Disinnescare il conflitto

Disinnescare il conflitto

Rubrica settimanale a cura del dottor Claudio Rao

Concludiamo il nostro excursus sulla manipolazione con questo articolo in cui suggeriamo alcuni metodi per gestire le situazioni conflittuali.

Ciascuno di noi nella propria attività lavorativa, come nella vita familiare avrà sperimentato delle situazioni conflittuali. « Nella vita c’è sempre qualcuno per rovinarci la giornata » mi precisava Camille, cinquantenne, con una punta di malizia. Lei si occupa di progetti editoriali e tra contatti con autori, giornalisti e amministratori locali per la promozione delle opere, si trova a dover gestire e mediare conflitti pressoché quotidianamente.

Tensioni larvate o evidenti, scorrettezze, maldicenze, facili ironie, malintesi familiari, professionali o sociali cadenzano le nostre giornate. In molte situazioni critiche la voglia di “rispondere a tono” è enorme, ma non è mai la miglior soluzione perché se è vero che ci consente uno sfogo immediato, rischia anche di compromettere ogni possibilità di dialogo futuro.

A parte “casi patologici particolari” dobbiamo riconoscere che non esistono delle persone irrimediabilmente perverse. « Nessuno è intenzionalmente cattivo » sosteneva Socrate. Ci sono individui diversi con approcci diversi e dinamiche diverse che a volte non funzionano come dovrebbero. Teniamo conto che ci sono molti parametri coinvolti in una relazione interpersonale: sia essa commerciale (negoziante – cliente), professionale (tra colleghi o col proprio capo), familiare, sociale, amorosa. Il contesto è importante, certo, come pure l’identità e la personalità di ciascuno (il percorso esperienziale e di vita, l’educazione, il livello culturale, etc.).

Conosciamo tutti persone suscettibili, sempre sulle difensive, poco propense alla battuta. Ognuno ha la propria maniera di reagire, di percepire un vissuto. La maggior parte delle volte, fronte ad un avvenimento, pochi sono “sulla stessa lunghezza d’onda” e difficilmente interpretano allo stesso modo l’atteggiamento altrui. Basti pensare ai testimoni di un incidente: spesso avremo tante versioni quanti sono i racconti.

Auspicabilmente dunque, dovremmo sforzarci di modificare le nostre reazioni per bypassare gli ostacoli e agire in maniera più costruttiva, senza lasciarci sopraffare dalla collera.

Esistono delle tecniche per permetterci di dominare e neutralizzare i conflitti? Le mie ricerche, per rispondere a questo interrogativo nella conduzione di un gruppo di evoluzione personale, mi condussero alla lettura del dottor Zaczyk (« Comment avoir des bonnes relations avec les autres » – Come avere una buona relazione con gli altri) di cui conservo, ahimè, solo qualche appunto.

Il suo consiglio è quello di scoprire ed esaminare i meccanismi che scattano in noi e che condizionano le nostre reazioni. Per favorire la dinamica, ci indica diverse cause: le cose non sono come pensiamo dovrebbero essere; abbiamo la sensazione di aver perso qualcosa; proviamo un senso di abbandono; la nostra autostima ha subìto un duro colpo.

Il fatto d’identificare i meccanismi che ci sono proprî, promuove una maggiore autocoscienza e favorisce una visione più obiettiva della situazione. Aiutandoci concretamente a inquadrare sul nascere le nostre reazioni più viscerali. Può inoltre contribuire a farci scoprire analoghi meccanismi nel nostro interlocutore.

Se vogliamo tornare a dominare la situazione, dobbiamo innanzitutto non lasciarci imbrigliare nel conflitto. Chiedendoci quali obiettivi intendiamo perseguire. A livello professionale, per esempio, lo scopo sarà che il lavoro sia svolto al meglio. È quello che dobbiamo tenere assolutamente presente come riferimento-guida. Senza mai farne una questione personale. Con certe persone sappiamo benissimo che è meglio non criticare direttamente il loro operato, ma prendere alla larga la riflessione per bypassare la loro suscettibilità ed evitare scontri e blocchi controproducenti.

La situazione che potrebbe sembrarci ancora gestibile per email o via whatsapp, rischia di diventare esplosiva in una discussione frontale dove ci è più difficile restare calmi. Primo suggerimento, a mio avviso fondamentale, evitare di rispondere per le rime (“mi insulta = lo insulto”). Sforziamoci ad un ascolto attivo. Questo consentirà al nostro interlocutore di sentirsi più a suo agio (meno in modalità attacco/difesa) e a concentrarsi sul problema reale e sul come lo percepisce.

Qualora non potessimo accontentare la sua richiesta o avessimo un punto di vista molto diverso, proviamo quella che alcuni definiscono “la tecnica del disco rigato”: ribadiamo diverse volte e senza scomporci la nostra opinione: « Me ne rendo conto e capisco il tuo disappunto, ma non cambierò idea ». Il nostro interlocutore finirà per accettare di non essere riuscito né a convincerci né a influenzarci!

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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