Russia-Ucraina: un’analisi per non perdere il filo del discorso su quanto sta accadendo

Russia-Ucraina: un’analisi per non perdere il filo del discorso su quanto sta accadendo

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Per comprendere le ragioni dell’attuale conflitto tra Russia e Ucraina, è necessario fare qualche passo indietro. Non si può analizzare professionalmente una situazione di tale portata semplicemente sbandierando il vessillo pacifista. Siamo tutti, o quasi, allergici alla guerra, fosse solo per il fatto che chi la impone se ne resta al caldo e ben protetto dagli scenari terrificanti.

Procediamo cercando di fare un po’ di ordine. Prima di tutto, per i meno informati, è bene che si sappia che non corrisponde a realtà il fatto che il presidente russo Putin, non avendo nulla di meglio da fare, all’improvviso abbia dichiarato guerra all’Ucraina. Questo conflitto ha radici che vanno ricercate ad almeno 8 anni fa, volendo fare un’analisi sui tempi recenti.

Che la Russia non nutra simpatia per la NATO è cosa nota, ma non è l’unica nazione ad avere sentimenti negativi per l’Alleanza Atlantica, e le ragioni sono note a chi è più interessato alla lettura di ciò che accade nel mondo reale rispetto agli ambienti dei reality show.

2014: il presidente ucraino Viktor Yanuckovich e il suo NO all’alleanza atlantica

Detto questo, va ricordato che nel 2014 l’allora presidente ucraino Viktor Yanuckovich non volle firmare l’accordo con la UE.  A fronte di questa decisione, la Georgia, la Moldavia e l’Ucraina dovettero stringere accordi con l’Unione Europea per poter esportare le loro merci oltre i confini del loro territorio. Si trattò di un’alleanza commerciale finalizzata ad abbattere, col passare del tempo, i dazi, e questo per consentire un più libero scambio tra le nazioni protagoniste dell’accordo.

All’epoca fu il popolo ucraino a scendere in piazza per chiedere le dimissioni del presidente Yanuckovich, e il motivo fu proprio la decisione di non voler ratificare alcun tipo di accordo con l’Unione Europea.

Fu proprio in quel periodo che la Russia, che mai avrebbe approvato il mercato comune tra Kiev e l’Europa, procedette con l’annessione della Crimea. Come si può comprendere, quindi, già da anni vi erano movimenti sulla scacchiera politica e anche bellica, seppur in tinte sfumate, che non possono essere dimenticate oggi.

La NATO rafforza gli armamenti a Kiev contro la Russia

Altro punto da tenere a mente: da un lato abbiamo Kiev che spinge da almeno un decennio per entrare a far parte dell’alleanza atlantica, contemporaneamente i paesi europei con maggior potere decisionale sulla scacchiera geopolitica, mi riferisco alla Germania e alla Francia, si oppongono.

La NATO, dal canto suo, ha continuato a rafforzare gli armamenti sul territorio di Kiev, mettendo così in crisi qualsiasi tipo di rapporto con la Russia di Putin, che alla fine di Novembre del 2021 si appellò al “buon senso”, cercando di comunicare una cosa precisa e che scriverò in maniera davvero basica: se continuerete a minacciare la Russia rafforzando gli armamenti a pochi passi dal nostro confine, e quindi minacciando la nostra sicurezza, saremo costretti a reagire.

Di fatto la NATO ha fatto la sua avanzata strategica fino ai confini della Russia servendosi dell’Ucraina. Semplifico per la comprensione di tutti. In considerazione del tipo di armamenti direzionati verso il Cremlino, si parla di missili con sistemi di lancio verticale – il famoso Mark 41 – che in una manciata di minuti, dai 7 ai 10, portano all’obiettivo finale. Minaccia reale, allarme rosso.

Perché la NATO ha armato Kiev contro la Russia

Facendo molti passi indietro nel tempo, la storia è costellata di periodi di annessione, rivoluzioni e atti di indipendenza dell’Ucraina, che nel corso del tempo è stata smembrata e monopolizzata da molte nazioni, compresa la Polonia, la Moldavia e la Crimea, ma ora concentriamoci sull’attualità.

