Rubrica settimanale a cura del dottor Claudio Rao, pedagogista clinico e giornalista
Continuiamo la nostra rubrica di consigli atti a tutelarci meglio dai tentativi di manipolazione. In questo articolo, riflettiamo sulla necessità di imparare a difenderci… contrattaccando!
« Lavoro nella stessa azienda da una decina d’anni. L’anno scorso il mio capo è andato in pensione. Con lui l’intesa era perfetta. La nuova responsabile mi è sembrata subito particolarmente antipatica. L’ambiente di lavoro è rapidamente peggiorato. Mi chiamava continuamente trattandomi freddamente. Subìto non ho detto niente e ho anzi cercato di mostrarmi più efficiente e performante. Ma tutto è rimasto come prima. Poi ha cominciato a sottrarmi dei compiti, a denigrare il mio lavoro, ad assegnarmi delle attività francamente inutili o a darmi oridini e contrordini! Ho rischiato di crollare, ma ho tenuto duro e mi sono detta che non l’avrebbe avuta vinta. Così ho incominciato ad annotarmi tutte le cose che mi diceva di fare. Rispondevo per iscritto ai suoi ordini, chiedendole conferma di ciò che dovevo effettivamente fare, mentre continuavo a sforzarmi di lavorare normalmente. Qualche settimana dopo sono andata a parlare al direttore del personale, documenti alla mano, accompagnata dal rappresentante sindacale e gli ho detto che se avesse continuato così, l’ avrei perseguita per stalking. Conoscendomi da anni, ha convocato rapidamente la mia responsabile. Uscita dall’ufficio del direttore era furibonda. Un mese dopo era stata trasferita!».
La sofferenza di Anne, all’epoca quarantacinquenne ci illustra come restare lucidi ed evitare di reagire in maniera immediata e troppo emotiva agli eventi possa, in mancanza di un confronto franco e aperto, contribuire a risolvere le situazioni più complesse.
È importante avere chiari quanto si vale quel che si vuole.
Per Anne era importante continuare a fare bene il suo lavoro, ma senza pagarne un prezzo così elevato (la propria salute mentale!). Per questo ha deciso di agire e di agire rapidamente. In siffatte situazioni, infatti, il tempo gioca a nostro sfavore! In questo caso era importante agire prima del burn out.
Ben prima di un esaurimento fisico e mentale, l’autostima e le relazioni sociali della vittima di tali situazioni subiscono già gravi contraccolpi.
Sempre osservando l’esempio di Anne, oltre alla rapidità dell’azione, riteniamo che – insieme all’organizzazione che ha posto in essere per la propria difesa – essa ha continuato a svolgere regolarmente il proprio lavoro per non prestare il fianco a eventuali critiche. Faceva ciò che le veniva richiesto senza alcuna resistenza passiva, non destando il minimo sospetto nella sua manipolatrice. Inoltre, così facendo, salvaguardava la propria autostima.
Solitamente, quando qualcuno manipola qualcun altro lo fa perchè crede che non ci siano altre possibilità per ottenere da essa ciò che desidera. Nonostante le apparenze, infatti, è rarissimo il caso di un manipolatore che ha come unico scopo quello di distruggere la propria vittima.
Per queste ragioni, nel mio studio, le rarissime volte che ho avuto a che fare con queste tipologie di soggetto abbiamo lavorato attorno al perno: “Come posso ottenere ciò che desidero / necessito senza farlo a detrimento della persona con cui ho a che fare?”.
Relativamente alle vittime, il percorso proposto era identico, ma seguiva un’altra prospettiva: “Perchè costui/costei si comporta così con me? Quale potrebbe essere il suo scopo?”
Nel caso di Anne, ipotizzammo che il suo nuovo capo temesse la sua esperienza nel lavoro e tentasse di destabilizzarla e discreditarla per affermare e definire il rapporto gerarchico. La sua superiorità, insomma.
In un intervento sul luogo di lavoro (cosa che non è avvenuta) il professionista avrebbe potuto favorire una chiarificazione capace di rassicurare la responsabile sulle sue prerogative, significandole che Anne era tutt’altro che una minaccia e che – in ogni caso – le loro reciproche mansioni e responsabilità erano diverse.
Una regola d’oro è quella di essere sempre chiari e senza ambiguità. I manipolatori infatti utilizzano proprio la nostra tendenza a lasciare le cose sottintese, magari dandole per scontate. Chiarire, dunque per evitare ogni dubbio, per illuminare le zone d’ombra che si prestano ad essere fraintese.
Se un amico gioca sul vostro legame, per esempio, chiarite sùbito: « Vuoi dire che se non faccio quel che mi chiedi non sarai più mio amico? ».
Fronte a qualcuno che mena il can per l’aia per non darvi una risposta precisa: « Ok, però io ho bisogno di una risposta chiara: il tuo è un sì o un no? ». Oppure: « Allora, se ho capito bene, vuoi dire che … È esatto? ».
In un contesto come quello lavorativo è sempre consigliato mettere le cose per iscritto per formalizzare le disposizioni ricevute. Non esitate a richiedere una conferma scritta o riformulate l’ordine attraverso una comunicazione del tipo: « Vorrei essere sicuro di aver capito bene e di non fare errori, mi può confermare che la sua richiesta è quella di… ».
Spesso dunque la chiarezza iniziale, ci evita situazioni che tendono a degenerare. Prevenire è sempre meglio che contrattaccare, insomma. Per tutti.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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