Di Maria Luisa Chioda
“Dolore e dispiacere per la decisione della Consulta sul referendum per l’Eutanasia? Usciamo dalle condizioni psicologiche dell’accaduto. Abbiamo fatto tutto il possibile con 1 milione e 240 mila persone che hanno sostenuto questo Referendum. Non è oggi il dolore la reazione giusta perché questa azione va avanti. La lotta non si ferma qui. Siamo arrivati a questo punto, con la parziale legalizzazione del cosiddetto aiuto al suicidio, il testamento biologico, attraverso la disobbedienza civile, continueremo su questa strada. Sono più preoccupato, devo dire, per lo stato di salute della democrazia italiana. Vediamo ora cosa succederà sull’altro referendum, quello sulla cannabis. Se dovesse essere cancellato anche questo rischia di essere un’occasione persa per la possibilità di una stagione referendaria. Anche sulla giustizia, perché poi c’è il problema del quorum…”.
Lo ha detto Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, a 24 Mattino su Radio 24, in merito alla decisione della Consulta che ha decretato l’inammissibilità del Referendum per l’eutanasia legale. “Il fatto che il Parlamento non abbia ancora legiferato doveva essere una ragione in più per ammettere il referendum, non per bocciarlo- ha sottolineato Cappato – . Il Parlamento non ha al proprio interno il consenso per andare avanti nella direzione dell’espansione dei diritti individuali, di questo ce ne possiamo rammaricare, però non si può neanche fare finta che non sia così. Se la maggioranza” in Aula “non c’è e non si consente di fare il referendum rimane la disobbedienza civile e la lotta dei singoli malati che anno dopo anno, con la fatica delle proprie sofferenze personali, stanno aprendo” la strada “ai diritti nel nostro Paese”.
***Immagine di copertina dal sito Associazione Luca Coscioni
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