Profili falsi: il vero flagello della Rete

Profili falsi: il vero flagello della Rete

Di Sergio Ragaini

Stanno diventando un problema, per alcuni un vero “flagello”. Mi riferisco ai profili falsi, che sempre più affollano la Rete. Scopo di chi li gestisce, spesso vere e proprie organizzazioni, è quello di conquistare la fiducia degli utenti, alfine, quasi sempre, di carpire loro denaro, attraverso varie forme, spesso particolari. Tuttavia, nessuno di questi può sapere di noi più di quanto noi stessi comunichiamo loro. Di conseguenza, il pericolo deriva solo dal dargli credito, accettando ciò che ci viene proposto. Se non lo facciamo, l’unico pericolo è il fastidio della loro presenza. Un fastidio al quale possiamo facilmente ovviare “con un semplice clic”.

Ormai sono già anni che esistono. Per alcuni sono diventati delle vere e proprie compagnie nella propria vita, anche professionale.

Sto parlando dei Social Network. Si tratta di quelle strutture che permettono a chiunque di farsi conoscere, di parlare di sé, di presentarsi al Mondo.

Sono quelle strutture che hanno a disposizione diversi servizi di condivisione. Tra i quali, però, il principale è uno: il Diario. In questo spazio, che in inglese suona come “timeline” (la traccia, o la linea, del Tempo, cosa che suona quasi spirituale), l’utente può scrivere quello che vuole. E può anche condividere materiale, suo o di altri. Può aggiungere foto, file, video, e, in molti casi, effettuare anche dirette streaming, per raccontare momenti della sua vita.

Può interagire con altri, commentando i post di altri. Può comunicare in maniera diretta le proprie sensazioni, e le proprie opinioni.

E, infine, ha a disposizione un servizio di messaggistica, con il quale può contattare direttamente gli altri utenti. Questo servizio, in alcuni casi, è integrato con il Social, mentre, come nel caso di Facebook Mobile (la versione per Smartphone di Facebook), è esterno, e si avvale di un’apposita applicazione, pur essendo a tutti gli effetti parte del Social Network.

Quello, però, che contraddistingue un Social Network da un semplice servizio di messaggistica, anche se avanzata, come nel caso di Telegram (più ancora che di Whatsapp) è proprio la presenza di un Diario, dove una persona parla di sé, e pubblica qualcosa della sua vita, in qualche modo “presentandosi” al Mondo.

Quando, quindi, vediamo il profilo di una persona, pensiamo che dietro quel profilo ci sia “realmente” una persona fisica, che “realmente” qualcuno sia lì, a parlare di sé. Con il solo scopo, in qualche modo “puro”, di farsi conoscere. O di fare nuove amicizie.

Tuttavia, purtroppo non è sempre così: spesso, purtroppo sempre più spesso, dietro quel profilo non si nasconde una persona, o almeno non la persona che appare lì. Spesso, quella persona è solo un nome fittizio, che nasconde organizzazioni dagli scopi ben poco luminosi. E che, in qualche modo, hanno solo l’obiettivo di “agganciare” persone, a scopo di estorsione o, comunque, di carpire soldi a chi cade nella loro trappola.

Oggi, purtroppo, tutto ciò è sempre più frequente. Al punto da presentare quasi una situazione invertita: sino a qualche anno fa, infatti, le richieste di contatto sui Social network erano di persone vere, e talvolta spuntava, qua e là, qualche profilo falso. Oggi, invece, si verifica quasi la situazione opposta: la maggior parte delle richieste di contatto provengono da profili falsi, mentre qualche volta abbiamo richieste da profili veri.

Parlavo già di questo argomento in questo articolo, sempre per questo giornale. Il crescere, quasi esponenziale, di questo fenomeno, mi porta a riparlarne nuovamente, anche per capire come arginare la cosa, e come i Social Network potrebbero intervenire per farlo (anche se dubito che lo faranno).

La prima cosa da notare è, secondo me, questa: come dicevo, chi entra in un Social Network ha come obiettivo principale raccontare di sé attraverso il suo diario. E, poi, comunicare con altri, che saranno tra i suoi contatti, discutendo con loro.

La funzione di messaggistica privata è sovente, salvo per qualche gruppo, utilizzata meno. Nel senso che viene utilizzata per comunicare qualcosa, spesso solo, o quasi,  tra coloro i quali hanno interessi comuni. Ad esempio, se un musicista aggiunge un altro musicista ai suoi contatti, avrà voglia di dialogare con lui su argomenti musicali. Soprattutto se ci sono delle analogie.

