Rubrica settimanale a cura del dottor Claudio Rao
Dopo aver analizzato alcune delle principali tecniche di manipolazione, continuiamo la nostra rubrica formulando alcuni consigli per aiutarci ad essere più vigili e a tutelarci meglio dagli inevitabili tentativi di manipolazione di cui siamo o saremo oggetto. In questo primo articolo, riflettiamo sulla fiducia in noi stessi e nel nostro sistema di allarme interno.
«Il prezzo della libertà è un’eterna vigilanza» (Thomas Jefferson, 3° presidente degli Stati Uniti d’America).
Iniziamo col rassicurarci. Fronte alle innumerevoli tecniche di manipolazione e all’abilità di coloro che le utilizzano, non è necessario cedere al panico e rintanarci in una torre d’avorio, sempre sulle difensive. Sì, ma come fare per restare vigilanti, come suggerisce la citazione in apertura?
Ci sono dei segni che possono allertarci e farci entrare in “modalità vigilanza”; segni che sono facilmente reperibili perchè presenti in ciascuno di noi. Il problema è che abbiamo smesso di ascoltarci! Non ci concediamo nè il tempo nè la serenità per risentire i segnali del nostro corpo e della nostra mente ed interpetarli correttamente (a volte paghiamo dei professionisti per farlo al nostro posto!).
Rammentiamo che le emozioni giocano un ruolo preponderante: emergono per indicarci, tra l’altro, i bisogni che hanno necessità di essere soddisfatti. È possibile, per esempio, che fronte ad un manipolatore, proviamo una sensazione di ansia più o meno intensa e non meglio identificata. Quest’ansia fa parte della grande famiglia delle emozioni e ci indica la paura.
La paura è utile ad attivare le nostre energie quando ci sentiamo minacciati. La funzione dell’ansia è proprio quella di renderci più vigilanti! Non dobbiamo dunque sottacerla, minimizzarla perchè la priveremmo del suo ruolo. La nostra intuizione e il nostro senso dell’osservazione possono, al contrario, aiutarci a capire da dove proviene e qual è l’oggetto della nostra ansia.
Anche la collera o la tristezza possono essere interessanti campanelli d’allarme fronte ai tentativi di manipolazione. La prima rivela una sensazione d’ingiustizia, di frustrazione. La collera può emergere anche se ciò che la provoca non ha una ragione esplicita, non è conscio, potremmo dire (usando il vocabolario proprio agli psicologi, ma non a noi pedagogisti clinici): conosciamo tutti qualcuno che si adira per un nonnulla e al quale parlare è tutt’altro che facile. Allora, se non siamo di natura irascibile, ma sentiamo nascere in noi questa sensazione d’irritazione, chiediamoci prima di tutto quale ne sia la ragione. E analizziamola.
Tristezza, scoraggiamento, disperazione possono ugualmente essere segnali d’allarme di una manipolazione, una specie di antifurto emotivo deputato a far scattare in noi una barriera difensiva. La tristezza, in generale, è collegata alla sensazione di perdita e potrebbe anche significare… una perdita della libertà.
Pensiamo all’ultima volta che ci siamo lasciati manipolare. Probabilmente abbiamo provato una sensazione di vergogna. Essa è il primo inequivocabile segno di una ferita emozionale nell’autostima. La vergogna mina l’amore e la fiducia in se stessi, impedendo perfino – nei casi più gravi – di proiettarsi in un proprio futuro.
La vergogna è un peso schiacciante, insopportabile se diventa permanente, con conseguenze piuttosto gravi che vanno fino alla depressione. Come il senso di colpa, la vergogna altera l’immagine che abbiamo di noi stessi e la macchia inesorabilmente. Ed è proprio su queste due emozioni che fanno leva i manipolatori per renderci più malleabili e piegarci ai loro desideri!
La vergogna, inoltre, ha la capacità d’imprigionarci in essa in quanto ci è sempre molto difficile parlare di qualcosa che ci fa vergognare. È un po’ come una ferita purulenta che non osiamo mostrare al medico per paura che si rifiuti di curarla. Un vissuto che ci impedisce il dialogo franco e aperto necessario per porre fine alla situazione.
Ricordiamoci dunque che ogni disagio ha la sua causa. Il nostro compito è quello di decriptarla per imparare a riconoscere, arginare e stoppare la manipolazione e il plagio di cui siamo vittime.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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