Rubrica settimanale a cura del dottor Claudio Rao
Il bisogno di controllare tutto dirige le vostre giornate? Tra lavoro e famiglia non avete il tempo di scherzare, divertirvi, realizzare un progetto che avete a cuore e neppure di rilassarvi? È il momento d’imparare a concedervi dei momenti di pausa e di assaporarne i benefici!
A volte una semplice discussione tra amici sinceri equivale a un mini percorso terapeutico. È accaduto a Nathalie, grazie alla sua amica Claire. Durante un “aperitivo al volo”, Claire ha condiviso con l’amica il suo viaggio in Oriente (un soggiorno di circa un anno). I suoi incontri, le sue scoperte hanno messo Nathalie davanti all’ineluttabilità della sua vita routinaria in cui non si concedeva neppure il minimo break. Aveva rinunciato a tutto, in attesa che i figli fossero sistemati, il marito più presente, il suo lavoro meno esigente. Quella sera, una semplice riflessione di Claire « Le tue molteplici attività di madre, moglie e impiegata non hanno però offuscato la tua passione per il teatro, mi sembra. Non è il momento che tu ti conceda un pò di tempo per te stessa? » l’ha letteralmente folgorata, aprendole le possibilità che non voleva, sapeva o poteva vedere. Autorizzarsi degli istanti di vita; mettersi all’ascolto dei suoi desiderata!
Approfittare del presente, dell’hic et nunc, richiede la capacità di mettere per qualche istante in stand-by le nostre responsabilità. Per alcuni questo può essere particolarmente difficile, tanto hanno l’abitudine (e il piacere) di mantenere tutto sotto controllo. Abituati a dirigere la propria esistenza, a organizzare le cose fin nei minimi particolari secondo orarî prestabiliti, difficilmente accettano di derogare alla loro tabella di marcia. Per questo sono incapaci di accogliere ed apprezzare ciò che di gradevole ci offrono certi imprevisti. Sovente s’impediscono anche brevi istanti di relax. Si sentono in dovere di vivere totalmente immersi nelle proprie responsabilità.
Per vivere il presente, per aprirsi alla vita e agli imprevisti che essa ci offre però è indispensabile non essere un tutt’uno con i proprî doveri, i proprî problemi e le proprie preoccupazioni.
Dobbiamo imparare ad analizzare attentamente la nostra vita. Se abbiamo l’impressione che non sia più nostra, che si riduca ad una serie di obblighi e di responsabilità, è segno che non ci occupiamo abbastanza di noi stessi, concedendoci quei momenti di libertà che ci fanno star bene. Non è avendo tutto sotto controllo che ci sentiremo meglio.
Nelle società dell’efficienza come sono le nostre, occidentali, l’occuparsi di se stessi, del proprio benessere può apparire sospetto, perfino egoistico. Lo stesso termine “vacanza” non ha forse il doppio significato di “riposo” e “mancanza”?Racchiudendo contemporaneamente in questa contraddizione sollievo e senso di colpa? Sarebbe più opportuno ridefinirlo come periodo di relax. Di ricarica.
Come smartphones e computers, anche noi, il nostro corpo, la nostra mente, necessitiamo di “ricaricarci” di energie vitali. Concedersi del tempo libero nelle proprie giornate o nei weekends è necessario quanto accordarsi una vacanza annuale. Praticare uno sport, avere un hobby, ritrovarsi per un aperitivo tra amici, concedersi una domenica fuori porta non devono farci sentire in colpa come il nostro sistema educativo ci ha programmati a pensare. Gli esperti ci confermano invece che occuparsi di se stessi non equivale a una sterile dinamica egocentrica se questo risponde ai nostri bisogni, al rispetto dei nostri ritmi biologici e psicofisici. Ritrovare uno stato di equilibrio e di benessere non potrà che giovare ai rapporti interpersonali e migliorare le nostre performances, anche lavorative.
Concedersi del tempo non significa dirsi « Quando avrò un pochino di tempo farò ciò che desidero », perché è assai probabile che questo tempo non lo troveremo mai. Pianifichiamo invece le nostre giornate e le nostre settimane, inserendovi la giusta quota di piaceri!
Nel suo libro « Quattro piaceri al giorno, come minimo! I benefici del piacere sul corpo e sullo spirito » edito in Italia da Di Renzo Editore, la psicologa clinica Évelyne Bissone Jeufroy ci suggerisce di farci una lista di una trentina di piaceri personali per ricavarne almeno quattro da concederci quotidianamente. Per ciascuno di essi, dovremo stabilire “quando, dove, con chi” e concretizzarlo. I piaceri debbono essere semplici, realizzabili e costituire una specie di patto con noi stessi, un impegno reale a tutto campo. Poco importa la natura del piacere o la sua durata, purché ci provochi gioia e soddisfazione. Il piacere « non è uno stato permanente, ma un momento transitorio di pienezza che può sorgere e risorgere in qualunque luogo e in qualsiasi momento a condizione di provocarlo e sapercisi abbandonare » precisa l’autrice.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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