Oppure, il contatto può avvenire anche per altri motivi. Ad esempio, io sono stato contattato in privato, sulla messenger di Facebook, da persone che volevano complimentarsi per miei interventi durante alcune manifestazioni.

Quindi, spesso, il contatto diretto è legato a motivi ben precisi, e raramente avviene se questi non sono presenti.

Questo è già un elemento interessante per riconoscere il profilo falso: solitamente, infatti, questo agisce in maniera opposta al profilo vero. Salta, infatti, subito all’occhio il fatto che il suo profilo sia spesso vuoto, e sovente appena aperto. Si vede, quindi, un profilo senza nulla, e solo con una o poche foto. Talvolta, relative a immagini del profilo, costantemente cambiate, con volti e persone diverse. E questo fa comprendere che c’è qualcosa di anomalo.

Il passo successivo avviene appena queste persone vengono aggiunte ai nostri contatti. Infatti, si viene quasi immediatamente contattati con un messaggio privato. Come dicevo, questo avviene raramente da parte di un profilo vero, a meno che non ci siano, come detto, dei motivi specifici per farlo. Ben difficilmente, altrimenti, una persona appena aggiunta ci contatterà in privato.

Soprattutto, non lo farà per motivi “futili”, o con messaggi banali. Infatti, questo è l’elemento che ci fa, spesso, capire che ci troviamo davanti ad un profilo falso. Questo profilo ci contatterà, come dicevo, con messaggi banali, il cui più comune è “come stai”, tradotto in varie lingue, tra le quali le più comune sono l’inglese e il francese. Sul francese torneremo a breve, perché è importante.

L’altro messaggio banale che spesso ci giunge, soprattutto se il dialogo prosegue, è “Possiamo essere amici?”. Questo messaggio è del tutto inconsistente: infatti, se una persona ha accettato una richiesta di contatto, ha già affermato che il contatto è possibile. Con questa richiesta, chi ci ha contattato sta affermando ce vuole un contatto più “diretto”, “personale”, che quindi non si esplica attraverso un profilo su un Social, ma attraverso un dialogo individuale.

Questo già dovrebbe insospettirci: infatti, nessun profilo vero ci contatterebbe privatamente per chiederci cose di questo tipo: al limite, come dicevo poco fa, lo farebbero per motivi più sostanziali.  E solo in determinate situazioni.

A questo punto, se continuiamo il dialogo con queste persone, ci accorgiamo sempre di più che il loro racconto tocca punti “paradossali”. Che, spesso, sono legati a schemi abbastanza fissi.

Il primo che ci si presenta è l’avere situazioni complesse. Ad esempio, potremmo incontrare una persona che è di origine tedesca ma vive in Gran Bretagna, magari dopo essere stata in Indonesia. Le situazioni complesse, ovviamente inventate, derivano dal fatto che, sovente, si nota che la persona non utilizza un linguaggio tale da giustificare la sua presunta provenienza. Ad esempio, una persona si presenta come italiana e poi parla un italiano non di certo da madrelingua. In quel caso, viene fuori che, magari, vive a Edimburgo, o qualcosa di simile.

Un altro degli schemi fissi, che si presenta, tutto sommato, sovente, è quello del “soldato”. Diversi di questi contatti falsi sono soldati in missione da qualche parte. E questo già dovrebbe stupirci: chi davvero usasse un Social Network in simili situazioni, probabilmente condividerebbe molto della sua vita in quella situazione, raccontando molto di questo. Le persone in questione, invece, non raccontano nulla in questo modo. Poi, magari, il giorno dopo, sul loro profilo vediamo comparire una loro foto seminuda. E questo ci dice che il racconto della loro presenza in zona bellica non è vero.

Come poi dicevo, il loro linguaggio è spesso approssimativo: queste persone usano quasi sempre le stesse frasi di circostanza, magari utilizzando un traduttore automatico. Ma non vanno oltre una comunicazione parziale e approssimativa.

Ad esempio, una di queste presunte “soldatesse” mi aveva detto che avrebbe avuto piacere di venire a conoscermi, quando le fosse stato dato un congedo. Quando le ho chiesto se aveva il denaro per venire, mi ha ripetuto la stessa frase di prima. Questo voleva dire che, probabilmente, usava un frasario limitato in lingua inglese, che le permetteva di dire solo determinate parole, e di esprimere solo determinati concetti, senza però riuscire ad andare oltre.

