Pandemia: anziani in RSA non possono ricevere visite da parenti vaccinati e con test negativo. Perché?

Pandemia: anziani in RSA non possono ricevere visite da parenti vaccinati e con test negativo. Perché?

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Diversi anni fa, era il 2012, realizzai una lunga inchiesta sulle RSA. La prima puntata è quella che trovate cliccando sul seguente link: Inchiesta. Residenze Sanitarie Assistenziali: benvenuti all’ inferno.

Da quel momento, non mi fermai più. In quello stesso periodo, mia mamma – meravigliosa 75enne affetta da un Broncospasmo Ostruttivo Cronico – fu costretta a una serie di ricoveri presso alcune cliniche private della capitale. Era il periodo attivo per ciò che riguardava gli accreditamenti delle cliniche private con la Regione. Feci emergere il fango. Tanto fango. Con anche l’aiuto della mia splendida mamma, che purtroppo volò via, anche a causa di un’affezione ospedaliera che fu implacabile. Grazie davvero al sistema sanitario, e politico, nazionali, per avermi portato via troppo presto la persona che più amo al mondo. Medici e infermieri entravano in terapia intensiva senza alcun tipo di protezione. Io dovevo bardarmi che nemmeno per entrare alla NASA.

Feci osservare questa particolarità al primario. Mi rispose: “Che vuole fare, dottoressa, mica possiamo campare tutti bardati dalla mattina alla sera”. Certo. Mica si può fare qualcosa per evitare la morte di circa 50.000 italiani a causa delle affezioni ospedaliere. Ci mancherebbe.

Durante il periodo in cui lavorai all’inchiesta sulle RSA, feci emergere di tutto, documentando tutto ovviamente. Durante l’accreditamento regionale, cliniche private di primo livello, iniziarono a trasformarsi in fosse dei serpenti, camere a un letto magicamente divennero camere a due o tre letti, gli spazi per la sopravvivenza, e per la sicurezza dei degenti, completamente azzerati.

Impiegati di lungo corso, magicamente spariti. Al loro posto OSS inviati dalle cooperative, per un giorno, per tre…assistenza agli anziani pari a zero, in special modo per ciò che concerne la pulizia personale – ho potuto documentare parenti costretti a cambiare pannoloni zuppi di escrementi e sentirli dire “Dobbiamo pesarci noi perché c’è poco personale – ma anche anziani lasciati soli durante la notte, perché “Manca il personale”.

Ma ho potuto documentare anche menù fittizzi, che solo sulla “Carta dei servizi ai degenti” presentavano “Due o tre scelte per i ricoverati”, quando la squallida realtà dei fatti era un  pezzo di carne dura, due patate mezze crude, e una mela. Cruda, che cotta costa di più.

Posso anche confermare l’uso non infrequente di farmaci che spariscono, farmaci personali dei pazienti, che devono procurarseli autonomamente. Porti le derrate per il tuo familiare, che sono sufficienti per un mese? Dopo una settimana te ne chiedono altri…

Potrei anche parlare dell’uso smodato di un farmaco, l’Aloperidolo, inodore e insapore, che mette “tutti tranquilli”, al punto che molti diventano catatonici.

Per tutto questo, mi beccai minacce di ogni sorta. Da delinquenti? Ma no. Da dirigenti.

Metodicamente ho denunciato tutto ai NAS, senza mai fermarmi anche di fronte alle minacce, che spesso coinvolgevano mia mamma ricoverata. Si, accade anche questo nella civile Italia.

Chiudermi la bocca? E perché avrei dovuto? Ognuno di noi ha una mamma, un papà, un fratello, se stesso a cui badare, da curare e amare. Di conseguenza sono certa che persino chi mi offriva minacce di ogni sorta, a sua volta avrà avuto a cuore la propria salute e anche quella dei propri cari. Non fa una piega.

Pensate, proprio a causa di queste minacce, entrai a far parte del corpo delle Benemerite dell’Arma dei Carabinieri. Fu un maresciallo dell’Arma, all’ennesima denuncia che presentai, a dirmi: “Entra a far parte del corpo delle Benemerite, ti scrivo una lettera di presentazione”. Conservo una scansione di quella lettera, che presentai a chi di dovere. Io, che la divisa l’ho sempre avuta nell’anima, anzi cucita con filo robusto, accettai.

Era un modo, mi dissero, per dare un chiaro segnale. Vedermi in divisa, in alcune occasioni pubbliche, divisa da Benemerita, avrebbe dato un chiaro messaggio. Ho partecipato anche alle celebrazioni del 2 Giugno, e del 5 giugno, quelle in ricordo della fondazione dell’Arma dei Carabinieri, in divisa e facente parte del nucleo di parata. Poi è arrivata la pandemia e ogni occasione di incontro pubblico è stata cancellata…

Non è normale dover subire minacce quando si fa bene il proprio mestiere. Così come non è normale dover sollevare una questione, oggi, così amara: mi stanno arrivando molte segnalazioni, da parte di organizzazioni e famiglie, rispetto al fatto che i loro cari anziani, ricoverati presso le RSA, non sono messi nella condizione di ricevere le loro visite, un poco di calore umano, un volto amato.

Ma l’ordinanza emessa dal Ministro Speranza l’8 Maggio 2021 parla chiaro: i parenti dei ricoverati in RSA sono ammessi per le visite a patto di presentare, all’atto dell’ingresso, il proprio Green Pass.

Ecco l’ordinanza originale, che potete scaricare in formato .pdf sul vostro PC cliccando sul pulsante Download

Sono persone vaccinate, munite di Green Pass, che si sonopure sottoposte a tampone risultato negativo. Perché non è quindi ammesso il loro ingresso per dedicare ai loro cari un giusto momento di affettività? In nessun decreto è scritta una regola simile. Chiedo per tutti gli italiani: perché?

Per quale motivo, inoltre, mi arrivano segnalazioni da più parti d’Italia, per far emergere un fatto che, se venisse confermato in diverse strutture per anziani, va oltre il paradossale: mi dicono che, in diverse strutture, stanno già comunicando che durante le festività natalizie NON saranno consentite le visite dei parenti.

Il motivo. Queste famiglie, questi anziani, vaccinati, trivaccinati, con tampone negativo, chiedono semplicemente…il motivo di queste restrizioni.

Se, come si dice in ogni dibattito televisivo, questi vaccini sono più che sicuri, se queste persone sono vaccinate e dispongono del certificato di negatività al virus, ripeto la domanda: perché non consentire loro di avere accanto, almeno una volta al giorno, e in special modo durante le festività, il calore umano che spetta a ogni essere umano a cui non sia stata tolta per sempre la dignità e il diritto all’affettività?

Sono entrata in contatto con il Comitato Orsan Open RSA Now Info: mi hanno chiesto supporto e ovviamente lo darò loro come è giusto che sia. Vogliono solo comprendere, non certo creare problemi alle istituzioni e alla politica: un conto è dare spiegazioni coerenti, far comprendere i motivi di certe decisioni, un altro conto è non permettere la comprensione degli accadimenti. Ritengo di poter dire che, probabilmente, le nostre istituzioni sono a loro volta messe nella condizione di avere problemi a districarsi tra le tante criticità che devono affrontare ogni giorno da quando siamo in stato di emergenza. Per tale motivo questo mio editoriale di oggi funge semplicemente da appello affinché sia fatto di tutto per non demolire lo stato affettivo e psichico degli anziani ricoverati in RSA.

Per gli interessati: questa è la pagina ufficiale del Comitato Orsan Open RSA pubblicata su Facebook: cliccare sull’immagine sottostante per accedere alla pagina su Facebook

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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