Venezia sta affogando… (#VE49999)

Venezia sta affogando… (#VE49999)

Di Lucaa del Negro

“Venezia è sacra”, si legge su una tela sfilacciata appesa proprio innanzi a Rialto.

Triste è Venezia cantava Aznavour, luogo dove la morte aleggia ed appare in veste mistica e squallida scriveva il Mann e il Visconti filmava.

“Veneziamente”, la città leonina ne ha presi tanti con sé, ammaliando e destando passione ed inquietudine e chiedendo solamente di non lordare, tutto scritto chiaramente già dagli anni ’50 in apposite tabelle di latta, oggi tutte sostituite da fotocopie appiccicate con lo “scotch” sui cestini stracolmi di immondizia i quali nonostante il continuo lavoro di svuotamento sono ormai l’oggetto su di cui fissare cartacee ordinanze comunali inserite in buste di plastica.

La tela sfrangiata però è ben salda e il riferimento combattivo è -papale papale- alle infestanti presenze mafiose.

Ma che cos’è, cosa può significare “mafia” a Venezia? Rapine, estorsioni, rapimenti e pistolettate?

Venezia, in mio trasporto, è “na siòra profondamente malata, piena de dolori” e, non sono le pallottole, le minacce, le intimidazioni il pericolo sovrastante da evitare ma, è l’Amministrazione dell’Italia sconsiderata, oso di scrivere senza reverenza alcuna in quanto è palese che l’Italia non ama particolarmente Venezia.

La storia l’ha risparmiata Venezia, e forse anche il tempo che solidifica le sue fondamenta ma, non l’Italia che si avventa su questa bellissima femmina come un predatore qualunque: l’ordinarietà (sarà il cosiddetto andazzo che si estende nella Penisola?) non si addice per Venezia che oggi deve nascondere giovani pakistani e nord africani per sostenersi (ristorazione e ospitalità), dove un garbo particolare che il “Danieli” non può coprire è nient’altro che cura palliativa.

E gli “ornamenti veneziani” che l’Umanità ha decretato patrimonio, dove li mettiamo?
Murano -per un esempio- sta chiudendo tutte le fornaci: murrine e vetri “facsmili” li ritrovate già da ora nelle infinite botteghe cinesi di pelletterie, certamente “made in Italy”, dove in Toscana vengono effettivamente messe le borchie e soprattutto le targhette a norma EU.

La sfrontatezza di incassare qualche tributo da parte dell’Amministrazione è pari a quella di chi lo versa, quell’esercente cinese e spesso prestanome in cerca di commessi ma senza “occhi a mandorla”, perché questa caratteristica, alla faccia del razzismo, crea fiducia ai turisti-acquirenti: vuoi mettere un “Veneta pelletterie made in Italy” e la neo assunta al banco grazie ai contrattini che ben conosciamo e che tratta in un fluente italo-rumeno?

E dire che ci hanno provato ad assumere giovani nelle vetrerie e nelle botteghe ma, con i salari che possono erogare -pagate le altissime imposte- i pochissimi e stanchi Maestri ed artigiani e commercianti veneziani hanno mollato. Abbandonati anche dagli extracomunitari -sebbene il problema di questi ultimi non era il salario ma, quello che ne rimaneva dopo la fatica, dopo aver pagato caro l’abbonamento al sempre strapieno “vaporetto” considerato che affittare un appartamento a Venezia e dintorni (ristrutturarlo poi…) è possibile sì ma per i divi hollywoodiani e per i “nostri politicanti”, visti spesso e volentieri sottobraccio al Lido- ora sono letteralmente alla “canna del gas”. (Le prossime bollette lo certificheranno)

Soluzioni?

Ma certamente, seguendo il governo centrale: il “Q-r code”. Cioè: i mai attuati indi falliti piani di “residenzialità”, “trasporto pubblico” eccetera, lo sperpero di danaro pubblico senza precedenti (MOSE, ahinoi) verranno ristabiliti con efficacia attraverso un codice digitale (e relativa tassa) che in maniera anti-costituzionale (per i cittadini italiani della Repubblica italiana lo è!) dovrà essere esibito per l’ingresso a Venezia.

Lo avesse stabilito la “Serenissima”, la “Liga Veneta” oppure il traditore (politicamente parlando) “Bossi-95″ (Lega Nord, nome completo “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania”. Fonte Wikipedia) sarebbe pure diplomaticamente comprensibile, ma questa che è più che una proposta e che verrà attuata per Decreto è un (altro) precedente gravissimo che induce a pensare a un disegno perché Venezia divenga un’attrazione sponsorizzata da qualche multinazionale, una sorta di “Disneyland in salsa veneta”.

La curva demografica di Venezia scende inesorabilmente; Venezia è vicinissima (questione di giorni) a scendere sotto la soglia dei cinquantamila residenti. I battelli che un giorno dovremmo finire di chiamare “vaporetti” dell’Azienda pubblica trasporti (Actv) rimangono stracolmi e ancorati agli anni ’60 dell’altro secolo in quanto a pianificazione e tutto il resto; la case fatiscenti aumentano di numero quotidianamente.

I Maestri artigiani si contano sulle dita delle mani e i loro apprendisti sono tutti (extracomunitari di origine anzitutto, perché gli indigeni non nascono più) in zona Treviso a vendemmiare e vendere il Prosecco.

Rimangono i gondolieri. Pochi “bacareti” (ma buoni).

Non pervenuti (da dieci anni almeno, dopo quel celebrato “crollo” all’est Europa, leggi DDR) i turisti “mordi e fuggi”, ormai capro espiatorio per chissà quale pseudo ragionamento per l’alleggerimento delle “salizade” (calli antiche) e dei fermi ponti secolari, se escludiamo l’instabile e novo svizzero “Calatrava”.

(I drappi disfatti appesi a Venezia -Venezia la “città”- non mentono mai e quelli nuovi sono inscritti così: “49999” )

#VE49999
#LAmore
#QdG
Lucaa del Negro. 2022
autorenegro.org/
@AutoreNegro

[***FOTOGRAFIE (8 immagini) collezione “#VE49999” privata dell’Autore]

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