Tuttavia, vi sono altre situazioni paradossali e spesso al limite dell’assurdo. Ad esempio, avevo tra i miei contatti una persona, che mi aveva contattato. Il giorno dopo, vedo che la foto del suo profilo è cambiata, sostituita da un’altra di una persona sicuramente con diversi anni di più.

Questa persona mi contatta con un messaggio privato, dicendomi di essere la madre della titolare del profilo. Anche questa situazione è paradossale: difficilmente, infatti, una madre comunica attraverso il profilo della figlia, soprattutto per contattare persone sconosciute!

Una delle richieste successive è poi quella di contatti più “diretti”. Che sono la mail o il numero di cellulare (il contatto Whatsapp, come loro dicono). Questa richiesta è accompagnata, talvolta, dal messaggio in cui la persona dice che deve comunicarci cose importanti.

Se rifiutiamo, talvolta ci viene nuovamente inviato lo stesso messaggio, e questo ci fa capire che qualcosa non funziona correttamente!

Inoltre, un’altra anomalia è quella della lingua stessa: talvolta abbiamo persone con nome francese che ci scrivono in russo. Oppure persone dal nome russo che ci scrivono in francese. Queste situazioni ci fanno capire che i nomi utilizzati non sono quelli veri, e che, verosimilmente, dietro questi profili non c’è nemmeno una persona, ma un’organizzazione.

Se il dialogo prosegue, spesso “scattano” altri tipi di comunicazioni. Che, sovente, se non quasi sempre, si esplicano in richieste o offerte di denaro.

Le offerte di denaro hanno quasi sempre uno schema fisso: la persona è un malato terminale (il “cancro al cervello” è molto gettonato) e ha una disponibilità finanziaria, che lascerebbe a qualcuno di buon cuore.

Ovviamente questa è una cosa ben poco credibile: nessuno lascerebbe centinaia di migliaia di euro nelle mani di uno sconosciuto. Tuttavia, qualcuno, magari in difficoltà finanziarie, potrebbe credere possibile la cosa, e cadere di conseguenza nella trappola.

L’offerta di denaro può spesso diventare l’offerta di un prestito. Queste offerte appaiono anche spesso in messaggi di commento di post sui vari diari. Ovviamente, questi messaggi sono del tutto “non contestuali”, nel senso che non hanno alcun riferimento con il post in questione. Questi messaggi erano, devo dire, più frequenti in passato, e riempivano spesso le bacheche degli eventi. Oggi sono meno diffusi, anche se, ancora, compaiono qua e là.

Le richieste di denaro sono anch’esse molto diffuse. In passato, uno “stilema” molto utilizzato era quello della madre malata. Oggi, in molti casi, vengono richiesti soldi per motivi quali la connessione internet in scadenza. A me, ad esempio, era stata richiesta una “gift card” (una carta regalo) che avrei dovuto acquistare per una persona la cui connessione internet stava scadendo.

Cosa questo significhi non si sa: infatti, la connessione internet è contestuale al credito telefonico. Tuttavia, questo fa nascere nella persona l’idea di qualcuno che non potrà più comunicare. Portandolo ad effettuare la donazione richiesta.

Sebbene tutto questo possa apparire paradossale, diverse persone, davvero “al disopra di ogni sospetto”, sono cadute in trappole di questo tipo. Ci sono persone, seppur di notevole cultura, che sono arrivate a dare migliaia e migliaia di euro a questi pseudo individui, magari perché questi hanno mostrato loro dei documenti che sembravano del tutto veri.

Parlavo della lingua francese: spesso, questa, è invece parlata correntemente da chi la utilizza, a differenza di altre lingue.

Il motivo è, tutto sommato, non difficile da comprendere: questa lingua, oltre che in Francia, è di fatto la lingua ufficiale di diversi Paesi Africani. E, diverse di queste organizzazioni criminali, hanno base in Paesi Africani, quali il Ghana. Non a caso, quando qualcuno si è “scambiato” il numero di telefono con qualcuna di queste “presunte persone”, questo aveva prefissi internazionali che rimandavano a Paesi Africani, spesso proprio il Ghana (+232). Dove, però, anche l’inglese è spesso corrente: di conseguenza, queste persone danno l’impressione di essere francesi, piuttosto che di madrelingua inglese, mentre stanno comunicando da qualche Paese Africano.

