi, siano al corrente del fatto che tutto corrispose anche alla sospensione sterlina britannica e dell’autosospensione della lira dal mercato monetario europeo (SME). L’Italia era riuscita, seppur arrancando, a conquistare un posto tra le valute forti europee e…zac! Tutto andò in frantumi.

L’operazione di autosospensione italiana dallo SME fu annunciata come “Provvisoria”. In realtà solo nel Novembre del 1996 la nostra valuta potè tornare a far parte del mercato monetario europeo. In quattro anni la svalutazione della lira toccò il 50% rispetto al Marco tedesco. Il baratro economico, per tutti gli italiani.

E’ importante tornare a riflettere su quel periodo storico e su quanto accadde, perché chi oggi ritiene che la situazione attuale sia qualcosa di assolutamente nuovo, evidentemente non seguiva gli accadimenti e la stessa cosa si veriicò con l’avvento dell’euro, di cui ciò che ho appena narrato è uno dei tasselli di preparazione all’avvento della moneta unica, e ancor più di ciò che si verificò nel 2008: la crisi finanziaria esplosa negli USA, per cui fu deciso scientemente che, piuttosto di far crollare il sistema bancario americano, sarebbe stato meglio scaricare tutti i problemi a cascata sul resto del mondo occidentale.

D’altronde, gran parte dei paesi europei fanno parte della NATO…

Per chi fosse interessato ad approfondire il tema della crisi finanziaria esplosa nel 2008, al seguente link troverà un mio articolo pubblicato nel 2015: Crisi economica: come le banche hanno sconfitto l’umanità

Nulla accade per caso

Ho l’abitudine di ritornare indietro di qualche passo, perché solo conoscendo o rammentando gli accadimenti, si può procedere più speditamente verso un percorso di comprensione degli accadimenti attuali.

Molte persone, in Italia, conoscendo poco o nulla delle strategie politiche e finanziarie del passato, si basano unicamente su ciò che narra loro l’informazione attuale. E’ sbagliato procedere in questo modo per diverse ragioni.

La prima: la quasi totalità delle testate giornalistiche dipende dalla linea editoriale dell’area politica di riferimento. E’ un fatto e accade da sempre, anche se col passare del tempo questa cosa ha preso molto la mano agli editori, che dipendono sempre di più – almeno economicamente – dalle linee guida dettate dai governi in carica. Non segui la linea del governo? Rischi di vederti bloccare le provvidenze economiche per la stampa. (E’ il sistema, bellezze).

La seconda: molte misure che vengono avviate per esempio in questo periodo, sono contenute nelle leggi di bilancio dei precedenti governi. In alcuni casi questi documenti contengono misure che sono frazionate nel corso degli anni. Se vi sembra che all’improvviso si siano “inventati” una nuova norma fiscale o economica, non inferocitevi sempre con governo in carica: spesso sono cose decise da tempo, a volte anni addietro.

La terza cosa ma forse è la più importante: se si ritiene di essere ampiamente informati perché “io guardo il telegiornale” oppure, appunto, “io leggo il tal giornale“, si avrà sempre una parziale e a volte anche modificata visione della realtà. La propaganda non l’ho inventata io ed era già in uso fin dai tempi dell’antico Egitto, dell’Impero Romano e forse anche prima. Si può ritenere davvero che oggi, con la pluralità di contenitori di informazione – a cominciare dal web – che propinano idee e informazioni ogni secondo, si possa essere “informati a dovere”? No, si è – semmai – bombardati a dovere di informazioni a raffica, che servono solo a confondere le persone, a non permettere loro di capire ciò che sta avvenendo e, nella migliore delle ipotesi, a convincere di qualcosa di diverso rispetto alla realtà dei fatti.

Qualcuno potrebbe eccepire: ma come, l’informazione può operare per modificare la realtà delle cose??

Il Quinto Potere, l’informazione appunto, è un grande potere. Come ogni potere, dipende sempre da come viene utilizzato.

Il grande fisico statunitense Julius Robert Oppenheimer, fu chiamato a dirigere il Progetto Manhattan. Si trattava di un progetto militare attraverso il quale si voleva trovare la soluzione per produrre le prime bombe atomiche. Il governo americano assunse il miglior fisico a livello mondiale e lo mise a capo del progetto.

Oppenheimer riuscì nell’impresa e in tempi molto brevi. …non poteva immaginare che il suo lavoro portasse alle tragedie di Hiroshima e Nagasaki, città su cui gli americani decisero di sperimentare la bomba atomica, senza curarsi degli effetti allucinanti che stavano per ottenere gli abitanti di quei luoghi.

Ogni potere può essere buono o cattivo. Dipende da come si decide di utilizzarlo. Accade in politica, in finanza, nel giornalismo, nelle imprese, persino in famiglia. Basta saperlo e non perdere di vista questo elemento critico, come viene usato il potere, per districarsi meglio nel groviglio sempre più caotico che è divenuta l’informazione, la comunicazione politica, la vita quotidiana di ogni singolo essere umano.

In chiusura, solo per dimostrare che se si ha la volontà di portare avanti una professione dalla parte del bene, si può fare: ecco due miei vecchi articoli pubblicati nel 2006 su un quindicinale per cui scrivevo anni fa: uno è sul tema della trasparenza nell’informazione, l’altro su Equitalia, un tema che peraltro ho trattato a lungo anche realizzando una difficile inchiesta

Sulla trasparenza nell’informazione continuerò a lottare, pur sapendo di essere una voce fuori dal coro in un settore, il mio, di non facile gestione su certi aspetti.

Ecco infatti una delle puntate della mia trasmissione MediaticaMente, che fu resa pubblica nel 2021: anche in quel caso, proposti a tutti, colleghi giornalisti e parterre politico, di comunicare e informare meglio la popolazione:

Concludo con questo video di una trasmissione condotta da Barbara Palombelli: non si parla di “complotti” quando si affronta il tema del “Grande reset”? Forse no:

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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