Tornare alla politica: elezioni 2022 e la negazione del diritto al voto…

Tornare alla politica: elezioni 2022 e la negazione del diritto al voto…

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Nel 1992 fu pubblicato un libro scritto dal repubblicano Oscar Mammì, dal titolo “Tornare alla politica“. Il libro inizia chiarendo che, dall’inizio della Repubblica Italiana, i governi che si erano succeduti fino a quel momento avevano fondamentalmente lavorato a una cosa: la modifica della Legge elettorale.

L’Italia passò dal regime monarchico a quello repubblicano dopo gli anni, terribili e violenti, della Seconda Guerra Mondiale, che oltre ai milioni di vittime registrate tra i militari e i civili, aveva decretato anche la morte del futuro a breve termine della popolazione. Non fu facile ricostruire e risollevare la nazione dai cocci e dalle fratture che erano state provocate politicamente, economicamente e strutturalmente e il piano Marshall o European Recovery Program – di cui effettivamente l’Europa poteva fare a meno – generò una dipendenza agli Stati Uniti di cui ancora oggi sembriamo addirittura andare fieri.

Evidentemente le nazioni europee pensarono bene di riconsolidarsi attraverso i sostegni economici americani al fine di perder meno tempo per riconsolidarsi, senza però pensare – o forse si? – alle conseguenze che questa scelta avrebbe operato nel corso del tempo.

Non ritengo che chi siede sulle poltrone del comando sia incapace e non in grado di comprendere le i motivi a monte delle grandi decisioni e dello svolgimento della storia, anche di quella futura che certe decisioni imporranno a tutti.

So invece con quanta difficoltà la gente comune riesca a districarsi dalle grandi azioni operati, a volte ai suoi danni, da dietro quelle quinte che oggi tutti chiamano “i poteri occulti“.

Occulti non sono, ma forse si preferisce denominarli tali perché fa troppo male assumere la consapevolezza della loro presenza nelle nostre vite.

Politica: il distacco dalla sua missione e le riforme della legge elettorale

Orbene, se nel 1992 il repubblicano Mammì lamentava un distacco della politica dalla politica e una forte tendenza a voler negare al cittadino, contribuente ed elettore, il diritto di decisione e scelta, oggi è lampante, fuori da ogni dubbio, come la politica sia divenuta decisionale a livello autoritario, al punto da aver sfregiato per sempre il diritto al voto con inaccettabili modifiche alla legge elettorale che ci hanno persino portato al “Porcellum“, o legge Carderoli, varata nel 2005.

Una norma elettorale inaccettabile per gli elettori ma che avviò il sistema delle liste bloccate e dei premi di maggioranza. La negazione del diritto al voto: l’elettore non sceglie un candidato ma può mettere una bella crocetta su una lista di candidati confezionata dal partito di riferimento.

Non ti piace? Chi se ne frega. Il tuo diritto al voto corrisponde, semmai, a un dovere e al tuo diritto, semmai, di disertare le urne, ponendoti nel girone dei cattivi cittadini…

Evidentemente eravamo già giunti a molti passi avanti nel processo di distruzione della voce popolare, dei diritti dei cittadini e della capacità collettiva di dissentire, non certo attraverso le manifestazioni di piazza quanto con un dissenso ragionato e motivato dalla conoscenza della materia. Forse presi da novità di ogni sorta, giunte con quella che riteniamo essere la “modernità”, gli italiani scelsero – mediamente – di non far troppo caso a quanto stesse avvenendo.

Nel 2013, ben otto anni dopo il varo della riforma che ci regalò il Porcellum, la Corte Costituzionale stabilì che alcuni punti della legge in questione fossero incostituzionali: il premio di maggioranza assegnato alla coalizione più votata ma senza una soglia minima, oltre al fatto che l’elettore non fosse messo nella condizione di scegliere, fecero saltare la legge.

Si passò quindi a una nuova riforma della legge elettorale nel 2015: con l’Italicum, così denominato da Matteo Renzi, che all’epoca era segretario del PD, venne introdotto il ballottaggio tra le due liste più votate a patto che nessuna delle 2 avesse ricevuto il 40% dei voti. Inoltre, nei collegi uninominali, ecco che trovammo i capilista bloccati, un nuovo passo verso la cancellazione di diritto al voto dei cittadini italiani. Nel 2017 l’Italicum venne considerato parzialmente incostituzionale, in special modo per il sistema del ballottaggio che, secondo la Corte, «determina una lesione della rappresentatività degli elettori».

Si passò al cosiddetto Mattarellum che fu seguito, sempre nel 2017, dal Rosatellum, dal nome del suo promotore, Ettore Rosato, esponente del PD. Poiché questo mio editoriale non vuole avere l’ardire di approfondire più di tanto le dinamiche delle leggi elettorali, consiglio ai lettori che lo desiderino di leggere questo interessante approfondimento sul Rosatellum: come funziona la legge elettorale.

La cancellazione del diritto al voto

Riflettiamo ora sul criterio di “diritto al voto”. Quale tipo di diritto è garantito, oggi, all’elettore italiano che al massimo può scegliere una lista decisa dal partito di riferimento? A parte questo: nel momento in cui un parlamentare decidesse di passare a un altro partito, che fine fa, in ogni caso, il voto assegnato?

Tutto ciò dovrebbe alquanto far riflettere sul fatto che il cittadino conta poco o nulla e che le decisioni, alla fine, quelle decisioni importanti per tutta la popolazione e per il sistema paese, non passano nemmeno di sguincio per quelle che sono le reali attese della popolazione.

