Rubirca settimanale a cura del dottor Claudio Rao
« Trovate il tempo di cantare, di ridere, di divertirvi. Sappiamo tutti che, in fin dei conti, la vita è migliore quando la prendiamo con filosofia ». La frase, che cito a braccio, è un’affermazione del grande cantante francese Charles Trenet. E ci rimanda all’annosa questione del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto… ma non solo.
Clara, dinamica quarantenne approdata al mio studio di Bruxelles nei primi anni Duemila, mi confidava: « Non riesco a vivere per davvero il presente. Mi lascio subito assorbire dalle cose da fare e dalle richieste che ricevo. Presa dal panico, cerco di giocare d’anticipo per evitare il peggio se non dovessi portare a termine le mie cose. Mio marito mi dice che sono esagerata, che dovrei allentare la pressione… É vero, ma è più forte di me. Penso e ripenso a una frase che mi viene detta, medito su un comportamento che mi ha ferita. A volte mi basta uno sguardo per innescare questo meccanismo infernale! “Perchè fa così?”, “L’ho offeso o contrariato?”, “Cosa posso fare per rimediare?”, “Come reagiranno gli altri?” Mi hanno già detto che faccio una fissazione sulla metà vuota del bicchiere, ma per quanto mi concentri su quella piena, è la vuota che polarizza la mai attenzione! Non riesco ad impedirmi di analizzare ogni minimo problema. Invidio così tanto quelli che sanno approfittare della vita, prendere le cose alla leggera! Forse mio marito ha ragione. I miei repentini sbalzi d’umore dipendono in larga misura dalla mia propensione a prendere tutto a livello troppo personale. Come fare per godere dei bei momenti della vita, mettendo da parte quelli negativi? »
Effettivamente, prendere le cose dal lato giusto sembra facilissimo per alcuni e missione impossibile per altri. Da che cosa dipende? Probabilmente dallo stato d’animo, da una sorta di predisposizione a considerare le cose lucidamente, serenamente; dalla capacità di prendere le distanze dagli avvenimenti senza lasciarsene troppo invischiare.
Sovente, quando vogliamo prendere a cuore le cose, c’irritiamo, ci offendiamo, le viviamo su un piano troppo personale, ne facciamo una questione di Stato. Così, finiamo per sentirci incompresi e magari mortificati. Difficile allora trovare forze ed energìe per allontanare il malessere e ritrovare un po’ di positività!
Per vivere serenamente il nostro quotidiano è necessario trovare la giusta distanza per essere presenti e partecipi, senza lasciarci coinvolgere in maniera troppo personale.
Lo psicologo Richard Carlson, autore di «Non perderti in un bicchier d’acqua» (Bompiani editore), raccomanda di sospendere categoricamente i pensieri negativi. Molti credono che potranno essere felici solo dopo aver risolto i propri problemi, migliorato le proprie relazioni o raggiunto il proprio scopo nella vita. Carlson spiega invece che è necessario prescindere dalle situazioni. Basandosi sui princìpi del pensiero (che resta volontario, ricordiamolo): « Qui ed ora, avete la facoltà di scegliere quale pensiero rendere presente nel vostro spirito » precisa. Respingendo ed arginando gli invadenti pensieri negativi, altra cosa che è in nostro potere fare.
Ci sono buone abitudini mentali, riflessi da acquisire per focalizzarsi sul lato positivo di ciò che facciamo nella vita. « Non sono i fatti a turbare gli uomini, ma le opinioni che si sono fatti » diceva il filosofo Epitteto. Allora, non potendo cambiare gli avvenimenti, possiamo cambiare la prospettiva della nostra osservazione. Riconsiderare, relativizzare.
Se ci sembra di aver davanti una montagna da scalare, fermiamoci ad analizzarla più razionalmente e meno emotivamente. Spesso ci accorgeremo che è molto meno alta e invalicabile di quello che ci pareva alla prima occhiata!
Prima strategia: situare la situazione nel contesto. “Cos’è successo?”, “Cosa è stato detto?”, “Con quali conseguenze? ”Analizziamo i fatti il più oggettivamente possibile, scevri da emozioni, con lo sguardo neutro dell’osservatore esterno.
Seconda strategia: relativizzare per attutire l’impatto. “Quale sarà il peso di tutto questo tra una settimana, tra un mese, tra un anno?”
Terza strategia: ricollocare tutto in prospettiva. Facciamo l’elenco di tutto ciò che va bene nelle nostre vite. Proviamo a considerare le cose dal punto di vista del nostro interlocutore. Rivediamo mentalmente la scena e consideriamo il lato positivo della situazione: “Cosa ho imparato da questa esperienza ?”.
Maturare uno sguardo positivo su ciò che ci circonda, coltivare l’ottimismo – senza cadere in un’ingenua e acritica passività – è possibile e utilissimo. La tendenza diverrà così, progressivamente, quella di cogliere i lati positivi, favorendo l’emergere di idee costruttive capaci di “smuovere le cose”.
Nonostante la consapevolezza che la vita non è tutta rosa, impariamo a non ignorare tutto ciò che va bene a profitto di ciò che va male! Il pessimismo veicola una sorta di inerzia e di fatalismo che rischiano di tarpare le ali alla creatività ed alla dinamica positiva.
Per la sua stessa natura, l’ottimismo è capace di cogliere il positivo accanto al negativo, di valorizzare il lato buono della vita. Non si scoraggia facilmente e trova sempre una soluzione, anche se provvisoria o imperfetta. In questa visione dinamica, quando una porta si chiude, è possibile che una finestra si apra!
***Il dottor Claudio Rao risponde alle domande dei lettori. Scrivete a: claudio.rao@gliscomunicati.it
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