Di Lucaa del Negro
Separare quanto è propriamente materia Politica dalle discipline scientifiche legate alla “Salute”, il ramo che un tempo appena passato si definiva giustamente -per il mio pensiero- “Sanità”, è quantomai difficile oggi, era della “pandemia controllata”; forse, non è più possibile, pena l’incomprensione prevenuta, la messa al bando da parte di un Tribunale mediatico (in tempo reale) già predisposto e che passa all’occorrenza le forme di opinione non conformate (e quel che ne rimane) al forzato oblio, relegate in seguito nei meandri cibernetici che tutto possono revocare nel calderone digitale internettiano, prima della censura vera e propria attuata dai media tradizionali.
Le tabelle pubblicate che dispiegano dati si sprecano online e non solo; sono le stesse Istituzioni governative ad indicarle -causa ed effetto- per cui l’enunciato di questo esordio, la “pandemia controllata”, la si deve voler comprendere e mai criticare aggiungendovi quel sostantivo che Vi ho proposto: oggi, è la scienza sanitaria attivata dalle multinazionali del farmaco che detiene saldo il potere esecutivo e consegna alla Politica -ripristinato- il controllo delle masse. Elementare quanto lo sono le “tavole colorate” a nostra disposizione, aggiornate settimanalmente e di cui non è chiara e soprattutto condivisa l’applicazione per la prevenzione sanitaria.
Qui quelle relative all’Europa, per un esempio: https://www.ecdc.europa.eu/en/covid-19/situation-updates/weekly-maps-coordinated-restriction-free-movement
Fuori da ogni polemica, si potrebbe pensare a un “nuovo e moderno corso”, a un continuo interscambio di informazioni tra i vari dicasteri, dove però l’ultima parola spetta sempre a quello della Salute, oggi gravemente “pubblica”, nell’intento di fungere attraverso il comando attivo per la salvaguardia del Popolo italiano, di quello europeo oppure del mondo intero, comunque la si voglia chiamare questa “protezione”.
Francamente, in una rilettura d’altri tempi, saremmo difronte a qualche teocratica osservazione, ma, oggi, le prese di posizione in suffragio di questo tipo di governo “di emergenza” (mondializzante) sono l’ordine del giorno e, in ogni Conferenza abbia un certo seguito, soprattutto mediatico, il tema è “sacro”.
Addentriamoci -senza approfondire troppo- nel Paesi che un tempo erano dall’altra parte della cortina di ferro, precisamente quelli che solitamente vengono descritti nel territorio della Penisola Balcanica, e nello specifico quelli della parte più a nord del Continente e legati all’Italia per tante ragioni, storiche e sociali soprattutto.
Croazia (Hrvatska) e Slovenia (Slovenija) sono due delle Repubbliche che componevano la implosa Yugoslavia socialista di Tito (Socijalistička Federativna Republika Jugoslavija, SFRJ) Maresciallo vittorioso sul nazismo hitleriano insieme agli anglo-americani e ai sovietici.
Aggiungiamo la vicina Austria (Österreich) che oggi si presenta ad essi velatamente con un profumo (finanziario) di Reich del passato, quantunque, mai ha avuto a che fare con il socialismo reale e con i Paesi slavi se non per averli inglobati nel suo Impero durante la “duplice monarchia” austro-ungarica del passato pre socialista, l’Austria che oggi -quasi fosse una “rivincita”- ha pressochè rilevato ogni impresa commerciale presa sull’orlo del fallimento.
Dovendo riconoscere ad onor di cronaca un seria difficoltà agli altri Paesi della ex-Yugoslavia che non sembrano poter riuscire ad uscire da quel vortice finanziario maledetto (indotto?) che è stato il vero primo disastro che ha scaturito i conflitti interni e non la Religione come si è malamente usato dire per argomentare in Occidente, mai dimenticando come i Serbi mai dimenticheranno il bombardamento sopra Belgrado partito dalle basi italiane NATO autorizzate dal “nostro D’Alema” nel 1999, lasciamoli al loro destino anche per questo scritto. Ripeto, semplificando al massimo, oggi le due Repubbliche che fecero parte dell’esperimento yugoslavo (così definito anche dal sottoscritto come forse un giorno potreste leggere nell’incompiuto saggio in preparazione “MI GRA RE, Astratto d’Umano”) e oggi completamente assorbite nell’Unione Europea, sono le Terre di confine in cui usare manodopera a basso costo, spesso utilizzando nelle poche industrie rimaste attive prodotti e una metodologia di lavoro per produrli che nella Europa ricca del Nord non sono più permessi, in quanto i rischi ambientali e di salute pubblica eccetera eccetera sono troppo alti per queste procedure.
