Rubrica a cura della giornalista Susanna Schivardi e del sommelier Massimo Casali
***Tutte le foto sono di Eleonora Casali
SullaStradaDelVino intraprende un nuovo viaggio, stavolta nel suggestivo Collio, al confine con la Slovenia, per raccontarvi i vini e un territorio incantevole.
Nel cuore dell’Europa e all’estremo Nord-est d’Italia, al confine con la Slovenia, si annida il Collio, area delimitata da Judrio a Ovest e Isonzo a Est, dove si tessono infinite zone vitate, è qui che una cultura mitteleuropea ha fatto della sua storia e del suo crocevia di influssi un motivo di fama, che attraversa i secoli intatta. Zone vocatissime per vini di immensa qualità apprezzata a livello internazionale, il Collio è un crocevia di culture e vicissitudini, dove si susseguono colline e borghi, e proprio fra le numerosissime aziende che si incastrano perfettamente nella bellezza di questo fazzoletto di terra, noi siamo arrivati a Novali, località di Cormons, dove ad accoglierci troviamo Cristina Toros, che insieme alle sorelle Eva ed Erika gestisce l’azienda del papà Franco. Al nostro arrivo il paesaggio è una magia di vigneti, si inseguono infiniti come una maglia passata ai ferri, con perfezione e costanza, determinati da mani sapienti e dalla bontà di una natura che qui sembra essersi affidata all’uomo senza parzialità.
Cristina Toros è una ragazza immediata, ci saluta cordialmente e ci accompagna subito a fare la visita dell’azienda, partendo dal corpo centrale saliamo di poco per ammirare dall’alto il paesaggio esteso dei 13 ettari che compongono la proprietà. “Le uve sono solo nostre – comincia a raccontare Cristina – e la nostra fortuna è avere tutti i vigneti a disposizione nelle immediate vicinanze, in meno di due ore, nel periodo della vendemmia, le uve vengono facilmente conferite in cantina”.
Ammiriamo estasiati davanti a noi il Pinot Grigio, e alle nostre spalle il Tocai Friulano “ci piace controllare le piante ogni giorno, passeggiare tra i filari per assaggiare le uve e scegliere il momento migliore per vendemmiare, qui il caldo ha fatto il suo gioco – Cristina ammette che il cambiamento climatico non passa inosservato – ma abbiamo questo terreno miracoloso, la ponca, che ci aiuta nella soluzione di vini di grande spessore e sapidità inconfondibile”. Rese molto basse e trattamenti all’occorrenza, fanno di queste uve una bella meraviglia naturale, preda non di rado di animali come cervi, caprioli e cinghiali, ghiotti di acini succosi e dolci come quelli che andiamo ad assaggiare.
La ponca o anche detta il Flysch, per chi non lo sapesse, è questo suolo tipico della zona friulana dove ci troviamo oggi, composta da marne e arenarie stratificate di origine eocenica, tra le mani si sbriciola rivelando minuscoli fossili come una sorta di museo a cielo aperto.
Continuando il nostro giro, e assaporando qualche acino, veniamo a sapere che tra una decina di giorni, l’azienda sarà pronta a raccogliere l’uva, negli ultimi anni si è anticipata la vendemmia per motivi climatici, nonostante qui si respiri ancora un microclima invidiabile, figlio di una posizione strategica tra le Prealpi Giulie, che riparano dai freddi venti del Nord, e la mitezza del Mar Adriatico. La vendemmia è categoricamente manuale e in due ore come abbiamo detto le uve sono in cantina, “si inizia normalmente presto la mattina – ci spiega Cristina – e si finisce al massimo a mezzogiorno, per non incorrere in uno sforzo eccessivo nelle ore più calde del giorno”. Altro segreto è ovviamente far arrivare l’uva fresca in cantina, che è quindi quella colta alle prime ore del mattino. Massima cura e attenzione, per questo gioiello di azienda, dove ogni anno si sostituiscono le vigne morte e la dedizione è l’ordine del giorno consueto e immortale che governa il ritmo di vita della famiglia Toros.
