Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
Oggi ho avuto una video-call con la dirigenza di una storica impresa nazionale che opera nel settore dell’editoria e della pubblicità.
Mentre parlavamo di lavoro, abbiamo inserito qualche riflessione sulle situazioni socio economica e politica degli ultimi due anni. Bei discorsi, condivisione di idee e prospettive sugli accadimenti. Inutile girarci intorno: se fai impresa la realtà la tocchi con mano, non te la raccontano in TV…
Con l’esplosione dell’emergenza sanitaria nel 2020, quel poco che restava di un’economia nazionale già in forte affanno a causa di un sistema fiscale non certo semplice e leggero da sopportare e a causa di misure che già contrastavano il rilancio di un sistema paese già alla canna del gas, tutto è andato in pezzi.
In realtà, era già tutto crollato rovinosamente. Strategicamente, però, si manteneva un’immagine di solidità economica e di prospettive future in netta risalita. Abbiamo mangiato pane secco e risibili percentuali di PIL che confermavano il trend inverso: il paese è rimasto sul bilico del default per alcuni anni, sorretto solo dalle trattative costantemente mantenute con la UE e con gli alleati del patto atlantico.
Lo stato di crisi perenne, signore e signori, sembra fatto apposta per presentare a una popolazione ormai stremata la condizione reale della nazione che è prima in tutte le classifiche negative. Non lo dico io, lo dicono i fatti, i dati, le statistiche.
Non voglio tornare sulle percentuali relative alla corruzione, basta guardare alla difficoltà quotidiana di un italiano medio per raggiungere uno stato di vita almeno accettabile. Perché parliamoci chiaro: puoi avere il gruzzolo messo da parte, ma lo stai intaccando costantemente e non è quello che ti fa vivere bene.
Italia: una nazione da ricostruire dalle fondamenta
Accedere ai servizi di ogni genere in Italia sta diventando un terno al lotto. Peggio: una partita alla roulette russa. La digitalizzazione coniugata in lingua italiana mostra l’incapacità del sistema nazionale a far le cose seriamente. La sanità è in bilico tra il fallimento dell’idea che al criterio di salute andasse abbinato il senso del business: le Aziende Sanitarie sforneranno anche bilanci, ma non sanano malattie e non forniscono servizi degni di un paese civile.
Il lavoro? Per troppi milioni di italiani sta diventando una fissazione: se ne parla e straparla ma nessuno sa come collocarsi stabilmente. La flessibilità è stata una fregatura e l’italiano medio se n’è reso conto in ritardo.
Per altri è una fissazione al contrario: molti temono di trovarlo e perdere sussidi e redditi di cittadinanza, che invece di cancellare la povertà hanno cancellato la dignità. Poltrire è molto meglio che faticare, meglio ancora se il sussidio non ti spetta e te lo becchi lo stesso.
In questo enorme caos degno di Babilonia ma con pennellate orwelliane, si osserva un decadimento diffuso della percezione della realtà. L’analfabetismo funzionale, misto agli stati di emergenza, fa perdere il controllo della ragione, è evidente.
Pochi si stanno rendendo conto che alle urne non si torna da troppo tempo e non si tornerà a breve: al governo ragionano su un ulteriore slittamento dei tempi. Prima avevamo “la guerra pandemica” ora stiamo in mezzo a una guerra che ci appartiene solo a causa delle alleanze strategiche.
Scostamento di bilancio in vista: allarme rosso
In tutto questo, l’attuale governo parla di bilanci dello Stato e stavolta il botto lo facciamo davvero: uno scostamento di bilancio di portata stratosferica, di quelli mai visti prima, pari a 15 o addirittura 17 miliardi di euro. Bum! Un cataclisma, ma “a fin di bene“, ci mancherebbe. Inserire un simile errore finanziario nel DEF, significherebbe dichiararlo apertamente: “Signori, si chiude. Anzi no: restiamo in piedi, ma schiavi dell’UE e di tutti gli stati nostri alleati per i secoli a venire”. …ammesso che questo pianeta abbia un futuro a lungo termine.
Non usiamo le nostre risorse energetiche perchè da anni la politica trova maggiori vantaggi ad acquistare a caro prezzo gas e petrolio dalle altre nazioni. Non usiamo i nostri raccolti perché è meglio buttare arance e tutto il resto e acquistare dai nostri alleati tutto ciò che già abbiamo. Non usiamo le strategie diplomatiche perché è meglio rischiare la Terza Guerra mondiale invece di ricorrere alla diplomazia.
E’ il meraviglioso sistema democratico occidentale, bellezze…
I contentini
Il Governo Conte 1 e poi il bis, ha generato una pioggerella di bonus che è costata a noi contribuenti la bella cifra di 37 miliardi di euro, mica bruscolini. Per dare poco e nulla un poì a tutti, hanno creato bonus e controbonus invece di utilizzare la stessa somma per sostenere le imprese e i contribuenti in maniera seria.
I contentini di Conte, scusate il gioco di parole, di fronte alle sostanziose inoculazioni di denaro operate in altre nazioni, sono state come la paghetta settimanale elargita ai pargoli. Il vero problema? A molti italiani sembra piacere. E vai coi bonus allora, che il tango rischia di diventare l’ultimo ma il più pesante…
Di contentino in contentino, siamo arrivati a quello più indecente: 200 euro elargiti a tutti, ma proprio a tutti. Per farne cosa non si sa. Non ci copri il costo delle esose bollette aumentate in maniera esponenziale, non ci paghi la rata del mutuo, a meno che tu abbia acquistato una micro dependance a Topolinia, non ci paghi quasi nemmeno la revisione dell’auto che è aumentata del 22% e che, se qualcosa non funziona e devi ricorrere alla riparazione meccanica ai 79,90 euro che è obbligatorio pagare devi aggiungere qualche altro pezzo di cartamoneta.
Ma tranquilli: il governo vede tutto e risolve tutto. Si, perché per sanare l’aumento del 22% sul costo della revisione auto, è stato creato un altro bonus, che renderà più ricco l’italiano medio restituendo ai richiedenti la bella cifra di 9,95 euro direttamente sul conto corrente e tramite bonifico.
Prima di lasciarvi vi racconto una cosa: in Germania le agenzie di assicurazioni contattarono la clientela per avvertire che stavano restituendo loro la quota di polizza di cui non avevano usufruito a causa dei mesi di lockdown.
Non è una barzelletta, accade nei paesi in cui anche la popolazione conosce il significato del termine “Diritti civili” e se qualcuno li nega, non restano a guardare.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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