L’indipendenza di Kiev dalla Russia è un tema delicato e complesso che, in tempi moderni, inizia il 16 Luglio del 1990 quando fu disciolta l’Unione Sovietica. Fu proprio dopo il crollo che l’Ucraina si rese indipendente attraverso la dichiarazione che fu approvata dal neonato parlamento. L’atto di indipendenza dell’Ucraina è datato 24 Agosto 1991. Per ovvie ragioni i rapporti tra Russia e Ucraina da quel momento non furono affatto buoni…

Oltretutto vi erano anche ragioni non di poco conto, come la presenza sul territorio ucraino di armamenti nucleari.

L’Ucraina è un paese che dal momento della dichiarazione di indipendenza ha conosciuto lunghi periodi di crisi economica, instabilità politica e di conseguenza questa fragilità l’ha messa nella condizione di essere facilmente adulabile dalla NATO, che per ovvie ragioni strategiche è interessata a essere prepotentemente presente sul territorio.

Non avendo una consistenza economica e politica, Kiev ha sempre ripiegato sulla soluzione dell’alleanza atlantica, sugli accordi commerciali con la UE, per superare il rischio di riannessione alla Russia, ma questo ha reso sempre più fragile la sua capacità di determinazione sul territorio.

Nell’aprile del 2021 la NATO ha nuovamente comunicato a Kiev di sbrigarsi ad attuare riforme interne atte a “Rafforzare le istituzioni democratiche del paese”. Attenzione però, secondo i parametri NATO, l’Ucraina per arrivare a un sistema di diritto deve necessariamente armarsi in maniera adeguata. I sistemi di difesa sono una costante in chi presenta come democratico e pacifista, ma tant’è…

Alla fine, volendo stringere il discorso, la NATO arma l’Ucraina per far si che essa sia finalmente una nazione autodeterminata, democratica e in grado di difendersi.

Quale modello di democrazia arma le nazioni NATO?

Di quale democrazia si parla? Di quella statunitense, che volendo ha ombre e chiaroscuri su molti fronti? Non funziona che al solo dire la parola “Democrazia” essa si materializza in tutto il suo splendore. Ricordo a chi legge che il durante la presidenza Obama gli USA hanno ricevuto un Nobel per la Pace con la motivazione dell’intenzionalità a volerla realizzare, non per aver messo in atto azioni concrete in tal senso.

Poniamoci ora una domanda: fa bene l’Ucraina ad affidarsi alla NATO che ha tutto l’interesse di rafforzare la presenza di missili ai confini con la Russia per tenere sotto minaccia costante Putin? I rapporti tra la potenza occidentale e quella sovietica non mi sembra siano stati mai idilliaci, volendo prendere per buona la storia come ci è stata raccontata.

Per dirla brevemente: se gli Stati Uniti, come dichiarano da tempo, stanno semplicemente sostenendo l’Ucraina, per quale motivo l’ingresso nell’Alleanza Atlantica è costantemente osteggiato ma le risorse belliche sono metodicamente rafforzate? Viene il dubbio che stiano sfruttando il territorio ai confini con la Russia, e che nulla ci azzecchi il lato umanitario e democratico, ma è solo un dubbio…

Russia, NATO e le origini del disaccordo

Per ovvie ragioni questo mio editoriale non affronta molti altri aspetti di questa questione così complessa perché sarebbe necessario uno spazio maggiore. Pongo però un paio di riflessioni che ritengo importanti. La prima, quel tentativo della NATO di riprendere il filo del discorso con la Russia, che dal 2019 non replica agli inviti dell’Alleanza Atlantica. Il Consiglio Nato-Russia è stato convocato più volte, ma il Cremlino è rimasto in silenzio.

Il secondo punto, non meno importante, è quello relativo al perché la Russia osteggi ormai da anni ogni tentativo di dialogo con la NATO. Anche in questo caso è necessario tornare indietro nel tempo. Prima dell’istituzione del Consiglio NATO-Russia, era attivo il PJC – Consiglio Congiunto Permanente – di cui faceva parte anche la Russia, che si ritirò nel 1999 in segno di protesta dei bombardamenti NATO in Jugoslavia, per poi rientrare a farne parte in tempi successivi. Sta di fatto che queste riunioni, il cui contenuto è relativo alla sicurezza delle nazioni, sono state indette sempre più di rado, almeno fino al 2016.