Questione di “standard”, e dicano pure lor signori che passano una settimana di vacanza in Istria, sulle Alpi slovene, nei Casinos “USA style” con bordelli annessi, o a passeggiare per Zagabria e Lubiana.
L’economia di questi Paesi, con una piccola differenza per le Regioni costiere croate di Dalmazia, Istria (al’80% circa croata) e Quarnaro che incassano un po’ di valuta fresca dai turisti per una parte dell’anno, è legata a filo doppio all’Europa dei sussidi, e a quella dei lobbisti di ogni tipo che a Bruxelles stazionano da giganti.
Va ricordato che, con i suoi due milioni di abitanti e poco più, la Slovenia, per la legge dei numeri, parrebbe “di semplice gestione”, ricordando ancora che le infrastrutture sorpassate e mantenute a fatica possono essere ancora funzionanti solo grazie ai danari che arrivano dall’UE; per un esempio solamente, la rete ferroviaria slovena conta circa 1.200 Km. (500 Km. elettrificati e circa 300 Km. a binario doppio), mentre le autostrade piuttosto datate, non collegano l’intero Paese, anno 2020. (Austria: rete ferroviaria circa 6.000 Km. -4.000 Km. circa elettrificati- Croazia: rete ferroviaria circa 3.000 Km. -1.200 elettrificati-)
Attraverso questa estrema semplificazione proposta, esonerati da una indagine sociologica che dovrebbe includere la generale sfiducia delle ivi citate fiere popolazioni slave verso gli ideali già perduti malamente e quindi -per approssimazione- verso i giovani Governi che ripiegati alla democrazia hanno rappresentato e rappresentano apparati non comprensibili per la loro utilità, contando le percentuali bassissime di votanti alle elezioni, (sotto al 30% vedi qui: https://www.europarl.europa.eu/election-results-2019/it/affluenza/) una prima angolazione di pensiero per comprendere quanto segue la si può ritrovare in questo articolo presentato per questa stessa rivista: https://www.gliscomunicati.it/2021/10/06/slovenija-autunno-2021-lettura-politica-e-sociale-approssimativa-in-relazione-alla-storica-fase-pandemica-covid-19-come-paradigma-eu/
La dipendenza economica di questi piccoli (per effettiva dimensione) Stati dall’Europa di Bruxelles, non è maggiore di quanto non sia quella di altri Paesi, a cominciare dall’Italia, e la differenza con gli altri Paesi dell’Est come Polonia, Rep. Ceca ma anche Romania e Ungheria, per un accostamento ancora, è enorme, e non solo in relazione al numero di abitanti e l’assenza di città metropolitane, di insediamenti industriali importanti eccetera, laddove l’unico punto che unisce per così dire ancora tutti loro, e che nelle nuove realtà industriali sta scomparendo lentamente, è quella sana cultura montana e contadina (povera e dignitosa sinonimo di “salubre”, il tormento pasoliniano: nutrirsi e consumare energia per la produzione di cibo, non abbuffarsi grazie all’approvvigionamento incontrollato di cibo confezionato chissà dove e chissà come dalle corsie dei supermarket sempre riforniti) che scansa a ragione l’innesto di multinazionali spietate nella ricerca del profitto in scarsa e scarsissima considerazione della salute, quella vera, quella che mai trascura l’alimentazione stagionale del tuo orto, del tuo campo, e le relazioni umane. (A dire tutto, quest’ultimo “atteggiamento”, -piaccia o meno- è un blando e lungo effetto del socialismo reale che potrebbe finire con le prossime generazioni; da non confondersi con il comunismo sovietico, sebbene la eliminazione delle classi sociali non poté che essere un denominatore ideale comune e che al momento ha portato a registrare la non presenza di una “mid-class”)
Il basso potere di acquisto di detti Paesi (nota: il riferimento sono i salari, esclusi quelli dei Parlamentari specie se euro-parlamentari rispetto ai prezzi delle merci, generalmente queste più care del 20-40% rispetto al Nord-EU e contraddistinte dalla qualità generalmente inferiore, dicasi IIa scelta) regna; sta di fatto che la mancanza di poliziotti, di infermieri, di medici, è ormai cronica e, l’arrivo degli “ex-fratelli” dal sud è costante ma non utile alla sostituzione vera e propria, in quanto questi ultimi -male o poco acculturati- arrivano in queste periferie dell’Europa consapevoli di arrivare sopra un trampolino di lancio da cui presto poter saltare verso… Nord, famigliari sopraggiunti al seguito attraverso il cosiddetto “ricongiungimento”.