LA STORIA DELLA FAMIGLIA
Le tre sorelle che vi abbiamo presentato sono la quinta generazione di una storia famigliare che inizia con il bisnonno Edoardo, trasferitosi qui a Novali in una cantina esistente già dalla metà del 1600. Dal papà Mario, Franco Toros apprende l’amore per la vigna, realizzando negli anni ’70 una svolta all’azienda che fino a quel momento era stata agricola a tutto tondo, per sfamare una famiglia numerosa, cambiando metodo e appoggiandosi, inizialmente, solo alla sua esperienza e all’intuito di contadino. Delle tre figlie, Erika ha studiato enologia, mentre Cristina fa il jolly, come ci dice sorridendo mentre Eva guarda più alla questione amministrativa e commerciale. All’oggi la famiglia non si avvale di esperti o di agronomi e tutto il risultato deriva dalla loro abilità a trattare questa terra e le vigne con la dovuta attenzione. “Papà ci ripete sempre che gran parte del lavoro avviene in vigna – racconta Cristina – e che bisogna solo fare attenzione a non rovinare quello che si porta in cantina”.
LA PRODUZIONE
Sei bianchi all’attivo, Friulano, Pinot bianco, Pinot grigio, Sauvignon, Chardonnay e Ribolla. Per i rossi un Merlot. Tutti rigorosamente in purezza, e pluripremiati come abbiamo il piacere di constatare dai riconoscimenti esposti nella sala dove ci accomodiamo per la degustazione. Ma prima di bere, Cristina ci regala un bel giro nella cantina, partendo dalla zona di conferimento delle uve, che vengono pressate intere in maniera molto soffice, e senza diraspatura. Regola dell’azienda è non produrre bollicine, vini dolci e non fare blend. Per le bollicine esistono zone e soprattutto aziende con le quali sarebbe impossibile qualsiasi confronto. “Qui ricerchiamo la nicchia – ammette la nostra ospite – inutile cercare di competere con grandi nomi se non si ha la forza produttiva”. Vediamo alcune belle barrique ancora imballate, e altre utilizzate per il Merlot, e ci spiega Cristina “abbiamo un rosso del 2021, giovane, e uno di selezione 2018 che vede due anni e mezzo di barrique di rovere francese, ed è una selezione solo delle migliori annate”. Scendendo ancora di qualche metro, arriviamo al caveau, una grotta dove si trova la collezione privata di bottiglie pregiate, e non mancano le cassette con le bottiglie etichettate per i controlli della Doc. Altre numerose nicchie ricolme di vini accompagnano il nostro breve cammino, l’atmosfera è magica e surreale, le luci soffuse, tutto molto gradevole in questo angolo così lontano dal chiasso e dalla nevrosi metropolitana. Il vino sa donare anche questo.
Risaliamo nella zona accoglienza, ricordiamo che la famiglia è molto attaccata all’ospitalità, ama che gli appassionati si rechino in cantina per degustare i vini laddove vengono prodotti. Prima di iniziare con la degustazione vorremmo sottolineare la bontà del salame che Cristina ci ha offerto, prodotto localmente e riservato agli amici, e il formaggio anch’esso locale che ben si sposa con i bianchi.
LA DEGUSTAZIONE
La partenza è con la Ribolla gialla, 2021, vitigno autoctono che ci regala grande soddisfazione, la sua permanenza in acciaio lo lascia intatto con i sentori caratteristici. Alla visiva si esprime con un bel giallo paglierino brillante, per poi evolversi al naso con frutta gialla, ananas, piuttosto inaspettate in una Ribolla, e qui presenti perché trattasi di una vigna di ben 60 anni. La bocca non si smentisce e si accende di toni sapidi e minerali vivaci, come vuole un bel vino fresco e molto estivo.
