La violenza sulle donne non è solo fisica, psicologia o sessuale ma anche economica e interessa anche le relazioni che le donne stesse definiscono non violente: sono questi alcuni dei risultati di CENTRA (Il Controllo Economico Non Ti Rende Autonoma), un progetto pilota finanziato dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al quale hanno partecipato il Centro di Ricerca Genders dell’Università degli Studi di Milano, il Servizio Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) della Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano), e SVS-Donna Aiuta Donna Onlus.
Il progetto CENTRA prevedeva due direzioni di ricerca, una qualitativa e l’altra quantitativa, quest’ultima seguita dal Centro di Ricerca Genders. Nella parte quantitativa è stata indagata l’incidenza della violenza economica e il ruolo che la dimensione economica svolge nelle relazioni maltrattanti: il questionario è stato compilato da 438 intervistate che al momento dell’intervista avevano una relazione stabile, o che l’avevano interrotta da non più di 5 anni (in quest’ultimo caso, tutte le domande del questionario erano riferite a quest’ultima relazione). Di queste, 114 erano o sono in relazione violenta. L’età media delle donne è tra i 35 e i 50 anni, con un’età media del partner tra i 40 e i 55.
Secondo i risultati, la maggioranza delle intervistate ha un proprio reddito (75%), solitamente compreso tra circa 1.000€ e 1.500€, anche se quasi il 25% ha preferito non dichiarare l’ammontare approssimativo del proprio reddito, soprattutto se in relazione violenta (33,9%) e, tra queste, se separate dal partner violento (67,2%).
L’abuso economico è chiaramente prevalente nelle relazioni violente: il partner violento esercita il proprio controllo soprattutto chiedendo alla compagna di lasciare il lavoro (20%) e intestando a sé (anziché a lei, o a entrambi) la casa o altri beni importanti (19%), comportamenti che vengono messi in atto con qualche frequenza anche nelle relazioni in cui non c’è violenza fisica o di altro tipo.
Il partner violento mette inoltre in atto altri comportamenti di controllo o sfruttamento, come impedire di usare bancomat e carta di credito (17%), impedire alla partner di studiare per avere un lavoro migliore (17%), vendere beni della partner o della famiglia senza discuterne assieme (15%), chiederle soldi per andare a bere o a giocare d’azzardo (15%), costringerla ad accettare un lavoro (11%) o impedirle di pagare un’assicurazione utile in momenti difficili (10%).
“L’abuso economico”, spiega Cinzia Meraviglia, docente di Disuguaglianza, Stratificazione e Mobilità Sociale e di Research Methodology all’Università degli Studi di Milano, “spesso si aggiunge a quello fisico, sessuale e psicologico e si sostanzia in comportamenti volti a controllare il comportamento della donna al fine di impedirle di acquisire, usare e conservare proprie risorse economiche. Rispetto ai primi tre, è purtroppo meno indagato ma non meno pervasivo: la ricerca intende proprio mettere in luce il ruolo del fattore economico nelle relazioni di coppia, e per analizzare i diversi comportamenti abbiamo utilizzato per la prima volta in Italia la Scala di Abuso Economico di Adams, Sullivan, Bybee & Greeson”.
Lo studio ha inoltre rilevato la prevalenza e la severità dell’abuso nelle relazioni violente, attraverso l’Indice di Violenza dal Partner (Index of Spouse Abuse, ISA) che misura la violenza fisica e non su una scala da 0 a 100: il punteggio medio delle donne in relazione violenta è 23 su 100, mentre quello delle donne in relazione non violenta è 2.
Le donne separate da un partner violento sono quelle che hanno sperimentato una violenza economica più elevata, oltre 29%, seguono le donne in relazione violenta non separate (17,7%). Le donne non in relazione violenta (separate o meno) hanno livelli di violenza economica decisamente inferiori ai due precedenti gruppi, tuttavia le separate hanno un punteggio doppio rispetto alle donne in relazione (4,7% contro 2,1%): distinguendo le donne in relazione violenta da quelle con relazione non violenta, e fatta salva la grande differenza tra i due gruppi, sono in entrambi i casi le separate a totalizzare punteggi più elevati di violenza economica.
Inoltre, una parte delle intervistate che definisce non violenta la propria relazione riporta tuttavia una serie di comportamenti violenti (fisici e non fisici) da parte del partner, tanto da arrivare a un punteggio simile a quello delle donne in relazione violenta (40 su 100): ciò testimonia quanto la violenza sulle donne nelle relazioni affettive sia diffusa e persino considerata “normale”.
“Infatti, il 27% delle intervistate in relazione non violenta ha punteggi superiori alla media sull’Indice di Violenza dal Partner, mentre il 21% ha punteggi superiori alla media sulla Scala di Abuso Economico: questi dati indicano che il gruppo delle donne che può essere considerato in relazione violenta è molto più ampio, confermando che la violenza (economica e di altro tipo) è più diffusa di quanto si creda”, conclude Cinzia Meraviglia.
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