Per concludere il quadro proposto e -devo sempre ripetere- stigmatizzando al massimo questa analisi, non sarà possibile escludere il dato sempre determinante per intenderci: il netto degli stipendi mensili per circa 42 ore di lavoro settimanali. Si attestano nella media dei 1.100 euro per la Slovenia, 900 euro per la Croazia, laddove il lavoro interinale, vicino alle logiche dei contratti a collaborazione stile anglosassone che conosciamo in Italia, non sono ancora giunti (e forse mai giungeranno con buona pace di Amazon, Google & Co.) a regime anche per le logiche appena spiegate radicate nella terra da coltivare. (In Austria la media si aggira sui 2.300 euro/mese e questo è incentivo per i giovani sloveni e croati -ottimi studenti come ottimo è il livello culturale di queste popolazioni per capacità critica e di lettura, i quali, surclassano i giovani italiani ahinoi appiattiti dalla televisione spazzatura e dalla noiosa vita cittadina pseudo multiculturale- per spostarsi per un periodo indefinito a Vienna, Graz e dintorni…)
Perché cotanti e sparsi dati e apparentemente non legati al quadro sanitario COVID-19 che il titolo di questo articoletto voleva indicare?
Ritengo non sia possibile (fatto come si confà nel mainstream, e cioè sviolinare dati di contagi e via di seguito, potrebbe o no indurre ad un invito per essere pilotati verso una conclusione già prevista?) tentare di ragionare di “pandemia” e “gestione della pandemia” senza un accenno politico ed economico: ritengo altresì e quasi inaspettatamente -rispettando l’enunciato di apertura- sia possibile ragionare di “pandemia” e “gestione della pandemia” solo seguendo il disegno ormai passato alle masse e cioè quello che non condivido ma sono obbligato ad usare utilizzando una informazione che non distingue e salute e politica, impiegando entrambi in una commistione ormai luogo comune ma del tutto accettato.
Questo fare, questo modello proprio del Parlamento Europeo, lascia in verità un margine di manovra ai singoli Stati; spiegare quindi che per esempio, perché i Parlamenti di queste Nazioni di ceppo slavo non vengano letteralmente presi a ferro e fuoco e coloro che ci lavorano non vengano prelevati in forma violenta dalle loro case come accadde nella storia recente balcanica, diviene semplice attraverso il non tormento recato ai cittadini attraverso i telegiornali uniformati, la non angoscia sparsa tra i lettori attraverso titoli e servizi legati al virus dai toni a dir poco inquietanti e catastrofici che leggiamo in Italia. Questo, non perché i giornali non tentino di farlo o siano troppo pochi: non si sfogliano (leggi comprano) volentieri perché il ricordo della propaganda è ancora vicino, e la televisione si accende un paio di ore di sera, un giorno sì e due no, nella continua alimentazione di questa sommaria difesa propria delle nuove generazioni le quali appaiono molto sospettose e poco disciplinate, termine quest’ultimo che in Italia si usa senza prudenza e con molta sicurezza.
Andare al ristorante e ordinare una insalata, per il proprietario dell’esercizio che Vi accoglie, è motivo di derisione anche sfacciata; comperare un libro, rimane -comunemente- stupido avendo a disposizione tante biblioteche che contano un numero altissimo di abbonati, di lettori “reali”!
Da lunedì 8 Novembre di quest’anno, in Slovenia, il tampone per ottenere il “Pass” (PCT) è gratuito per tutti i cittadini; da mesi i tamponi per poter entrare sul luogo di lavoro li paga lo Stato e, si eseguono autonomamente in presenza di un testimone: valgono 7 giorni. Obbligo per bar e ristoranti, cinema, eventi (anche all’aperto!).
La fiducia verso la vaccinazione di massa (alla data del presente scritto, meno del 50% e in HR e in SLO) e soprattutto verso le case farmaceutiche americane, lo sprezzo verso la morte intendendo di una vita da timorato, codardo quasi, e lasciatemi dire quello che moltissimi slavi pensano con in mano i libri di storia e consultando le ultime notizie parlamentari italiane, voltagabbana, Croazia e Slovenia non sanno dove trovarla. (Il vaccino Janssen del Gruppo Johnson&Johnson è sospeso a data da destinarsi a Lubiana, accertata causa di alcuni decessi in età giovanile, vedi link:https://www.euronews.com/2021/09/29/slovenia-temporarily-suspends-use-of-johnson-johnson-covid-19-vaccine)
La Croazia -non ufficialmente- ha annunciato attraverso il Presidente Zoran Milanovic che per quanto riguarda la Covid-19, “eradicarlo è fuori di testa: per la vaccinazione, basta così!” (https://www.ilsussidiario.net/news/zoran-milanovic-50-vaccinati-basta-cosi-eradicare-covid-siete-fuori-di-testa/2225794/)
Dal martedì 16 -ultimissime news- anche a Zagabria scatta l’obbligo di certificato comprovante i “soliti 3” (3G in tedesco): vaccinazione o guarigione o tampone; non è chiaro se questi ultimi -due alla settimana- saranno gratuiti o parzialmente a carico dello Stato, ma si rende noto che è stata fatta richiesta ufficiale per la “pillola Covid” appena pubblicizzata dalla Casa farmaceutica Merck nel Regno Unito, e che appena disponibile sarà in aggiunta al prosieguo della vaccinazione.
