L’insostenibile leggerezza dell’abitudine a vivere male

L’insostenibile leggerezza dell’abitudine a vivere male

Editoriale di Emilia Urso Anfuso

Come immaginate un regime dittatoriale? Militari nelle strade? Coprifuoco? Editti urlati dal dittatore dall’alto del balcone del palazzo in cui vive? Cancellate tutto, per carità, altrimenti non vi sarà possibile schiarirvi le idee su un criterio che è molto più sottile e che per anni ho tentato di spiegare attraverso diversi articoli in cui ho parlato della dittatura intangibile.

Ora formulerò un’altra domanda: avete presente i sistemi che considerate “spettacolari”? Si, dai, quei paesi in cui i cittadini sono ancora rispettati dalla politica nazionale, dalle istituzioni, dove le tasse le paghi coerentemente con la tua capacità di contribuire alle spese per mandare avanti il tuo paese e dove la parola “sanità” non ti fa avere immediate visioni da girore infernale dantesco ed esiste persino il mercato del lavoro, con stipendi adeguati al costo della vita e persino la meritata pensione…

Ecco, è questa seconda convinzione il problema che alberga nella mente di molti italiani. Considerare “spettacolare” ciò che è da considerare normale. D’altronde, a furia di decidere di subire aberrazioni di ogni sorta, di continuare ad accettare di vivere senza mai ottenere quel minimo sindacale di diritti che altrove sono considerati giustamente normali, era da mettere in cantiere che l’italiano medio si abituasse all’orrore in tempi mediamente brevi.

Per incomprensibile che possa apparire a molti, una vera dittatura è basata sulla negazione dei diritti e sulla negazione della comprensione di ciò che accade nella nazione in cui si vive.

In queste ore il vice presidente del Senato Roberto Calderoli sta portando avanti uno sciopero della fame. Il motivo? L’appello è rivolto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la richiesta è molto valida: si chiede di informare i cittadini in merito ai 5 quesiti referendari sul tema della riforma della giustizia.

Cliccando sul seguente link potrete leggere l’appello: Appello al presidente Mattarella per il ripristino dell’informazione sul Referendum Giustizia.

Ammettetelo: quante volte siete andati alle urne per partecipare, democraticamente, a un referendum ma dei quesiti avete capito fichi secchi e il voto lo avete espresso solo seguendo ciò che vi ha consigliato di fare un politico di vostro riferimento?…

La mancanza di informazione chiara ai cittadini è uno dei tanti elementi dei sistemi che non sono a regime democratico. Anche in questo l’Italia fa scuola…

Il comune senso dell’orrore

La medesima cosa, lo stesso meccanismo, si attiva in una moltitudine di fatti che fanno parte della nostra esistenza. Faccio un esempio… Se ti metti con una persona sbagliata, perché esistono molte storie di coppia assolutamente sbagliate, ma tiri avanti lo stesso e a denti stretti – spesso perché ci sono i figli, il mutuo, la speranza che “Vedraiiii…vedraiiiii…che un gioooorno cambieràààà” (…Ma persino il povero Luigi Tenco decise di togliersi la vita, forse perché comprese che poteva solo peggiorare? Non lo sapremo mai…) – alla fine non potrai che ottenere una vita che fa cagare, la garanzia di infelicità perenne e quella faccia da straniero capitato per sbaglio su un pianeta in cui ti sembra che gli altri passino il tempo per apparire sempre giovani, realizzati e felici.

Ho scritto “per apparire“. Tra essere e apparire esiste il solito oceano. Esattamente lo stesso oceano che divide il criterio di democrazia descritto attraverso gli articoli della nostra Carta Costituzionale e la realtà quotidiana. Eppure, collettivamente si continua a generare l’idea che l’Italia sia una nazione a regime democratico. Guai a far notare che le cose sono ben diverse. L’Italia è – solo nei pensieri ovviamente – la nazione “Della cultura, della storia, dei grandi personaggi, delle grandi imprese e dove si vive benissimo, meglio che nel resto del mondo”!