Mammì narrò in tempi non sospetti quali fossero le prioritarie intenzioni dei governi che si succedettero dopo la proclamazione della Repubblica Italiana. Col trascorrere degli anni, queste dinamiche sono state messe in atto in maniera scrupolosa, fino a giungere a porcate come il Porcellum. Non lo dico io ma lo stesso nomignolo che fu dato a quella riforma elettorale da chi vi appose la firma.

Come si comportò la popolazione, all’epoca? Una fetta di essa rideva a causa del bizzarro nomignolo (…) un’altra fetta dimenticò di interessarsi al tema (…) un’altra fetta cercò di comprendere le modifiche ma non trovò altro di meglio da fare se non, al massimo, parlarne al bar o – tra i primi utenti dei social network – riversarono qualche considerazione su Facebook o su Twitter. Chiusa la faccenda. Poi ci si chiede “Come mai solo in Italia è possibile che accadano certe cose”… Manca la partecipazione della popolazione, quella che negli altri paesi europei è ancora viva e vegeta e che, al di fuori dei confini europei è, in alcuni casi, ancora più viva e vegeta.

Evidentemente, in Italia manca interesse per le cose serie che coinvolgono tutti noi, manca la curiosità che porterebbe la popolazione a voler comprendere meglio i meccanismi della politica, dell’economia o a studiare i tratti della Storia che risponderebbero a tanti “Perché” che restano senza replica…

Elezioni politiche 2022: la grande coalizione al governo è sempre più possibile

Arriviamo ai nostri giorni. Il 17 Agosto 2022 ho fissato sul mio profilo Twitter il seguente messaggio:

L’ho fatto sia per stimolare la riflessione degli utenti sia per creare un dibattito sul tema.

Non si pensi che sia solo frutto della mia opinione personale, perché è cosa nota: faccio la giornalista, non l’opinionista. Analizzando però la situazione reale che si è creata nel corso degli anni, ancor più a partire dal 2020 dopo l’avvento dell’emergenza sanitaria, ho colto una situazione a cui si lavorava da lungo tempo: la grande coalizione al potere.

Brutto ossimoro il termine potere abbinato al criterio di regime democratico, eppure questo è ciò che osserviamo, viviamo e subiamo, è fuor di dubbio.

Un conto è gestire una grande popolazione, sapendo che l’incarico primario, la missione fondamentale dei componenti della politica, è quella di verificare le priorità e di conseguenza, trovare le migliori soluzioni.

Un altro conto è gestire allegramente, per decenni, la cosa pubblica, umiliare ogni giorno i diritti civili arrivando a bizzarre riforme elettorali e divertendosi persino a denominarle porcate, senza un minimo di rispetto per chi versa esose richieste fiscali ogni anno e partecipa molto generosamente a rimpinguare le casse del Tesoro. Risorse per lo più mal gestite, spesso sprecate, a volte intascate in maniera illeggittima.

Tra gli atti finali dell’inizio di un’aberrante tragedia che si sta già abbattendo sulla popolazione italiana, si cela – non troppo a dirla tutta – la forte propensione a un governo di grande coalizione, come sempre “Per il bene del paese”.

Calenda, intervenuto ieri sera alla trasmissione “Fuori dal coro” ha accennato proprio a questo, quando Mario Giordano gli ha riproposto alcuni vecchi filmato che lo riprendevano mentre dichiarava “IO mai al governo col PD”!

Ha giustificato la sua apertura al PD, così come al vecchio antagonista Matteo Renzi ma anche alla Lega e a Fratelli d’Italia con una motivazione, la solita: il bene collettivo. Oltre ciò, sostiene fortemente un Draghi bis

Conclusioni

Al di là dell’evidenza del fatto che ai politici, ormai, manca completamente la volontà di fare politica, almeno come la intende il cittadino comune, perché se si tratta di politica e accordi internazionali non si limitano affatto, anzi… Stiamo per conoscere uno dei periodi storici più difficili e densi di problemi economici, sociali e di sistema.

Non si potrà programmare il futuro a breve termine, figurarsi quello a medio e lungo. Il domani è diventato talmente fumiginoso da far decidere molti per l’espatrio, altri a mandare all’aria attività produttive mandate avanti per decenni, altri ancora a servirsi dei sussidi di Stato come contentino, forse per sanare una rabbia sociale determinata dalla mala politica degli ultimi decenni, chissà.

In tutto questo, sarebbe stato forse sufficiente un minimo di rispetto per se stessi da parte dei cittadini. Quel rispetto che avrebbe consentito a tutto il popolo italiano di determinare questa serie di fattori:

  • essere informati studiando ciò che serve per non restare incolti
  • essere consci dei propri diritti
  • non lasciarsi dirigere in maniera passiva
  • riuscire a essere popolo e di conseguenza avere voce in capitolo, per quanto possibile e con maniere pacifiche
  • non arrivare al punto, come sta accadendo ora, di minacciare la guerra civile

Nulla di buono può accadere, quando milioni di persone restano solo a guardare senza mai partecipare.

Qualsiasi cosa arriverà, anche per ciò che riguarda il prossimo governo, invito ogni singolo cittadino a riflettere sul passato, invece di correre a prevedere un futuro che sarà sempre più difficile analizzare.

Tra razionamenti, impoverimento diffuso, cancellazione di diritti fondamentali – il prossimo in linea di arrivo è quello relativo al diritto alla salute pubblica – imprese che chiuderanno i battenti, il declino di questo sistema non deve più presentarci altro se non gli effetti che sta per generare a cascata.

Alcuni vantano il fatto che siamo sempre la prima nazione a sperimentare certe misure. Dovremmo semmai chiederci, collettivamente, come mai certe misure – a volte aberranti contro la popolazione – sono sperimentate in primis qui da noi…

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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