Inchiesta sulla pandemia – XX puntata: media controllati dalla politica e perdita del diritto all’informazione

Inchiesta sulla pandemia  – XX puntata: media controllati dalla politica e perdita del diritto all’informazione

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Caro direttore  ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell’edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me  una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori“.

E’ l’attacco della lettera che Maria Luisa Busi, storica presentatrice del telegiornale di prima serata su Rai1 scrisse all’allora direttore della rete, Augusto Minzolini.

Riporto altri due importanti punti della lettera della Busi, che si compone di tre pagine e che spiega, a chi non è del mestiere, a chi non conosce come funziona davvero l’informazione di Stato, cosa si è costretti a fare quando si fa il mestiere di giornalista in certe redazioni:

L’Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un’informazione di parte – un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull’inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo – e l’infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale“.

Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto.  Nell’affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E’ lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori“.

Cliccando sul seguente link è possibile leggere altri stralci della lettera della Busi, in un articolo pubblicato nel 2010 dal quotidiano La Repubblica:

La lettera di Maria Luisa Busi: “Non mi riconosco più nelTg1”

A scanso di eventuali cancellazioni da internet dell’articolo in questione, il web consente anche questo, ho scaricato in locale e in formato .pdf il contenuto, così da renderlo fruibile nel corso del tempo:

L’informazione pilotata non vi da diritto all’informazione

Doveva farvi scattare un campanello d’allarme nel cervello quanto avvenne nel 2010. Le dimissioni di una giornalista Rai, di una storica conduttrice del TG1 delle 20:00, si dimette a causa dei metodi utilizzati per costruire i servizi, quali notizie dare e quali no.

Sapete cosa significa? Avere il potere di decidere su cosa far concentrare l’attenzione di un’intera popolazione.

Non dipende dai direttori di rete, sia chiaro, ma da ciò che la politica impone anche alle reti televisive. E’ questo il punto focale di quanto accade in Italia da decenni.

Le dimissioni che la Busi decise di presentare furono un macigno scagliato contro la credibilità dell’informazione di Stato, ma anche sulle strategie propagandistiche utilizzate dalla politica nazionale.

Non è un caso se l’Italia si trova ormai al 58mo posto su scala mondiale per ciò che riguarda la libertà di stampa: è un dato che eppure circola anche sui social, ma che evidentemente non sortisce alcun tipo di effetto sulla mente di molti italiani, quelli che, ancora oggi, ti rispondono: “So tutto io, mi informo attraverso i TG e la stampa nazionale”!

Sono a mia volta una giornalista della stampa nazionale, ma credetemi: non tutta la stampa è votata unicamente a seguire i diktat della politica, non del tutto almeno.

Ecco la conferma del miserabile livello in cui è sprofondata l’Italia anche a causa di una popolazione, oltre che – va ammesso – di molti colleghi giornalisti – che hanno ritenuto poco importante questa situazione: cliccando sul seguente link si accede a un interessante articolo pubblicato di recente sul sito ufficiale di AgendaDigitale.eu: Libertà di stampa, Italia sempre più giù.

Anche in questo caso vi fornisco lo stesso articolo ma in formato .pdf qualora voleste conservarlo al di là del sito online:

Un esempio recente di come la politica impone la sua versione dei fatti attraverso i media

La situazione sta precipitando, lo dicono i dati, lo diciamo noi che lavoriamo nel settore dell’informazione da tanti anni e mai come in questo periodo storico è necessario che i cittadini prendano atto di quanto avviene dietro le quinte di un certo tipo di diffusione delle notizie.

Un esempio di grande impatto è quello che ho pensato di proporre.

Il 15 agosto 2022 su quotidiani La Verità viene pubblicata quest’intervista a tre ricercatori: Renzi Cipelli, Giovannini e Pisano:

Immediate le reazioni politiche, in special modo dal PD che su Twitter bolla l’intervista e di conseguenza i dati forniti dai ricercatori come “Fake News” ma senza fornire uno straccio di contro prove a supporto del fatto che, a loro parere, le dichiarazioni dei tre ricercatori corrispondano a una balla.

Per chi fosse interessato a leggere la ricerca in questione ecco il link: https://www.ndmagazine.it/analisi-soggetti-trattati/

Lo stesso giorno infatti, ecco la reazione del PD:

La fretta di screditare le notizie contenute nell’intervista pubblicata su La Verità sono già una prova del metodo utilizzato, che non consente alcun tipo di verifica, di dibattito, di analisi reale sui dati.

Se così non fosse, la serietà avrebbe dovuto prendere il sopravvento, e un partito politico avrebbe dovuto reagire in maniera diversa, per esempio proponendo una ricerca indipendente, da contrapporre semmai a quanto pubblicato quel giorno.

Se è così immediata una simile reazione, se non si concede spazio ad alcun tipo di dubbio, ponetevela prima o poi questa sacrosanta domanda: “Posso fidarmi ciecamente di chi non mi fornisce mai risposte basate su ricerche scientifiche e che NON siano fornite dalla stessa casa produttrice primaria di questi farmaci, la Pfizer, ma bolla tutto ciò che è contrario alle imposizione con la denominazione BALLA o Fake News“?

E’ ciò che accade ormai da oltre due anni, ed è molto grave.