Le vere ragioni di questa guerra

Ogni guerra ha costi umani ed economici. In questo conflitto paghiamo tutti pegno, allora perché portarla avanti? Per la prima volta gli USA stanno mettendo a serio rischio i contingenti militari, che fino a oggi sono stati spediti nei territori più impervi del pianeta Terra per combattere guerre altrui con la scusante di voler “democratizzare” certe nazioni. In realtà, ovunque sia calata la mano degli USA, non si è fatto altro che militarizzare nazioni che avevano semmai imparato a dialogare per sconfiggere l’ombra del conflitto.

Con la frase “Guerre di pace” abbiamo appreso come la strategia linguistica possa oscurare la strategia imperialistica.

Fino a ora gli USA hanno subito le perdite umane minori, anche se a mio parere qualsiasi decesso provocato dalla smania di potere è da considerarsi strage, ma fino a che punto si sta spingendo, ora, il colosso democratico, almeno sulla carta, e quale prezzo è disposto persino a pagare per sferrare l’attacco a un unico desiderio che scalda il cuore della potenza statunitense, e cioè l’energia sotto qualsiasi forma?

È anche importante riflettere sul fatto che gli USA stanno dimostrando un interesse spasmodico nei confronti della lontanissima Ucraina, così vicina invece alla Russia, non consentendo però a questa nazione di entrare a far parte dell’Alleanza Atlantica. Stride quindi con le dichiarazioni pacifiste e protettive, considerando il fatto che i suggerimenti all’Ucraina sono quelli di rafforzare le difese interne, con la promessa che un giorno, forse, semmai, si potrebbe considerare il suo ingresso nella Nato.

Rafforzare le difese contro chi? Contro la Russia che dal canto suo chiede semmai una riannessione del territorio – e questo è un discorso a parte che qui non voglio affrontare – o per allearsi momentaneamente, ma non sulla carta, al solo scopo di diventare l’arma puntata dagli USA direttamente sul Cremlino?

Zelenskiy, il presidente dell’Ucraina, è stato comunque lasciato solo dalla NATO, che ha dichiarato di sostenerlo ma senza avere intenzione di inviare forze militari sul campo. Il sostegno morale ed economico, secondo i parametri dell’Alleanza Atlantica, sono sufficienti…

Alleanza Cina-Russia? Non proprio…

Si parla da giorni di alleanza tra Russia e Cina, ma anche in questo caso si tratta di informazione scorretta. Cina e Russia, poco tempo fa, hanno firmato un accordo commerciale per l’acquisto di idrocarburi. Di fatto la Cina è diventata cliente della Russia. Lo scopo di Putin è quello di trovare sovvenzioni economiche utili a parare il colpo delle sanzioni che gli stanno arrivando a pioggia dal mondo occidentale.

Attenzione, le sanzioni sono una sorta di messaggio subliminale di questo genere: non ti dichiariamo guerra, non ci stiamo alleando contro di te, ti stiamo portando a smettere con l’attacco bellico riducendo la tua capacità economica e commerciale.

La Cina si sta mantenendo in qualche modo neutrale, nel senso che approva le motivazioni della Russia. Detto in parole povere: l’Oriente sa perfettamente che sotto la maschera del pacifismo con slogan intonati a sostegno della popolazione ucraina, si nasconde un solo obiettivo: l’espansione della NATO.

Contemporaneamente, la Cina sta cercando di ristabilire un rapporto equilibrato con gli USA, a cui ha recentemente chiesto “razionalità e pragmatismo” attraverso un colloquio telefonico tra il ministro degli esteri, Wang Yi con il segretario di Stato Usa, Antony Blinken.

Di contro, Putin ammette il fatto che la Cina voglia riannettere Taiwan. Putin mi sembra più intenzionato a bloccare la NATO che a guerreggiare con la fragile e dipendente Ucraina. Che a conti fatti è diventata la porta di accesso USA al territorio russo.

In un eterno gioco alla strategia di guerra intangibile, almeno tra chi regge le fila di tutto, resta però l’aspetto umano: a essere terrorizzati, a morire, a vedersi razionalizzare l’erogazione del proprio denaro dai bancomat come sta accadendo in queste ore in Ucraina, in questo momento non sono Putin, Biden, Xi Jinping bensì la popolazione ucraina in fuga dal proprio paese e la cui vita, futuro, terrore, valgono meno di un’avanzata sul territorio odi una presa di potere sull’energia planetaria. E’ sempre andata così.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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