Il problema dei “contatti falsi” sta, purtroppo, interessando anche servizi di messaggistica avanzata, quali Telegram. Parlo proprio di questo perché, qui, a differenza di servizi quali WhatsApp o Signal, vi sono due caratteristiche. La prima è quella che si può essere trovati in una Directory globale, anche senza il numero di telefono. Telegram, tra l’altro, offre anche la possibilità di introdurre un proprio “nickname”, che permette di essere reperiti anche senza conoscere il nostro numero di telefono. La seconda caratteristica è quella di avere Gruppi “Pubblici”, che quindi appaiono sulla Directory Globale, e ai quali ci si può iscrivere liberamente, aggiungendo liberamente chi vogliamo (funzione, questa, possibile comunque anche in gruppi privati).

Questo fa sì che contatti falsi entrino in questi gruppi e, inoltre, possano contattarci.

Telegram offre poi anche la possibilità di aprire Canali, introducendo anche la possibilità di commentare i post.

Grazie, in particolare, alle prime due opzioni, è facile quindi essere contattati da improbabili personaggi. Che, come sempre, si presentano con frasi banali quali “Come stai”?

In questi casi, vediamo spesso delle incongruenze, simili e forse maggiori di quelle precedenti. Ad esempio, ero stato contattato da una persona che diceva di venire da Bologna. Ho notato che avevamo un gruppo in comune. Le ho chiesto qualcosa su questo Gruppo, lei mi ha detto: “Ho uno studio su questo Gruppo”. La cosa non ha alcun senso. E fa capire che questa persona non era di Bologna, e sicuramente non di madrelingua italiana.

Sovente, chi ci contatta su Telegram ci propone investimenti in Bitcoin, magari perché ha visto il nostro nome in un gruppo che si occupa di questo, nel quale siamo stati aggiunti.

Forse queste persone sono sincere: tuttavia, personalmente non farei affari con sconosciuti! Se faccio affari, preferisco farli con persone di fiducia, con le quali, verosimilmente, ci sia un rapporto diretto.

Anche qui le offerte di denaro, o le richieste, avvengono. Una persona, che mi aveva contattato, mi aveva chiesto se poteva affidarmi del denaro da investire in immobili. Cosa del tutto inverosimile!

Una delle situazioni più recenti, su Telegram, è la vendita di Green Pass falsi. Questo accade nei Gruppi, solitamente pubblici (a meno che qualcuno non posti il link d’invito al proprio gruppo privato su qualche Gruppo Pubblico), e come commenti a post di Canali, dove è attiva la possibilità di commentare i post.

Solitamente, chi posta questi messaggi non lo fa una volta: io, nel mio Canale Telegram, ho trovato un messaggio di questo tipo ripetuto 32 volte, come commento ad altrettanti post.

Fortunatamente, esiste la possibilità di cancellarli “in un colpo solo”, segnalando al contempo il messaggio come spam, e rimuovendo quell’utente dal nostro Canale o dal nostro Gruppo.

Credo che, a questo punto, abbiate diversi elementi per capire quando un profilo è verosimilmente falso, e per sapere come operare. Sicuramente, la cosa importante è non dare denaro in alcun modo: chi ha bisogno di denaro, si rivolge ad apposite organizzazioni di aiuto e supporto, o al limite a qualche amico, e non sicuramente al primo sconosciuto in Rete! Lo stesso per donazioni: non pensate minimamente di accettarle, e non accettate eventuali prestiti da queste persone, anche se il loro tasso di interesse appare molto basso. Addirittura qualcuno ha offerto fondi a costo o a tasso zero.

Ebbene: ignorate tutto questo, anche a fronte di storie “strappalacrime”.

Come poi dicevo, un profilo vero non contatta altri privatamente con frasi banali. Queste sono solo usate per “agganciare” qualcuno, e proporgli, sovente, qualche truffa. Che potrebbe arrivare anche a farsi mandare il denaro per un viaggio, facendo sognare un “idillio” a qualcuno o a qualcuna, per poi, ovviamente, sparire nel nulla.

Per concludere, tuttavia, è il caso di vedere cosa fanno, e cosa potrebbero fare i Social Network per arginare questo fenomeno, che oggi è una vera e propria “piaga” infestante, come la zizzania che distrugge le coltivazioni.

Alcune cose, i Social già le fanno. Social Network come VK, una volta che la situazione viene segnalata, sono molto solerti nel chiudere il profilo della persona che sta causando il problema.