Votati ai diktat della politica: in TV va in onda la fiera dell’ortodossia

D’altra parte, tra le cose che non hanno funzionato in Italia fin dall’inizio dell’avvento della pandemia, è stato il metodo utilizzato: chiusura totale al dibattito sul tema dell’emergenza sanitaria, obblighi non confortati da dati scientifici certi, persino quando l’Ema decretò che i farmaci in distribuzione per le campagne vaccinali sono comunque in una delicata fase sperimentale, quella che si basa sul passare del tempo, per verificare nel corso degli anni l’impatto di queste somministrazioni sull’organismo umano, si è condotta una feroce contro-campagna di disinformazione attraverso certe trasmissioni televisive in prima serata, una tra tutte Zona Bianca condotta da Giuseppe Brindisi, che da mesi ormai tiene le fila della conduzione ortodossa sulla linea di governo: ingiuriare, condannare, dileggiare chiunque si azzardi a porre un minimo dubbio sui farmaci sperimentali, sulle misure di governo, su tutto ciò che viene imposto senza alcun diritto di replica da parte dei cittadini.

Di seguito un esempio dei “toni distesi” che si tengono in studio quando qualche invitato cerca, invano, di imbastire un contro-canto:

A scanso di equivoci: alla fine del video il collega Borgonovo cerca, sempre invano, di rammentare a Brindisi i tempi in cui Fabrizio Pregliasco non pensava certo che la mascherina dovesse diventare un tutt’uno con le nostre facce: il video sottostante è del 6 Marzo del 2020

Qualcuno potrebbe eccepire: ai tempi poco si sapeva di questo virus e della sua azione sull’organismo. Posso rispondere con una contro-prova che ho riportato in diverse puntate della mia lunga inchiesta sulla pandemia, la cui prima puntata fu pubblicata il 20 Marzo del 2020: il 31 Gennaio del 2020 il governo Conte varò il Decreto attraverso il quale si confermava lo stato di emergenza sanitaria nazionale.

Pochi giorni dopo, lo stesso Conte e il ministro della salute Speranza, ai giornalisti che li intervistarono a margine di un consiglio dei ministri rispose così: “Gli italiani possono fare una vita normale” (Senza timori per il virus, senza troppe tutele per la salute etc etc etc)

A partire da Gennaio 2020 sono accadute molte cose, certo, eravamo agli inizi di questa situazione, ma un punto fermo da cui partire l’avevamo già: un decreto che confermava lo stato di emergenza sanitaria nazionale e un premier e il suo ministro della sanità che mettevano la popolazione nell’incapacità di capire la reale situazione…

I cittadini devono essere informati anche sugli introiti di Pfizer e di Moderna: è utile alla riflessione

Non si può affermare che un’industria farmaceutica lavori esclusivamente per curare le persone. Non si tratta di missionari, di imprese no profit. Persino le no profit in qualche modo macinano denaro, devono pur sempre mandare avanti la baracca…

Detto questo, ovviamente sono industrie e ovviamente producono prodotti, in questo caso farmaci e meno male che esistano, ma da queste produzioni derivano i loro guadagni.

Fin qui tutto bene. E’ ciò che accade quando si è parte del sistema industriale, commerciale ed economico.

Attenzione però: come ebbi modo di chiarire attraverso la diciassettesima puntata della mia inchiesta sulla pandemia in corso, la Pfizer in precedenza non operava nel settore dei vaccini. E’ però riuscita a sbaragliare le aziende farmaceutiche tradizionalmente attive in questo settore: chiedersi come mai sarebbe utile a tutti.

Al seguente link la 17ma puntata della mia inchiesta con tutta la documentazione a riprova di quanto affermo: Inchiesta sulla pandemia parte XVII – Aifa, EMA, FDA, Pfizer: tutto ciò che dovete sapere sulla campagna vaccinale di massa.

Per chi preferisce scaricare la puntata in versione .pdf:

Ma quanto guadagnano le industrie farmaceutiche dal business di questi farmaci contro il Covid?

Qui una delle notizie pubblicate nel Novembre del 2016:

Pfizer e Moderna guadagnano oltre 1.000 dollari al secondo con i vaccini

Di seguito la versione in formato .pdf della stessa notizia:

Conclusioni

Non è tanto ciò che accade, a volte, a mettere in tensione, quanto come ciò che accade viene trattato e narrato.

Una cosa è palese, dovrebbe esserlo a tutti: nel nostro paese sta accadendo ogni giorno qualcosa di grave e che ha un nome ben preciso: negazione. Al diritto all’informazione, al diritto alla comprensione, al diritto al dibattito ma anche al diritto al lavoro, al futuro, a un minimo di certezza, che tutti i cittadini italiani, contribuenti puntuali degli enormi flussi di risorse pubbliche che non bastano mai a sanare mala gestione, corruzione e superficialità, quella che il sistema politico utilizza ormai da decenni e che si abbatte contro la popolazione.

A tutto questo è necessario ed è urgente trovare un argine e si potrà trovarlo solo a patto di volerlo, collettivamente, per il bene anche di coloro che non spendono il loro tempo per porsi domande, riflessioni o maturare opinioni basate su elementi che non siano quelli imposti da chi pretende ormai di gestire ogni cosa, compresi gli aggettivi ammissibili: una delle ultime trovate in tal senso? Eccola qua, e con questo lascio ognuno libero di pensare e considerare i tempi in cui stiamo vivendo

Tutte le puntate della mia inchiesta sulla pandemia e su tutto ciò che ruota intorno a essa si trovano cliccando sul seguente collegamento: Inchiesta sulla pandemia e sui vaccini – Di Emilia Urso Anfuso

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