Editoriale di Daniel Abbruzzese – Corrispondente da Berlino
Da settimane le città tedesche sono agitate da manifestazioni contro le politiche sanitarie del governo. I manifestanti sono una minoranza, assicurano politici e giornali; una minoranza tuttavia molto pericolosa, a giudicare dallo spiegamento di polizia che mobilitano. Dietro ad essi, infatti, si nasconderebbe l’incubo atavico della società tedesca: il ritorno del nazionalsocialismo.
Le passeggiate del lunedì
Dopo le manifestazioni della scorsa estate, duramente represse dalla polizia, ci si era quasi dimenticati dell’esistenza dei Querdenker, l’espressione più estrema dei 13 milioni di tedeschi non vaccinati. Si tratta di un condensato di complottisti, sensibili alle teorie esoteriche e vicini a posizioni nazionalsocialiste e antisemite, che in più occasioni erano scesi in strada per protestare contro le misure di contenimento della pandemia e le vaccinazioni di massa. Almeno dal punto di vista dell’ordine sociale, l’autunno in Germania era stato abbastanza tranquillo, grazie al divieto di assembramenti e alle nuove regole che contemperavano il diritto a manifestare (considerato fondamentale, e quindi non soggetto ad autorizzazioni, nella Repubblica Federale Tedesca del dopoguerra) con la comune incolumità.
La tensione si è nuovamente acuita quando i divieti di manifestare sono stati aggirati e gruppi di persone hanno iniziato a darsi appuntamento nelle grandi città e nei piccoli centri per andare a passeggiare, solitamente il lunedì, un giorno dal valore profondamente simbolico, soprattutto nella Germania dell’Est. Erano state infatti le manifestazioni del lunedì ad accompagnare la cosiddetta “Rivoluzione Pacifica” del 1989, che aveva visto il crollo del regime socialista e la riunificazione delle due Germanie. Gli ultimi mesi ci hanno spesso mostrato quanto le frange più estreme della società non esitino a fare paragoni inopportuni con i momenti più drammatici della storia recente. Il parallelo fra i passeggiatori e i dissidenti del 1989 non è però così inappropriato: in entrambi i casi, alla base delle proteste ci sarebbero delle squadre di matrice fascista, come documentava ai tempi anche la televisione di Stato della Repubblica Democratica Tedesca.
I raggruppamenti di passeggiatori, da fenomeno marginale, sono diventati una realtà discretamente preoccupante; tanto da destare toni allarmanti anche sui giornali e in televisione, e tanto da costringere il presidente della repubblica Steinmeier a dichiarare che le passeggiate hanno perso ogni diritto ad essere considerate un’attività innocente.
Alcune amministrazioni, come quella di Monaco o di Dresda, si sono viste costrette a vietare le camminate in gruppo in occasione delle festività natalizie, per far fronte al fenomeno. Vista però la difficile attuabilità di tale provvedimento, altrove si è puntato a rafforzare la presenza della polizia nei centri urbani. Quando i gruppi di passeggiatori si fanno troppo nutriti, le forze dell’ordine intervengono, radunano i manifestanti in zone delimitate, per poi procedere all’identificazione dei presenti ed eventualmente denunciarli per aver trasgredito le regole del distanziamento. Ogni ulteriore tentativo di resistenza è represso con la forza, a volte purtroppo con spiacevoli conseguenze. È successo pochi giorni fa a Bernau, un sobborgo di Berlino, dove Boris Pfeiffer, conosciuto come musicista della band In Extremo, è morto a margine di una manifestazione. Secondo il quotidiano Tagesspiegel, il decesso sarebbe dovuto all’esito infausto di una miocardite. Alcuni video girati dai presenti e diffusi su Telegram mostrano l’uomo accasciarsi a terra senza sensi, dopo essere stato spintonato da un poliziotto. Ma nell’era della post-verità, dovremmo averlo imparato negli ultimi due anni, la realtà risulta solo e soltanto dalla rappresentazione data dalle fonti autorevoli, e non da qualche medium di dubbia origine.
È appunto uno di questi media, Telegram, a rappresentare una spina nel fianco per il governo tedesco: da servizio di messaggistica strategico per le rivoluzioni democratiche contro dittature come la Bielorussia, questa applicazione si è tramutata in una infida piattaforma, su cui vengono diffuse teorie del complotto e dove i cospirazionisti si danno appuntamento per minare le strutture democratiche dello Stato. Il governo ha già intimato a Telegram di condividere con le autorità tedesche eventuali conversazioni sospette, come già fanno altri servizi di messaggistica. Non essendo ancora pervenuta una risposta, è in discussione un blocco del servizio sul territorio tedesco. Al momento, l’unica arma a disposizione della pubblica sicurezza è quella di infiltrare i gruppi presenti su questa app, per monitorare le minacce rivolte ai politici, l’uso di linguaggi violenti e per capire in anticipo gli spostamenti degli estremisti di destra. Ad esempio, lo scorso martedì è trapelata la notizia che decine di camionisti si starebbero organizzando per una dimostrazione di massa, sul modello di quanto accaduto in Canada nei giorni scorsi.