(L’Austria -con le dovute differenze e soprattutto di indole, di cultura democratica- da sempre non chiede di pagare i tamponi, seguendo una linea di “anticipo sul virus” e non di doverlo “seguire” o peggio, come l’Italia insiste a fare, “aiutare l’infezione” a diffondersi, se pensiamo che i vaccinati dell’ex-Belpaese qualora positivi al test, non debbono fare la quarantena e, il loro “passaporto verde” –Greenpass- vale ben 12 mesi nonostante la stesse case farmaceutiche produttrici danno -dopo ripetuti cambi di posizione che indurrebbero a pensare ad una “sperimentazione” in corso- una validità di immunizzazione compresa tra i 2 mesi di J&J e i 6/9 -sei; nove- di Moderna e Pfizer)
C’è la necessità di avere altri dati? Quelli delle terapie intensive che a oggi sono per fortuna sotto il 15% (non è nemmeno certo se i sventurati -al momento- sono intubati a causa del Covid o anche per Covid!) della capienza a fronte di un numero molto alto di contagi e tra i vaccinati e non vaccinati che potrebbero far pensare a una epidemia e non più alla pandemia?
Bien sûr, ce ne sono ovviamente, e con molti commenti in una direzione e altrettanti esattamente al loro contrario; ritengo che i pochi proposti in queste righe (nell’attesa di una smentita!) siano più che sufficienti per stimolare un ragionamento almeno apolitico che dovreste fare soprassedendo a questa lattura: i numeri rimangono sempre sterili numeri alla mercé di chi li commenta, riesumando quell’allegoria del “balletto delle cifre” e sorvolando temporaneamente -ritrovando una coscienza critica e positiva- sulle posizioni di tutti i politici (e politicanti aggiunti dai media attraverso i “talk-show“) che si avvicendano al comando con certezze che non reggono abbastanza da essere confermate. Dovreste pensare un attimo ancora che, attraverso la tastiera che ci permette di dialogare virtualmente, estranei ormai purtroppo alla cultura contadina che pure qui in Italia -orbene- ci ha consegnato, attendendo “la cavalleria”, siamo utili quanto lo furono i pacifici americani “Amish” della Pennsylvania nel ’43 per i “lavoratori” incarcerati di Mauthausen-Gusen.
La libertà (di pensiero; soprattutto critico e positivo!) ha sempre un prezzo da pagare e, il mio personale che Vi chiedo apertamente, è -al momento e per questo tema- incentrato nel “Quaderno di Guerra”, introduzione del Direttore che mi ospita, la gentile Emilia Urso Anfuso, assolutamente inclusa.
AGGIORNAMENTO ULTIMA ORA:
La notizia che l’Austria ha proposto la vaccinazione obbligatoria a partire dal 1 Febbraio 2022, è certamente una notizia rilevante, quantunque l’enfasi data dal maistream e specie quello italiano è oltremodo significativa, avendo con toni propagandistici fatto passare questa che a oggi -ricordiamolo- è una proposta di Legge, e non data operativa.
Ciò che preme di segnare, a completamento di articolo, conscio che il susseguirsi di “news” per questo tema è accentuato da una regia sempre meno oscura, è che in Europa, i Paesi ormai satelliti -leggi dipendenti dal punto di vista legislativo quindi governativo- di quelli rilevanti economicamente, a ruota dovranno imporre ai propri cittadini. Ecco che la Slovenia, avendo inserito il tampone nasale gratuito ma obbligatorio anche ai bimbi all’asilo, non avendo al momento seguito “la proposta austriaca”, scopre una carta in completa remissività dei “big” e cioè uno schema dove sono pubblicate le cifre che gli sfortunati soggetti i quali a seguito della vaccinazione potrebbero vedersi colpiti da effetti collaterali (morte tassativamente compresa) che indica esattamente la somma in euro che dovrà richiedere al Governo centrale (non arriverà in maniera automatica) e che certamente Bruxelles ha già predisposto in un fondo apposito. QUI: https://www.24ur.com/novice/korona/vlada-uvaja-povracilo-skode-za-stranske-ucinke-po-cepljenju.html
Questa novità sblocca quindi la possibilità di proporre questo disegno oltrepassando e semplificando l’iter legislativo e gli impedimenti normativi ancora in vigore: i fondamentali vincoli assicurativi, probabilmente già previsti nei piani di Bruxelles, una volta esplicati fanno sì che nessun Parlamento possa avere ostacoli per obbligare le Persona a vaccinarsi?
Lucaa del Negro
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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