Putin si fermerà: parola di agente segreto…

Putin si fermerà: parola di agente segreto…

Di Claudio Rao

Il colonnello svizzero Jacques Baud è un ex membro dei Servizi segreti elvetici, analista strategico dei Paesi dell’Est e referente delle operazioni per la pace delle Nazioni Unite. Ha negoziato con i più alti responsabili militari e dell’intelligence russi immediatamente dopo la caduta dell’URSS. In seno alla NATO ha partecipato a dei programmi in Ucraina, in particolare durante la rivoluzione di Maidan nel 2014.

In una recente intervista alla francese Sud Radio, presenta il suo libro «Poutine, maître du jeu? » in cui spiega come il presidente russo otterrà i suoi obiettivi.

“Premesso che in questa vicenda c’è un aggressore e un aggredito – precisa André Bercoff, brillante conduttore della trasmissione che porta il suo nome – e che l’aggressore resta la Russia di Vladimir Putin, è indispensabile analizzare gli avvenimenti in una prospettiva storica acquisendo più informazioni per capire al meglio la vicenda”. 

Jacques Beaux inizia l’intervista col domandarsi la ragione per la quale questo conflitto magnetizzi in tal modo la nostra attenzione, fronte ad altri, meno recenti ma altrettanto gravi come quello in Irak (nel quale non sono state richieste sanzioni per gli USA) o quelli in Yemen e in Libia, per citarne solo alcuni. Un senso umanitario a geometria variabile?

La sua opinione è che tale polarizzazione sia dovuta al fatto che sono state omesse tutta una serie di fatti dalla nostra informazione quotidiana. Omissioni che ci porrebbero dinanzi a situazioni inspiegate o inspiegabili. E che qualcuno, semplificando fino all’inverosimile, ascrive banalmente alla “follia” di Putin.

Di questo oggi sta soffrendo drammaticamente la popolazione ucraina. A causa dell’invasione russa, certo, ma anche perchè gli occidentali hanno abbandonato l’Ucraina da molto tempo. Strumentalizzandola.  

“Cosa ha determinato Putin a invadere l’Ucraina?” lo interpella André Bercoff . 

“Concretamente – puntualizza Beaux – l’invasione è avvenuta dopo che le popolazioni del Donbass sono state sottoposte all’incessante bombardamento delle mitragliatrici ucaine dal 16 febbraio scorso. Era noto agli osservatori più attenti – continua – che il 24 marzo 2021 il presidente ucraino Volodymyr Zelensky avesse approvato un decreto per la riconquista della Crimea.

Di conseguenza, nel corso del 2021, le forze armate ucraine vennero dislocate verso la frontiera Sud e nel Donbass. Questo spiega perché oggi osserviamo che il grosso dell’esercito ucraino è sostanzialmente circondato nella regione del Donbass”.

Nel suo libro Jacques Baud precisa come i russi abbiano annientato l’aviazione ucraina fin dalle prime ore del loro intervento militare. Colpendo ugualmente le basi aeree ed i centri di comando presenti nel Donbass. Una manovra che militarmente si definisce “decapitazione” perché – così facendo – l’esercito è stato isolato dagli alti comandi centrali.

Esattamente la stessa manovra che fecero gli israeliani nel 1967 attaccando le forze armate egiziane nel Sinai

Nel 2014, quando Baud era responsabile della lotta contro la proliferazione delle armi leggere, scoppiò la ribellione del Donbass. Inizialmente si pensò che fossero i russi a fornire le armi ai ribelli, ma le osservazioni rivelarono le defezioni delle truppe ucraine di lingua russa che si univano a coloro che parlavano la loro stessa lingua e che avrebbero dovuto combattere. Interi reggimenti si sono schierati così con gli autonomisti. È questo che ha contribuito ad armarli fino al 2016. 

“L’origine della vicenda – spiega Jacques Baud a André Bercoff – è da ricercare il 23 febbraio 2014 quando le autorità non elette (ma installatesi a seguito del colpo di Stato) decisero di cambiare la legge sulle lingue ufficiali che fino ad allora erano russo ed ucraino. Essendo il governo provvisorio formato da ultranazionalisti, la decisione fu quella di considerare l’ucraino come unica lingua del Paese. Il russo non venne vietato, ma tutte le comunicazioni ufficiali avrebbero dovuto avvenire in ucraino.

Nel Donbass, dove la popolazione è a stragrande maggioranza russofona, vi furono manifestazioni anche violente di reazione a questa decisione. Ne nacque una ribellione che non mirava, come è stato erroneamente riportato, ad una separazione o una secessione, ma reclamava semplicemente un’autonomia (sull’esempio del Belgio o della Svizzera) che consentisse delle istituzioni più rispondenti alle necessità regionali. Questo diede origine a due referendum nelle repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk; referendum in cui si parlava di autonomia e assolutamente non di separazione!”

“La cosa – prosegue Baud – prevedeva una revisione costituzionale. Chi era deputato alla supervisione internazionale era l’OSCE (organismo per la sicurezza e la cooperazione in Europa) basato a Vienna. I garanti nelle trattative bilaterali erano la Germania e la Francia per il governo ucraino e la Russia per le repubbliche autoproclamate.

Le autorità di Kiev però non vollero lanciarsi nella necessaria riforma della Costituzione per timore che costituisse un rischio per l’unità del Paese. Questo ha naturalmente favorito la prosecuzione delle ribellioni in Donbass”. 

“Nel marzo dello stesso 2021, l’attuale presidente Zekensky non utilizzò la sua autorità per risolvere il problema, ma approvò un decreto per la riconquista della Crimea. Rinforzando la presenza di truppe nel Sud del Paese… e non all’Est”. 

“Questo lascia supporre ciò che gli ucraini hanno affermato a più riprese, ovvero al fatto che non credessero a un’invasione del Paese da parte della Russia”.

La curiosità di André Bercoff spinge Jacques Baud a rivelare a Sud Radio (in base alle sue conoscenze di agente segreto) che anche la Russia, da parte sua, non aveva la minima intenzione di attivare alcuna offensiva. 

Ciò che avrebbe determinato la decisione e che è confermato dalle osservazioni compiute dalla stessa OSCE è stato l’aumento radicale (dal 16 febbraio scorso) dei tiri ucraini sul Donbass. Questo, per i russi, significava che l’offensiva ucraina era imminente. Di qui la reazione.

Poi, il colonnello Baud, passando dal presente al passato prossimo, fa ulteriori rivelazioni: “Nel 2014 l’esercito ucraino era letteralmente sfiancato fronte alle azioni dei ribelli. Questa situazione, aggravata da un insolito aumento dei suicidi tra militari, ha spinto le autorità a supportare le forze armate con 102.000 uomini appartenenti alle milizie ultranazionaliste. Così oltre il 40% dell’esercito si trovò composto da ultranazionalisti violenti, antisemiti e antirussi”.

L’intervista volge al termine e Jacques Baud azzarda una previsione: “I combattimenti dureranno ancora qualche settimana, ma globalmente gli obiettivi sono stati raggiunti. I russi – precisa – hanno raggiunto tutti i loro obiettivi in Ucraina. Non sono affatto interessati ad occupare tutto il Paese e non intendono avventurarsi nella parte occidentale dell’Ucraina”

Per citare Goethe: “Maggiore è la luce, più scura è l’ombra”. Noi abbiamo adottato delle sanzioni nei confronti della Russia, ma le contro-sanzioni che ci verranno imposte ancora non le conosciamo. È il prezzo che dovremo pagare per tutta questa amara vicenda.

È la cosa che dovrebbe inquietarci di più, secondo Jacques Baud.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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