Uno sguardo più da vicino
Chi scrive si è avventurato, nei giorni scorsi, in qualcuna delle manifestazioni camuffate da passeggiate (che ormai sono arrivate a radunare in tutta Berlino una media di 30.000-40.000 persone). Lo ha fatto non senza timore, ma con la certezza che, per quanto pronti ad atti di violenza, i dimostranti sarebbero comunque stati in numero esiguo. Fra le centinaia di persone presenti, erano visibili alcune bandiere della pace, alcune del Land di Berlino, ma nessun simbolo politico.
La maggior parte dei passeggiatori è costituita da quarantenni e cinquantenni, anche se non mancano famiglie e giovanissimi. Alcuni portano in mano una candela, altri una catena di luci a led appesa intorno al collo. Pochissimi i cartelli, che in genere inneggiano alla libertà di scelta vaccinale o ad interrompere le sperimentazioni sui bambini. Al di fuori dei cortei, i passanti esprimono talvolta la loro solidarietà con colpi di clacson, applausi e pollici alzati, anche se non mancano le contestazioni. La polizia sorveglia, pronta ad intervenire nel caso la situazione degeneri.
Particolarmente straniante è il fatto che, durante queste passeggiate, regni un silenzio spettrale. Raramente, infatti, vengono scanditi degli slogan. Piuttosto, i partecipanti conversano fra di loro, riproducendo tutto un corollario di teorie del complotto che ormai tutti conoscono: la narrazione della pandemia è stata fin dall’inizio viziata da cifre falsate, servite a giustificare misure sempre più restrittive; i vaccini ad mRNA non sarebbero vaccini tradizionali, ma terapie geniche, e la pandemia sarebbe stata l’occasione per immetterli sul mercato, riducendone sensibilmente il periodo di sperimentazione. In realtà, sono convinti i passeggiatori, i vaccini anti-Covid19 sarebbero ancora in fase sperimentale, per questo la loro autorizzazione sarebbe avvenuta in via condizionale. E sarebbero dunque gli Stati e non i produttori ad assumersi la responsabilità per eventuali eventi avversi, scaricandola però in ultima istanza sul singolo, tramite il modulo del consenso informato. La dimostrazione che questi farmaci siano ancora in fase di trial sarebbe il fatto che non se ne conosce la reale capacità di immunizzare, né il numero di dosi necessarie perché diventino efficaci.
Un altro tema molto amato dagli estremisti è quello degli effetti avversi: se ne sarebbero prodotti già molti di più che per qualsiasi altro vaccino e si potrebbe presumere una cifra sommersa ancora più alta, dato che la maggior parte dei medici si rifiuterebbe di segnalare gli effetti collaterali o i decessi. Già i dati raccolti dagli organi di vigilanza europei e dal Paul Ehrlich Institut in Germania suggerirebbero un numero preoccupante di decessi e di reazioni avverse. Questi dissidenti di destra sembrano ignorare il fatto che, se davvero la situazione fosse così grave, le televisioni e i giornali ne avrebbero parlato, o ne sarebbe quantomeno scaturito un dibattito acceso sui social media.
Ma i fanatici dell’esoterismo si spingono ancora oltre: sostengono infatti che la Bill and Melinda Gate Foundation abbia dichiarato di aver fatto, dalla fine del 2019, donazioni milionarie a varie istituzioni e organi di stampa tedeschi. E suppongono che uno degli obiettivi del milionario americano sia la creazione di un passaporto digitale per tutti i cittadini, che raduni dati personali, sanitari e finanziari. Pensano che il Forum Economico Mondiale abbia fatto sua questa proposta, includendola fra gli obiettivi di un’agenda da realizzare nel giro di pochi anni, i cui fini ultimi sarebbero l’impostazione dell’economia su basi ecologiche, la concentrazione del potere finanziario in poche mani ed il ridimensionamento della proprietà privata. I complottisti credono che, quando Ursula von der Leyen si riferisce nei suoi discorsi e nei suoi tweet alla Davos Agenda, parli proprio di questo piano. Né ritengono una casualità che la presidentessa della Commissione Europea abbia presentato pochi giorni fa un portafoglio di identità digitale, che conterrà tutti i dati personali, sanitari e fiscali e semplificherà non poco la vita di ogni cittadino europeo.