…è una narrazione un bel po’ datata, ma continua a essere la più gettonata. Tranne quando arriva il momento di salpare le vele e conoscere realtà diverse, quelle “Spettacolari”, appunto. Al rientro in patria, alcuni si sentono spaesati. Prendono atto di vivere in una condizione contraria a qualsiasi livello minimo di benessere per poi tornare al tran-tran quotidiano, fatto di criticità e problemi che altrove manco con le cannonate sarebbero accettati.

Questo comune senso dell’orrore, che in Italia ha ormai raggiunto vette incredibilmente alte, fa apparire alla quasi totalità dei cittadini gli altri paesi come “Spettacolari“. Lo so perché ascolto i racconti di diverse persone che, tornando da viaggi all’estero, narrano con dovizia di particolari le “incredibili condizioni di vita” nelle altre nazioni europee, o di qualche altra parte del mondo.

Ascolto sempre con particolare noia questi racconti tipici di chi all’estero va, semmai, per una toccata e fuga, per diporto o per lavoro, per poi tornare nella terra natia da cui si staccano mal volentieri – sia mai che i ricordi del passato possano tornare ad esercitare magie sulla realtà attuale… – per ricominciare l’orrido tran tran in un paese ormai martoriato sotto ogni profilo.

Da qualsiasi parte lo si guardi, il sistema italia è andato in tilt. …Solo per chi vi abita da cittadino e contribuente comune, ovviamente.

“Loro”

Poco fa ero su Linkedin e stavo leggendo un post di Adolfo Urso, presidente del Copasir. Mi sono soffermata a leggere alcuni commenti. Cittadini rabbiosi, utenti di Linkedin – che dovrebbe essere una piattaforma social dedicata alle professioni ma è diventato un misto tra Facebook, TikTok e il cortiletto delle comari – hanno iniziato immediatamente la tirintena all’indirizzo di Urso: “Chi paga il treno”? “Noi, come sempre”! (Il presidente del Copasir ha pubblicato uno scatto di se stesso mentre viaggia per lavoro).

Pensa te…l’italiano medio, nel terzo millennio, scopre – udite! udite! – che il mantenimento delle spese dell’apparato pubblico le versiamo noi contribuenti. Geniacci!

Sto pensando che dovrei avvertire ogni singolo italiano medio del fatto che anche ai tempi dei Cesari funzionava così, persino nell’antico Egitto e in tutte le epoche fino ai nostri giorni… No, perderei troppo tempo e sarebbe tempo sprecato, lo so. Rinuncio.

Vedete, a furia di scaricare rabbia e fulmini su “Loro”, avete evidentemente dimenticato la Storia imparata molto a fatica sui libri di scuola, ma sopratutto, ciò che accade da diversi anni sotto i vostri occhi, ogni giorno, nella nazione che non solo io nel corso degli anni, ma anche il The Washington Post di recente. L’Italia è evidentemente utilizzata al pari di un laboratorio sperimentale di misure aberranti contro la popolazione. Le stesse misure, poi, vengono esportate, ma con chili di zucchero e miele sopra, che altrove le popolazioni ancora si incazzano davvero, mica come qui da noi… Avete presente gli stress test? Si fanno a livello industriale, per esempio sugli pneumatici, e servono per testare la tenuta su strada, il tempo di durata e altre cosette.

Nel nostro paese gli pneumatici sono i cittadini, lo stress test lo realizzano quelli che stanno al governo, poi il risultato dei dati lo passano a livello europeo e le altre nazioni si regolano di conseguenza, sapendo di avere a che fare con cittadini meno disponibili a fare una vita di merda. Ecco, funziona più o meno così.

