Rubrica settimanale a cura del dottor Claudio Rao, pedagogista clinico e giornalista
Continuiamo la rubrica di consigli per aiutarci a tutelarci meglio dai tentativi di manipolazione. In questo articolo, riflettiamo sulla necessità di saper riconsiderare le cose e cambiare opinione e orientamento.
Elogio dell’incoerenza? Non proprio. O forse sì. Perché è saggio mantenere una decisione quando è efficace ma non per una forma di bieca coerenza.
La coerenza ci impegna a fare ciò che diciamo e ad essere coerenti con le decisioni assunte. Sappiamo tuttavia che le azioni ci definiscono molto di più e molto meglio delle nostre sensazioni e delle nostre idee.
Normalmente, dopo attenta riflessione prendiamo delle decisioni che, una volta attivata le dinamica, tendiamo a non rimettere più in discussione. A costo di cercare delle giustificazioni postume, delle vere e proprie scuse per discolparci a posteriori sulla decisione assunta.
Questo presenta due grossi inconvenienti. Innanzitutto è una vera e propria trappola, in quanto – anche se percepiamo chiaramente che ci siamo sbagliati – saremo portati ad intestardirci e perseverare. Un atteggiamento che ci rende talora vittime di… noi stessi! Inoltre – ancor più grave – perché è semplicissimo per qualcuno che ci conosce bene costringerci a fare qualcosa che non avremmo mai fatto spontaneamente! E, una volta imboccata questa direzione, ci troveremo in un circolo vizioso in cui saremo portati a giustificare a posteriori atti che non ci appartengono né ci rappresentano perché in contraddizione con le nostre idee e i nostri valori.
In casi estremi, nel mio studio, ho verificato che queste azioni erano state interiorizzate a tal punto da aver profondamente alterato gli orientamenti di partenza e la stessa percezione individuale, tanto che le persone erano convinte della giustezza e della pertinenza di quelle loro nuove opinioni!
L’avrete capito, il problema-chiave è che in questo scenario siamo noi stessi ad auto-manipolarci! L’auto-suggestione comunque è un processo assai comune e, nella maggior parte dei casi, tutt’altro che nocivo. Se ogni nostra azione dovesse essere l’oggetto di una riflessione ponderata sul pro e sul contro, esauriremmo rapidamente le nostre energie e… il nostro tempo! La spia rossa si accende quando ci impegniamo in maniera acritica e superficiale perché è qui che i manipolatori malintenzionati possono approfittarsene.
Un pizzico di umiltà nel riconoscere i nostri errori e nel modificare la nostra traiettoria ci eviterebbe dolori e frustrazioni. Invece quante volte, vuoi per fierezza vuoi per testardaggine, proseguiamo a testa bassa nell’autoflagellazione della manipolazione su noi stessi?! E questo, nonostante i segni premonitori o gli avvertimenti che troviamo lungo il percorso!
«Se potessi tornare indietro, con l’esperienza odierna prenderei la stessa decisione di allora?»
Questa domanda la possiamo applicare a qualsiasi situazione, rendendoci conto come – molto spesso – già al momento della scelta avevamo percepito qualche segnale che avrebbe potuto dissuaderci o invitarci a modificare la nostra decisione.
Ci sono momenti in cui ci diciamo: “E’ un peccato! Con tutto quello che ho fatto fin ora, non posso mollare ora!”. Un po’ come si direbbe un giocatore al Casinò dopo aver perso tutto il suo denaro e… prima di perdere anche la propria casa! Allora, fissiamoci un limite o diamoci una scadenza fronte alla quale riesaminare la situazione per decidere se continuare o cambiare rotta.
Soprattutto diffidiamo della fretta (spesso cattiva consigliera). Prendiamoci il tempo di riflettere a mente fredda prima di una scelta importante. E non sentiamoci obbligati a prendere una strada piuttosto che un’altra. Le situazioni in cui non abbiamo scelta sono oggettivamente assai rare.
Fronte a certi contratti che abbiamo intenzione di sottoscrivere ed ai quali verrebbe aggiunta una clausolina dell’ultim’ora, per esempio, possiamo sempre – anche all’ultimo momento e nonostante la nostra convinzione – richiedere un’ulteriore mini pausa di riflessione!
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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