Per fortuna, a fare da contraltare alle post-verità diffuse dai Querdenker, si radunano regolarmente dei gruppi, che sono poi l’espressione della parte migliore della società: giovanissimi, spesso sotto alla bandiera degli Antifa, o fedeli della Chiesa Evangelica, che con cori e slogan rammentano ai nazisti che passeggiano quale sia l’unico gesto sensato per tornare alla normalità: farsi vaccinare. Al momento, infatti, bastano tre dosi per godere di diritti fondamentali e sottrarsi ad ogni forma di discriminazione. Che poi vera discriminazione non è: il non aver accesso a negozi, ristoranti, teatri e musei (o il non aver diritto a uno stipendio o a poter prendere mezzi pubblici, come accade in Italia) è alla fine la giusta pena da pagare per una scelta sbagliata. Cosa sia davvero la discriminazione lo stabilisce chi governa, come è sempre stato nella storia dell’Occidente. E ce lo ricorda chi, per paura di essere escluso dalla nuova normalità, è corso a vaccinarsi, senza neanche leggere con troppa attenzione cosa stava firmando preliminarmente.
Intanto nei quartieri governativi…
Sul fatto che il governo Scholz sia contrario alla discriminazione non ci sono dubbi. Per la prima volta nella storia tedesca, l’esecutivo ha nominato anche un responsabile per le questioni queer, che è già al lavoro per riformare lo stato di famiglia, autorizzando la stepchild adoption, e per snellire le questioni burocratiche legate al cambio di sesso per le persone transgender.
Un altro punto programmatico a cui il nuovo governo sta lavorando alacremente è l’introduzione di un “poeta parlamentare”, una persona, di sesso preferibilmente femminile, che prenderà parte alle sedute del Bundestag, per sondare il rapporto fra la politica e i cambiamenti della lingua nel quotidiano.
Per quanto riguarda l’attuale crisi energetica, il consiglio dei ministri sta facendo fronte comune contro l’Unione Europea, rifiutandosi di riconoscere l’energia nucleare come fonte pulita e sperando che il conflitto con la Russia non porti ad una sospensione delle forniture di gas. Non vi è dubbio che la Germania dell’era Scholz rimarrà a fianco degli alleati: ha già inviato a Kiev qualche migliaio di elmetti da guerra (forse nella speranza che l’aiuto passi inosservato a Mosca).
È tuttavia un altro il punto su cui si sta concentrando il lavoro del governo in questa nuova legislatura, ovvero l’introduzione di un obbligo vaccinale generalizzato. Da marzo entrerà sicuramente in vigore un obbligo per tutto il personale sanitario e per gli assistenti alla persona (nonostante si stia già profilando un’ondata di dimissioni senza precedenti). Per il resto della popolazione, non si sa ancora se si seguirà il modello italiano, introducendo un obbligo a partire dai cinquant’anni e la presentazione di un pass per avere accesso al posto di lavoro, o se si prenderà ad esempio l’Austria (a meno che le pressioni della Corte Costituzionale non facciano decadere la legge promulgata dal governo Nehammer, come al momento pare sia probabile).
Si sta pensando però ad elevare sanzioni nell’ordine delle quattro cifre, per invogliare i 13 milioni di renitenti a sottoporsi alle tre iniezioni. Il presidente dell’Agenzia Federale per il Lavoro ha già pronto un piano, in base al quale per chi fosse licenziato non sarebbero previsti sussidi, fino al momento in cui non si farà immunizzare volontariamente. Si è già capito che la creazione di un registro di vaccinati sarebbe inattuabile nei prossimi anni, e sarà dunque necessario appoggiarsi alle forze di polizia per dare validità all’obbligo.
Ma soprattutto, nel momento in cui molte nazioni europee stanno revocando tutte le misure, in cui sta emergendo chiaramente che i vaccini anti-Covid19 non immunizzano e non prevengono neanche totalmente un decorso infausto della malattia, la politica si è dovuta ingegnare a trovare un motivo per giustificare l’ordine di 554 milioni di dosi. La somministrazione ai bambini di età inferiore agli undici anni, peraltro non ancora pienamente autorizzata, potrebbe incontrare resistenze da parte dei genitori. Occorre quindi motivare il più grande numero possibile di cittadini a partecipare alla campagna vaccinale.
“Bisogna arrivare ad un obbligo prima che Omicron abbia la meglio e infetti tutta la popolazione”, aveva dichiarato il ministro della sanità Karl Lauterbach, prima che la validità dello status di guarito fosse ridotta dal Bundestag da sei a tre mesi. Un’altra motivazione addotta è stata che non si può dare ai vaccinati l’impressione di aver compiuto un atto inutile e sarebbe quindi necessario, proprio nella fase finale della pandemia, che anche i non vaccinati si assumessero le loro responsabilità. Sempre Lauterbach ha definito un obbligo vaccinale “un atto dovuto nei confronti di Biontech e Moderna”, per ringraziare le due aziende per tutto quello che hanno fatto per la società europea.
Ma senza dubbio, la motivazione più convincente è stata pronunciata dal parlamentare socialdemocratico Helge Lindh: l’inviolabilità del corpo rappresenta una concezione volgare di libertà personale. E, al di là del fatto se la proposta di legge per l’obbligo generalizzato passerà o meno in parlamento, quello di Lindh rimane uno dei messaggi più significativi che questa epoca lascia alle generazioni future.
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