L’italiano medio non impara mai dall’esperienza

A livello puramente sociologico, analizzo da anni il comportamento collettivo della popolazione italiana. Uso anche i social per le mie analisi, ottimi strumenti per verificare gli andamenti del pensiero comune e del comportamento di massa.

Anni fa queste analisi presupponevano un vero e proprio studio analitico. Oggi è diventato banale, quasi pesantemente noioso. La piccolissima fetta di utenti capaci ancora di fare la differenza tra una pera e una matita è sempre più esigua rispetto a chi non è in grado di fare distinzioni basiche, figurarci se posti di fronte a interrogativi e riflessioni di livello maggiore…

Non sto offendendo ma prendendo atto, sia chiaro. Questa situazione generalizzata è pesante e ricade su chi continua a pensare con mente lucida e allenata allo studio, ai perseveranti nelle capacità intellettive.

Ciò che lascia basiti è una generale predisposizione a non imparare mai dalle esperienze passate. Mai. Nella vita reale, così come sui social, si assiste a un’infinita nenia di pensieri e invettive sempre uguali.

Una noia che non si prova nemmeno dopo l’ottava visione nello stesso giorno di “La corazzata Potëmkin“…

Uscire dal buio

Non mi piace finire una serie di riflessioni senza fornire, non dico una soluzione, almeno un’altra riflessione per tentare l’avvio di una forma di risoluzione ai problemi.

Mi chiedo da molti anni: come si fa a non tentare nemmeno un passo oltre la coltre oppressiva che in Italia è divenuta parte integrante del sistema? Il mio DNA non riesce nemmeno lontanamente a valutare questa possibilità come stile di vita. Eppure, milioni di miei connazionali, ogni santo giorno, pongono la loro esistenza sull’altare sacrificale, sperando forse un giorno di ottenere una statua nel bel mezzo della piazza del paese (Vi assicuro che non accadrà, la legge mancia distribuisce milioni ogni anno ai nostri parlamentari per realizzare le solite rotatorie, non per ergere statue a imperitura memoria della vita di merda che avete accettato di fare. Se non sapete cosa sia la legge mancia, più avanti troverete il link a un mio vecchio articolo)

A parte le mie inutili domande, chiedete semmai a voi stessi il motivo per cui un sistema paese evidentemente contro ogni tipo di diritto civile per i contribuenti, vi faccia al massimo aumentare la pressione arteriosa, ammalare il fegato e minacciare fuoco e fiamme il giorno in cui “Si tornerà alle urne” (Giorno che ammesso dovesse ripresentarsi, vi avverto, sarebbe comunque senza speranza, dal momento che dovreste almeno informarvi meglio sul contenuto delle leggi elettorali in vigore in Italia, che nel corso degli anni il diritto al voto lo hanno di fatto cancellato o quasi).

Non vi appare più attraente far scattare dentro al vostro cuore un sano senso di protezione per voi stessi e per i vostri cari, e invece di fare spalluce e continuare a dire “Tanto non si può fare niente” provare a farlo, questo benedetto “niente”, senza rabbia, scalpiti e casini, ma chiedendo, collettivamente, di rimettere il boccino al centro e ricominciare a occuparsi della gente, quella vera, quella esistente, invece di parlare di politica tra politici e per i politici, e di economia tra economisti?

E’ solo un’idea, che pochi anni fa espressi sviluppando un vero programma collettivo di arministizio tra la popolazione e la politica nazionale (Manuale del rivoluzionario 3.0) e che potrebbe, uso volutamente il condizionale, far guardare il popolo con occhi diversi?

Perché una cosa che collettivamente non viene compresa è questa: anche in famiglia, fateci caso, se siete quelli che abbozzano sempre, siete quelli meno considerati.

E’ il sistema (umano) bellezze…

Leggi l’articolo di Emilia Urso Anfuso pubblicato nel 2010: Italia e bilanci dello Stato: dalla Legge Mancia agli Enti inutili ecco tutti i finanziamenti…

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