La Germania ha perso il treno della ripartenza …Ma ci riprova con un nuovo governo

La Germania ha perso il treno della ripartenza …Ma ci riprova con un nuovo governo

Editoriale di Daniel Abbruzzese

La coalizione “semaforo” ha finalmente espresso il primo governo post-Merkel. E promette: sarà un governo “di centro, che porterà avanti il paese”, dopo l’impasse in cui la Germania si trova da mesi. Il programma è pieno di ottime intenzioni, ma così vuoto di contenuti da far sembrare l’esecutivo Scholz una trasfigurazione dell’esecutivo precedente. In questo, il prossimo governo potrebbe rivelarsi uno strumento ideale per la transizione verso un nuovo modello socio-economico.

Gli errori di valutazione di una vecchia classe politica

Più o meno un anno fa, Peter Altmaier, ministro dell’economia e dell’energia, aveva previsto una fine imminente della pandemia, che avrebbe portato ad una crescita del PIL fra il 7% e il 10%.

Lo scorso ottobre, lo stesso Altmaier doveva ammettere che la crescita si era attestata al 2,6%, ma sarebbe destinata a raggiungere il 4% nel 2022. L’errore di valutazione è più che comprensibile: chi avrebbe infatti mai pensato, un anno fa, che il lockdown frangiflutti, pensato per salvare le festività natalizie, si sarebbe protratto fino all’inizio dell’estate? Né era possibile prevedere che la pandemia potesse avere delle fasi di recrudescenza, tanto che si era ben pensato di tagliare qualche migliaio di posti letto nelle terapie intensive; fatto di per sé irrilevante, forse, in un paese di oltre 80 milioni di abitanti, ma carico di conseguenze, se le limitazioni atte a limitare la diffusione di un virus si basano in primo luogo sui posti letto occupati nelle terapie intensive.

Dai primi mesi del 2020, sono stati numerosi gli esperti che hanno invitato a vedere nella pandemia una chance per far ripartire l’economia su nuove basi, primo fra tutti Klaus Schwab, direttore esecutivo del World Economic Forum di Davos. Non è un caso che, proprio in questi giorni, l’economista abbia reso visita a Mario Draghi, che in maniera esemplare sta conducendo l’Italia fuori dalla crisi sanitaria ed economica.

Da settimane, a Nord delle Alpi, si ripetono gli appelli al governo perché ci si decida a seguire l’esempio italiano.

Certo, che la Germania tardi ad uscire dalla pandemia del secolo è soprattutto colpa di una minoranza di fanatici ancora restii a partecipare alla campagna vaccinale – così almeno ci suggeriscono professionisti del calibro di Udo Gümpel, corrispondente dall’Italia per l’emittente n-tv. Tuttavia, rimane ancora un corpus legislativo oberato da retaggi del secolo scorso ad ostacolare la ripartenza della ex locomotiva d’Europa. E soprattutto la politica si trova ancora in una fase di transizione fra vecchi protagonisti prossimi al pensionamento e giovani idealisti senza molta esperienza alle spalle.

Giovani di buone speranze, ma senza esperienza

Le misure di contenimento della pandemia varate dalla nuova maggioranza mostrano da subito le debolezze dei nuovi protagonisti. Il 24 novembre, anche in Germania è stato introdotto un greenpass sul modello italiano, necessario sul luogo di lavoro e sui mezzi di trasporto pubblico (l’accesso a ristoranti, bar, manifestazioni culturali e al commercio al dettaglio è garantito invece solo a persone già vaccinate o guarite). In tutta fretta, il Parlamento appena insediatosi ha abolito il divieto per i datori di lavoro di informarsi su dati sensibili dei propri dipendenti.

Ma ha dimenticato di chiarire chi debba controllare che tutto avvenga secondo le norme, e soprattutto come gestire la situazione del pubblico impiego, dato che lo stipendio viene corrisposto agli statali a inizio mese, indipendentemente dai giorni di assenza dal lavoro. Allo stesso modo, è problematico stabilire chi debba controllare il greenpass dei passeggeri dei mezzi pubblici: forse i pochi controllori in servizio, con analisi a campione, con l’appoggio della polizia locale, ma non di quella federale, la cui giurisdizione arriva fino ai treni suburbani, ma finisce nel momento in cui si tratta di applicare una legge di carattere locale.

Nessuno ha voglia di addentrarsi in questo groviglio di leggi, tanto meno i politici, che si affidano a proclami drammatici: “I non vaccinati sono una minaccia per tutti noi”, così il Presidente della Repubblica Steinmeier, “Entro febbraio tutti i tedeschi saranno vaccinati, guariti o morti”, così il ministro della sanità Spahn. E si annuncia già l’introduzione di un obbligo vaccinale generalizzato, sul modello austriaco. Non importa se l’obbligatorietà di un vaccino, che garantisce un’immunizzazione parziale e limitata nel tempo, mal si concilia con i principi costituzionali. Nella terra di Kant e dello Stato come ente etico, si confida ciecamente nell’appoggio di una maggioranza, talmente tramortita dai toni esasperati e dalle statistiche presentate in maniera compulsiva, da non riuscire più a distinguere fra diritto e common sense.