Il secondo vino che apriamo è la perla dell’azienda, il Pinot Bianco, 2021, a cui sono riservati alcuni dei numerosi premi che si accavallano sulle pareti, primi fra tutti gli illustri Bibenda. Questo che abbiamo nel calice è un vino che prevede anche 4/5 mesi di legno, per una piccola percentuale, con assemblaggio successivo. Il colore è giallo paglierino schietto, al naso e in bocca spiccano la mineralità, l’eleganza e l’assidua persistenza, all’olfattiva i fiori bianchi si affacciano, con un biancospino, e in bocca la salinità della ponca si esprime in tutta la sua purezza. Rimaniamo ammaliati dalla perfezione di questo vino.
Passiamo con disinvoltura al Friulano, 2021, un vino di corpo, rispetto al precedente dimostra una mineralità ancor più persistente, più sfacciata, all’occhio il giallo oro si diffonde, al naso potente, fiori gialli, mango, ananas matura, che arrivano in bocca con grande slancio, il vino è pronto e non delude affatto sul finale. Quello che potremmo definire davvero un vino buono.
Che dire del Sauvignon 2021, un giallo paglierino vivace, al naso risulta fruttato e avendo fatto solo acciaio rispecchia fedelmente la linea di mineralità che caratterizza molti prodotti della zona. Al naso una fragrante pesca bianca, aromatico, esplode al palato con forza e persistenza.
Che sorpresa passare dal 2021 al 2007, con il Sauvignon che continua a regalarci belle sorprese, perché 15 anni in bottiglia regalano al vino la giusta gradazione di giallo oro alla visiva, con riflessi verdolino, al naso intenso di legno, cedro, è pieno, evoluto, per arrivare in bocca con la frutta secca come nocciola e mandorla tostata, ottimo da abbinare con gli erborinati.
Terminiamo con il Merlot 2018, con un tappo che accarezza la nostra curiosità, rivelandosi effettivamente di pregio, come un buon rosso merita. Il Merlot in purezza è intenso ed elegante con il suo bel rubino alla visiva che apre a sentori al naso molto netti, decisi di frutti di bosco, e i 24 mesi in barrique nuove di rovere francese non mancano nel donargli sentori di vaniglia e tostatura. Molto corposo, elegante, impegnativo, si accompagna benissimo ad arrosti e piatti elaborati della cucina friulana.
Come regalo dell’azienda, Cristina vuole anche offrirci una chicca, un Collio, di Kren, azienda del marito, Luca Kren. Un blend di Chardonnay, Friulano e Sauvignon, alla visiva un giallo paglierino intenso offre al naso dei fiori gialli, anche frutta come albicocca e note di mela annurca. La spalla importante del Friulano in bocca lo spinge verso una bella mineralità. Vino dalla bella beva, lo vorremmo proporre con aperitivi o anche con primi piatti dal condimento succulento.
L’azienda Toros è una delle sette aziende che si sono unite ben due anni fa, nell’Associazione Pinot Bianco nel Collio, una rete di impresa di valorizzazione territoriale che si avvale della presenza di personaggi del settore e di eventi legati al mondo del vino, volti ad avvicinare sempre più pubblico attento alla qualità e alla ricerca del prodotto che esprima con veridicità le caratteristiche di un terroir, organizzando banchi di scuola, mostre e degustazioni dove il vino si abbina bene anche a forme artistiche come la pittura.
Al termine della nostra bella degustazione un temporale estivo particolarmente violento ci raggiunge, scatenandosi sui vigneti quasi a liberarli dal caldo soffocante delle ultime giornate di agosto. Cristina e le sorelle si affrettano a sistemare i tavoli all’aperto dove altri ospiti sono seduti in attesa dei calici, tutto si adegua alla natura che selvaggiamente si impone, e un ramo di ulivo si spezza, con nostro breve dispiacere. Cristina ci rassicura che quell’olivo proprio di fronte all’entrata, è forte, ha subito già qualche potatura da parte di papà Franco, e non avrà timore di ricrescere ancor più resistente di prima.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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