Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
“La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali”. Questa frase fu proferita dal Mahatma Ghandi. Quanto fu asserito dal grande filosofo e politico indiano è vero, non si possono nutrire dubbi, ma quanto sta avvenendo nel XXI secolo è degno di un’approfondita riflessione.
Nella cosiddetta “Era Moderna”, ci aspettavamo un progresso che non corrispondesse solo a una notevole evoluzione dei sistemi informatici e tecnologici. Oggi possiamo contare sui sistemi di intelligenza artificiale, è vero, ma se in una nazione come l’Italia tenti di accedere a una piattaforma web istituzionale, o provi a ottenere un diritto civile, cascano tutti gli asini che possano venire in mente…
È civile un sistema che lascia randagi i cittadini e umanizza e rende sacri gli animali, se essi sono di compagnia? Amo i cani, i gatti e tutto il corollario della fauna, ma non posso accettare che gli esseri umani, contemporaneamente alle tante campagne a sostegno dei diritti degli animali, non ottengano pari attenzioni. Non dico superiori, almeno pari.
Con la scusa della pandemia
L’esplosione della pandemia da SarsCov2 ha fatto saltare un tappo. Bum! La bottiglia si è aperta e dal suo collo è fuoriuscito uno tsunami che ha travolto ogni tipo di garanzia, diritto, aspettativa sul futuro.
Lo scandaloso andamento relativo alle restrizioni sociali imposte a colpi di un documento, il green pass, che finalmente gli stessi ideatori e sostenitori affermano essere una misura politica e non scientifica (non servivano geni per comprenderlo) ha posto una luce enorme su come chi amministra e dirige questa nazione ha una particolare propensione a sperimentare la tenuta sociale, i nervi dei cittadini e la lucidità mentale di chi abita sul territorio nazionale.
Scandali e corruzione fanno parte del sistema paese da tanti di quegli anni da esserne diventati parte integrante. “Mani pulite” servì probabilmente a non far vergognare politici, industriali e affaristi, non certo per far piazza pulita degli indecorosi comportamenti, che ricascano sempre sulle spalle degli stessi protagonisti: i contribuenti italiani.
Dopo due anni di malefatte di ogni sorta, di banchi a rotelle costati ai contribuenti un mucchio di denaro e poi rovinosamente gettati o regalati ad altre nazioni, mascherine sanitarie fuori norma acquistate in milioni di esemplari dalle istituzioni che, a parole, dicono di tenere alla collettività e alla salute pubblica, appalti dati ad aziende fantasma o che mai hanno operato nel settore dei dispositivi di protezione e altre cosucce sparse qua e là, appare paradossale una cosa: la quasi totale mancanza di reazione da parte dei contribuenti.
Come diamine sia possibile sopportare ogni sorta di azione contraria ai criteri di onestà, mi appare sempre più bizzarro. La pressione totalitarista intangibile è parte integrante del sistema paese, i cittadini non fanno una piega, anzi no: a loro è concesso di vomitare insulti sui social network, moderni contenitori di rabbia civile, utili a non far esplodere una nuova guerra civile…
Tra le notizie più recenti, ecco quanto sta a cuore la salute e sopratutto, la dignità e la libertà dei contribuenti italiani a chi governa: qualcuno deve spiegare in fretta ai contribuenti la ragione di questa…”svista”:
Con la scusa della guerra
L’Italia è l’unica nazione a non aver ancora tolto di mezzo obblighi e restrizioni. La pandemia non è cancellata per una sola ragione: fino a che l’OMS non ne decreterà la fine non ne usciremo. L’OMS non è esattamente un organismo indipendente, di conseguenza non decide autonomamente i quando, i come e i perché. Siamo ancora dentro un grande problema, quello che ha permesso restrizioni della libertà individuale, perdita di migliaia di posti di lavoro, chiusura di migliaia e migliaia di attività produttive e commerciali e cosa arriva? La guerra tra Russia e Ucraina.
A guardar bene, però, non si tratta esattamente di fatti loro, quanto di fatti nostri. Certo, sotto le bombe ci stanno ucraini e russi, ma le conseguenze di un conflitto possono mietere vittime di altro genere. La vita ha un valore enorme, una volta che tiri le cuoia non ci sono alternative, ma è importante riflettere anche su come vivi l’esistenza. Mala tempora currunt, considerando il fatto che stiamo combattendo anche noi italiani una guerra, a colpi di cancellazione dei diritti fondamentali, compreso quello di poterci scaldare d’inverno e rinfrescare d’estate, fare la spesa al supermercato senza razionamenti e poter alimentare le nostre autovetture col carburante senza dover ricorrere agli strozzini.
Questo è l’impegno che chi governa il belpaese ha giurato di portare avanti: distruggere la popolazione italiana. Faccio notare che pagavamo già il carburante prezzi fuori mercato, a causa delle storiche accise. Chiunque oggi parli di “doverosi sacrifici per salvarci dalla guerra” (la guerra di chi? Non la nostra) sta solo prendendo tutti per i fondelli, al punto tale che mentre Draghi emette dichiarazioni che in una nazione civile andrebbero evitate con molta attenzione, tipo “Preferite il condizionatore o la guerra”? scopriamo che sono stati acquistati i nuovi condizionatori per Palazzo Chigi, 57 per la precisione, e la notizia cozza moltissimo col decreto legge che impone limiti al riscaldamento e al condizionamento dell’aria negli ambienti, per ora della pubblica amministrazione, poi passeranno alle abitazioni civili…
In tutto questo, nessun quotidiano, talk show o telegiornale parla di una cosa che farebbe comprendere meglio quale sia la realtà che si nasconde sempre tra le righe delle bugie: l’Italia ha deciso di contribuire all’invio di armi all’Ucraina. Guarda caso il belpaese è il maggior produttore di armi, che vendiamo in tutto il mondo da tempo immemore.
Ci stroncano l’esistenza imponendo sacrifici opprimenti, impoverendo ancor più la popolazione, dichiarando criteri inaccettabili pur di far ingollare la pillola amara.
Un giorno scopriremo l’ammontare del volume di affari che questa nazione, la nostra, ha tirato su con la guerra tra Russia e Ucraina.
Altro che “azioni umanitarie” e sacrifici che tutti dobbiamo subire per salvare una popolazione in guerra…
Business is business. È il sistema, bellezze.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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