Il nuovo CLN, ovvero: la democrazia dal basso

Il nuovo CLN, ovvero: la democrazia dal basso

Di Claudio Rao

Da Torino a Palermo, passando per Roma, un’organizzazione capillare sta sorgendo ad opera di un pool d’intellettuali e di cittadini. Il suo futuro dipende anche da noi.

Il Comitato di Liberazione Nazionale è una delle forme di risposta alla sensazione, provata e condivisa da diversi cittadini, dello scippo dello Stato democratico e dello spregio dei valori costituzionali.

A seguito delle restrizioni della pandemia prima, e del conflitto tra Russia e Ucraina poi, e fronte all’informazione francamente monocorde fornita dai Media, diversi cittadini hanno sentito l’esigenza di un contraddittorio, ricercando sui Social altre visioni prospettiche rispetto alla narrazione abituale.

Sono così nati o ri-nati movimenti politici che, prendendo le distanze dalle viscerali rivolte di piazza, hanno fatto proprî lo sdegno e l’umiliazione subìta da tanti lavoratori e cittadini discriminati sulla base di un lasciapassare “sanitario”.

Così abbiamo ri-scoperto NoiNazione, movimento apartitico lanciato in anni non sospetti da Emilia Urso Anfuso, giornalista e sociologa, il più recente C.I.U. (Cittadini Italiani Uniti) di Silvana Bruno o i più noti e chiaramente anti-sistema Italia Sovrana e Popolare, Vita, Alternativa per l’Italia, fino a ItalExit di Gianluigi Paragone, per citarne solo alcuni.

Fronte a questo fiorire e rifiorire di movimenti sottaciuti dai Media ma noti a chi si ostina a guardare oltre la siepe, un gruppo di intellettuali ha risuscitato quello che nei tormentati anni che vanno dal 1943 al 1947, si pose come missione l’opposizione al fascismo, all’occupazione nazista e la difesa delle libertà inalienabili dell’essere umano. Così leggiamo nella mozione costitutiva del Comitato di Liberazione Nazionale dell’epoca: «Nel momento in cui il nazismo tenta di restaurare in Roma e in Italia il suo alleato fascista, i partiti antifascisti si costituiscono in Comitato di liberazione nazionale, per chiamare gli italiani alla lotta e alla resistenza per riconquistare all’Italia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni». Vi parteciparono personaggi della statura di Alcide De Gasperi, Ugo La Malfa e Pietro Nenni.

Pochi sanno che alcuni intellettuali italiani, tra cui ricordiamo il professor Ugo Mattei, docente universitario, giurista ed accademico, fronte a quello che potremmo definire un “vissuto di emergenza democratica nazionale”, hanno rifondato il Comitato di Liberazione Nazionale. La cosa potrebbe fare sorridere se non assistessimo da anni all’approvazione e all’applicazione di leggi palesemente incostituzionali e a discriminazioni veicolate da politici, giornalisti, e artisti che neppure i pluripregiudicati recidivisti hanno mai subìto. Allora, dal sorriso, magari un po’ compassionevole, si passa alla riflessione e alla ricerca di una verità che non è mai a senso unico. Perché le ragioni di questo dissenso, pacifico e disponibile al dialogo – occorre precisarlo, trattandosi di intellettuali ? – sono varie e piuttosto fondate!

Il CLN, si propone come la risposta popolare “ alle politiche neoliberiste che hanno smantellato lo Stato sociale, l’impianto costituzionale e l’assetto economico del Paese”.  Per questo, e nonostante sia nato solo il 26 febbraio scorso, ha già dei coordinatori regionali in tutto il Paese e sta organizzando un “Referendum popolare propositivo” denominato Resistendum. Nulla di ufficiale, ovviamente. Un semplice gesto di “democrazia dal basso” per scuotere dal torpore coloro che si sono rassegnati a demandare a deputati e senatori il proprio destino e quello dei propri figli. Passivamente. O con una smorfia di disprezzo. Pensando che tutto sia già scritto in anticipo.

Il CLN che, viene precisato nero su bianco, “non rappresenta né ambisce a divenire un partito politico” (art. 3 dello Statuto), si pone “in difesa della democrazia e del pluralismo dei valori nonché delle prerogative parlamentari, a tutela dello Stato di diritto”.

Claudio Rao insieme al Professor Ugo Mattei

Il suo simbolo è un’ape operaia lavoratrice (che si richiama all’art. 1 della Costituzione «L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro») e lo scopo è quello di “trasformare la protesta in proposta” in uno spirito di unità, fratellanza e riconciliazione sociale.

Fuoco di paglia o ultimo tentativo democratico di arginare una deriva che, a ben guardare, è sotto gli occhi di tutti? Sarà la Storia, quella con la maiuscola, a stabilirlo. Ma, come lessi su uno striscione affisso a Palazzo Nuovo (l’Università degli Studi di Torino), « La Storia siamo noi »:non dimentichiamolo.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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