Rubrica settimanale a cura del dottor Claudio Rao
Proseguendo nella scoperta e nella riflessione sui meccanismi che ci influenzano e ci manipolano, presentiamo questa settimana una tecnica relativamente nota che il caso di Jeanne (all’epoca trentenne) può aiutarci a chiarire.
« Tutto è incominciato quando ho iniziato a frequentare il mio collega Jean-Claude. Geloso e possessivo, si stizziva se sapeva che parlavo con altri uomini in sua assenza. Questo all’inizio mi lusingava.
Pian piano però ho incominciato a sentirmi isolata e gli altri colleghi si facevano sempre più distanti. Alcuni, con cui avevo un certo feeling, mi evitavano senza neppure giustificarmi la ragione del loro atteggiamento.
Qualche settimana più tardi, quando la situazione era diventata insopportabile, ho sorpreso Jean che apriva le mie lettere! Ha balbettato qualche scusa, ma io mi sono risolta a cacciarlo dalla mia casa e dalla mia vita. Il giorno dopo, al lavoro, visto il mio umore (avevo le lacrime agli occhi) una collega mi ha consolata e mi ha spiegato quello che era avvenuto.
Jean-Claude aveva fatto di tutto per isolarmi, per mettermi tutti contro, in modo che non avessi altri che lui! »
Il primo passo nella manipolazione è quello di isolare la persona che diventa di fatto più vulnerabile e malleabile. Dai tempi di Aristotele sappiamo che l’uomo è un animale sociale. È una questione di sopravvivenza: il bambino abbandonato muore e anche l’adulto, da solo, non ha molte possibilità nelle nostre società moderne e post-industriali.
Per manipolare l’altro è necessario attendere un momento di défaillance, oppure metterlo in una posizione di debolezza. La solitudine, l’isolamento, ci rendono più fragili e più malleabili; più influenzabili. In questi casi, la nostra naturale tendenza è quella di andare verso l’altro, anche se costui non ci è favorevolmente disponibile.
Le persone sole, senza particolari legami familiari o amicali sono più facilmente influenzabili rispetto alle altre. Questo spiega perché i tentativi di imbrogliare sono spesso rivolti a persone anziane che vivono da sole e che difficilmente possono consigliarsi con qualcuno.
Se una persona non è sola, tuttavia, è sempre possibile isolarla! Le tecniche sono diverse e disparate: la disinformazione, le menzogne, le voci di corridoio, l’opinione comunemente condivisa, etc.
Dissociare la gente dalle proprie frequentazioni abituali è il miglior modo influenzare e di averli in proprio potere. Private dei propri referenti, le persone si fideranno più facilmente di coloro che le avvicineranno con intenzioni falsamente generose.
Disinserita dai suoi legami sociali, la persona manipolata perdrà più facilmente il proprio spirito critico, non potendosi confrontare con alcuno. Perchè ribellarsi quando si pensa che una situazione sia normale? Nessuno glielo farà notare! È per questo che i regimi autoritari assumono il controllo dell’informazione, censurano i giornalisti e promuovono la disinformazione a 360°, celando le informazioni provenienti dall’estero.
La manipolazione favorisce l’isolamento; l’isolamento genera l’ignoranza; l’ignoranza porta alla sottomissione.
L’interesse del manipolatore è quello che la sua vittima non possa analizzare la situazione, nè recuperare le informazioni da altre persone e neppure prendere sufficientemente le distanze dal problema per considerarlo nel suo insieme.
Una moglie infedele non avrà interesse a presentare al marito i suoi colleghi; cercherà invece di separare accuratamente i campi in modo da assicurarsi che le informazioni circolino il meno liberamente possibile in entrambi gli ambienti (lavorativo e familiare).
Un ambiente privilegiato dove studiare questo genere di meccanismi sono le sette. I guru si rivolgono spesso a persone isolate fisicamente, socialmente, psicologicamente: l’adolescente ribelle, alla giovane vedova, fino al disoccupato senza prospettive. Gli individui più vulnerabili sono spesso le persone più anziane e quelle più giovani.
Qualora la persona abbia qualche legame, la prima preoccupazione del guru sarà di isolarla da amici e familiari. Per questo le verrà offerto un ruolo speciale all’interno dell’organizzazione.
La vittima, lusingata, lo considererà come un gesto di riconoscimento alla propria persona (che non avrebbe mai avuto al di fuori della setta).
La vigilanza è ancora una volta l’insegnamento principale per evitare questi e analoghi rischi. E, insieme, la capacità di nutrire una fitta e diversificata rete di amici e conoscenti.
Tenersi al corrente, utilizzando diverse fonti disinformazione (anche quelle contrarie alle nostre convinzioni si dice che la verità stia nel mezzo) infine, è una buona prassi da non sottovalutare.
***Immagine di copertina da: Cam.tv
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