Pandemia e guerra: gli esseri umani sono peggiorati e un po’ hanno ragione, almeno in Italia…

Pandemia e guerra: gli esseri umani sono peggiorati e un po’ hanno ragione, almeno in Italia…

Editoriale di Emilia Urso Anfuso

Rammento quando fu detta per la prima volta la frase: “La pandemia migliorerà gli esseri umani”. Dissi immediatamente ad alta voce: “Non lo credo possibile, l’umanità ne approfitterà per presentarsi per ciò che è sempre stata, senza più filtri”.

Ebbi ragione e le prove sono sotto gli occhi di noi che, malgrado la pandemia, le restrizioni, le difficoltà di ogni sorta, la quasi uscita dal tunnel che ci ha subito portato verso la sciagura della guerra tra Ucraina e Russia, non siamo cambiati: eravamo migliori – rispetto alla maggioranza intendo – prima del Marzo 2020, siamo rimasti ciò che eravamo, anzi: in alcuni casi ne stiamo venendo fuori migliorati.

Non si può nascondere la realtà e non si deve. L’umanità di suo buona non è. Può semmai mediare, grazie alle leggi, alle convenzioni sociali, all’aspetto puramente legato all’immagine esteriore che presentiamo ai nostri simili, con la parte più profonda e intima, ma va detto e in maniera definitiva: in alcuni casi Satana, o ciò che ci raccontano di Satana, fa quasi tenerezza di fronte alla cattiveria, all’egoismo profondo, al senso assoluto di distacco dal resto del mondo al solo scopo di farsi gli affari propri, che una moltitudine di esseri umano covano nel proprio intimo. Con la scusa della pandemia e poi della guerra, ecco che questi malevoli sentimenti sono fuoriusciti.

Non erano inesistenti, erano solo celati per convenzione sociale. E’ così ed è sempre stato così. Suvvia, le 10 tavole delle leggi non son state certo vergate sulla pietra senza motivo…

“Onora il padre e la madre”…”Non uccidere”…”Non commettere atti impuri”…”Non desiderare la donna d’altri”…”Non rubare”… Pensate forse che se l’essere umano fosse naturalmente incline alla bontà d’animo, sarebbe stato necessario, fin dalla notte dei tempi, erigere un monumento contro la stoltezza e la cattiveria? No. Appunto.

La cosiddetta “Modernità”, che in questo caso voglio rappresentare attraverso il passare dei secoli, ha solo riorganizzato in maniera più o meno civile la necessità di doversi comunque aggregare ai propri simili. Vivere in un eremo non è possibile e non conviene. A nessuno.

La proliferazione di esseri umani, peraltro, non lo avrebbe consentito: in Australia, semmai, hanno la fortuna di poter campare a chilometri di distanza l’uno dall’altro, ma la distribuzione sul pianeta Terra è disomogenea, come moltre altre cose, del resto.

Torniamo al tema centrale, il miglioramento del genere umano. Con la scusa delle difficoltà, imposte per scopi sanitari (dicono) ecco che la vera essenza dei peggiori elementi si è disvelata. Il filtro sociale è saltato a causa delle troppe pressioni, delle troppe richieste di limitare una libertà, del tutto effimera a ben guardare, fatta di decisioni apparentemente individuali.

La crociera è una scelta individuale? Lo è il ristorante o l’aperitivo, rigorosamente nei locali alla moda, per farsi vedere dagli altri? Lo sono l’ultimo modello di smartphone griffato o le mode passeggere? No, almeno a mio avviso. Sono scelte imposte da un mercato che ha ormai, non solo la capacità, quanto gli strumenti, per condurre le masse. Eppure, queste dipendenze consumistiche, non appena sono state negate, hanno maturato rabbie, insoddisfazioni, rancori, nervosismo, ira.

Come drogati cui sia stata tolta la dose, gli umani dipendenti da tutto ma convinti di vivere nell’epoca della libertà assoluta, hanno dimostrato la patologia di livello grave: un’incapacità a esistere al di là di ciò che viene proposto come unica via possibile.

Se a questo si aggiungono privazioni economiche, negazione dei diritti civili, mancanza di programmazione del futuro, insensibilità affettiva generata da una priorità – quella della salute per esempio – che rispetto a tutto il resto viene presentata come assoluta, ecco che il dissesto sociale e umano è servito. Su un piatto d’oro con contorno di nulla.

Condono qualcosa agli italiani, già privati di molte cose fondamentali ben prima dell’avvento della pandemia mondiale. In Italia si viveva bene solo apparentemente. Certo, il risparmo ha sempre sanato le troppe falle di un sistema paese crollato sotto i colpi della fame di abusi, denaro e potere di chi sta ai vertici da decenni. Ma se parliamo di qualità della vita dovuta a un sistema di welfare, sanità, lavoro degno di questo nome, non prendiamoci in giro: l’Italia faceva già cagare. Non a caso subiamo un’emorraggia costante di cervelli e risorse umane tra le migliori d’Europa. Non si resta infognati disperdendo capacità e competenze in una nazione che paga poco e non ti offre un futuro.

A parte questo, non sono fiera di aver compreso in tempi non sospetti che tutto quanto stiamo subendo da due anni e mezzo non ha affatto migliorato i miei simili.

Continuerò, imperterrita, a regalare un sorriso e a salutare educatamente chi incrocio uscendo e rientrando a casa. Lo farò in modo ancor più plateale alle sconosciute e sconosciuti che hanno deciso di spogliarsi della maschera di convenzione sociale.

Trogloditi eravate, trogloditi resterete. Ma con una scusante, almeno nel nostro paese: non deve essere facile subire passivamente la rovina senza avere la capacità collettiva di unirsi e ragionare per generare soluzioni utili per tutti, lo comprendo. Per chiarire meglio questa mia ultima riflessione, citerò un passo di una famosa canzone di Giorgio Gaber: “Libertà è partecipazione”. Attenzione, la partecipazione non è roba da mangiare. Lo sottolineo perchè credo che questa frase, così breve e ricca di contenuti, non sia mai stata compresa dal popolo italiano.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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