Questo accade anche nel caso di messaggi “fuori contesto”, quali quelli di offerta prestiti: ne avevo segnalato uno e, nel giro di 15 minuti, il profilo di questa persona era stato chiuso.

Quindi, occorre segnalare immediatamente queste situazioni a chi gestisce il Social Network: solitamente, l’azione è solerte.

Tuttavia, il problema rimane: infatti, queste persone, che, come dicevo, sono spesso organizzazioni, nello stesso momento apriranno altri profili falsi, e riusciranno a portare avanti truffe che avranno, talvolta, successo: se, almeno in alcuni casi, questo successo non ci fosse, situazioni di questo tipo non esisterebbero più: in fondo, siamo sempre noi che permettiamo ad altri di fare le cose!

Personalmente, vedo una sola possibilità in tal senso, da parte dei Social Network: chi li gestisce dovrebbe verificare l’identità di chi vi si iscrive. In tal modo, questi problemi non sorgerebbero, o sorgerebbero in misura molto minore: infatti, occorrerebbe che chi si iscrive porti un documento falso. Cosa sempre possibile, ma già più difficile.

Non a caso, i siti di appuntamenti (che, personalmente, non ho mai frequentato) sono luoghi più sicuri: qui, l’identità dei membri viene verificata, in modo da non far incorrere in spiacevoli sorprese.

Per qualcuno, purtroppo, questa sarebbe una negazione di libertà: purtroppo, quando aumenta la sicurezza,la libertà diminuisce, almeno un po’. Occorre trovare un compromesso, e capire se, in questo caso, potremmo accettare un po’ meno libertà, quale quella di avere profili “anonimi”, in cambio della sicurezza di avere, con grande probabilità, un interlocutore “vero” al di là del terminale con cui stiamo comunicando, e non qualcosa di non meglio definito, che non ha sicuramente buone intenzioni nei nostri confronti.

Questo è tutto da vedere: per il momento, il mio consiglio è quello, prima di accettare un contatto, di dare un’occhiata al profilo. Se questo non contiene nulla, se non qualche foto, magari aggiunta tempo prima, forse è il caso di rifiutare il contatto. Allo stesso modo, consiglio di rifiutare il contatto se il profilo è “sospetto”, e presenta solo foto di banche e banconote, ad esempio. Forse è il caso di bloccare qualsiasi contatto sul nascere. Valutate anche se è il caso di “segnalare” immediatamente il profilo.

Credo che atteggiamenti quali “Accetto solo chi conosco”, che molti attuano per evitare spiacevoli sorprese, siano estremi, e poco produttivi: infatti, lo scopo di un Social Network è proprio quello di conoscere e relazionarsi. Se accettate solo i contatti di chi conoscete, buona parte della funzione del Social Network viene meno, e questo diventa solo una sorta di “Caffè Virtuale”, nel quale comunicare solo con persone conosciute. Direi un po’ limitativo.

Per concludere, ricordate comunque una cosa essenziale: nessun contatto, su un Social, può venire a conoscenza di un numero maggiore di informazioni rispetto a quelle che avete condiviso o quelle che gli fornite. Quindi, in linea di massima, questi contatti sono del tutto “innocui”. A meno che il pericolo per voi non glielo diate voi stessi, fornendo loro dati critici su di voi, quali accessi a conti bancari o simili.

Quindi, a parte la “piaga” della loro presenza massiccia e insistente, questi contatti non causano pericoli sostanziali, a parte un eventuale fastidio: il pericolo esiste solo se fornirete loro quello che vi chiederanno. Se non lo farete, non potranno farvi nulla. Se volete, potete divertirvi ad aggiungerli ai vostri contatti (almeno qualcuno di loro), per vedere in pratica tutto quanto vi ho detto in questo articolo, vale a dire contatto immediato con frasi banali, offerta di essere amici, richieste o offerte di denaro, offerta di improbabili investimenti o di prestiti a tassi quasi inesistenti, presentazione di queste persone come soldati in missione, e altro ancora. Vedrete che andrà di fatto sempre così.

Tuttavia, come in tutte le cose, sarete voi a rendere questi contatti pericolosi: altrimenti, come si può dire, sono solo icone su uno schermo, che possiamo cancellare con un clic, semplicemente bloccandoli.

DONA ORA E GRAZIE PER IL TUO SOSTEGNO: ANCHE 1 EURO PUÒ FARE LA DIFFERENZA PER UN GIORNALISMO INDIPENDENTE E DEONTOLOGICAMENTE SANO

Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

Lascia un commento

Your email address will not be published.