Il primo passo da compiere con urgenza, ha dichiarato il nuovo governo a guida Scholz, sarà porre termine alla pandemia con ogni mezzo possibile. E dato che negli ultimi due anni non si è potuto potenziare il sistema sanitario, né risalire a quali siano state le situazioni in cui le categorie deboli sono state esposte al contagio, si dovrà continuare ad agire in maniera determinata contro ogni probabile situazione di pericolo, seguendo di fatto un diritto di polizia. Ma, come ha dichiarato Thomas-Michael Seibert, ex magistrato e professore di teoria del diritto all’Università di Francoforte, alla rivista Multipolar: “In questo stato di eccezione non sono attivi dei funzionari di polizia, ma dei politici inesperti, che negli ultimi anni suppongono di poter decidere, in base a delle presunte consulenze, cosa disporre per tutta la popolazione. Ci troviamo in una situazione pericolosissima, che nel diritto vigente non era prevista”.

Un mondo verde e un futuro rosa, soprattutto per la grande finanza

Vogliamo azzardare più progresso”, è una delle frasi che contraddistingue il programma del governo in pectore. Sicuri che, grazie ad una task force e ad un eventuale obbligo vaccinale, si raggiungerà a breve lo Zero-Covid, il fantasma che il governo Merkel ha inseguito per un anno e mezzo, si volgono già al 2030, anno in cui la decarbonizzazione dovrà essere compiuta (o almeno così sarebbe auspicabile).

Alcune opzioni, come l’innalzamento della Carbontax e l’introduzione di un limite di velocità sulle autostrade, non sono percorribili. Ma si investirà con determinazione sulle energie rinnovabili, che dovranno raggiungere l’80% delle fonti da qui a otto anni. Perciò, si valuterà se imporre l’installazione di pannelli fotovoltaici su tutte le nuove costruzioni. Fino ad allora, non si rifiuteranno le forniture di gas, che continueranno ad arrivare dalla Russia.

I conflitti con le potenze avversarie saranno appianati da una feministic foreign policy, ha assicurato la ministra degli esteri in pectore Annalena Baerbock. Una delle priorità del nuovo governo sarà anche la legalizzazione della cannabis, dato che “la società odierna è molto più avanzata del codice penale”.

Il prossimo governo sembra però determinato anche a recepire timidamente i suggerimenti di Klaus Schwab: il sussidio di disoccupazione si dovrà trasformare gradualmente in un reddito di cittadinanza, si provvederà a favorire l’ingresso di nuovi gestori nella telemedicina (un termine che in Germania ha ancora un senso vago, ma allude ad un futuro in cui il paziente potrà farsi curare rimanendo a casa, dopo aver ceduto i suoi dati ad un gestore esterno), si provvederà a conferire agli stakeholders un ruolo centrale nell’economia. In questo senso, i Verdi e i Liberali, partiti centrali della nuova coalizione, avevano già dato delle garanzie durante la campagna elettorale: i fondi pensionistici gestiti dallo Stato sarebbero stati reinvestiti in fondi privati quotati in borsa, per garantire loro una maggiore stabilità negli anni a venire.

Tuttavia, il nuovo governo, in continuità con quelli precedenti, rimarrà ancorato ad un modello ecologico-sociale. E proprio in base a questo principio, si è posto come fine un contenimento dei prezzi degli affitti, di comune accordo con i gruppi finanziari che hanno investito nell’immobiliare in Germania. L’amministrazione di Berlino, ad esempio, forte dei risultati di un referendum tenutosi insieme alle elezioni amministrative, procederà a breve all’esproprio degli immobili acquistati da grandi speculatori internazionali. L’esproprio avverrà a prezzi di mercato, per non scontentare nessuno. Vonovia, società leader nel settore, ha provveduto immediatamente ad incorporare l’immobiliare Deutsche Wohnen, uno dei principali attori nel mercato tedesco, per non lasciarsi sfuggire neanche un centesimo in questa transazione, da cui il bilancio statale uscirà in condizioni ancora peggiori rispetto ad oggi. Ma che importa? Il nuovo governo ha già annunciato di voler sospendere il vincolo di bilancio fino almeno al 2023.

Anni d’oro per l’industria farmaceutica

Ad ogni modo, gli stakeholders che più stanno approfittando di questo momento di crisi sono naturalmente quelli del settore farmaceutico. Per Biontech in particolar modo e Moderna, i contratti con il governo federale (in larga parte secretati) hanno garantito marginalità da capogiro. L’attuale ministero della salute ha già provveduto a ordinare milioni di nuove dosi, per sopperire alla necessità di una quarta e una quinta dose. Qualora venga poi istituito un obbligo vaccinale, i produttori sono già preparati a venire incontro alle richieste, ferma restando la sollevazione da ogni responsabilità per eventuali effetti avversi o fatali, che rimarrà in capo allo Stato. Per fortuna del nuovo esecutivo, solo una parte minima degli oltre 300.000 effetti avversi e dei 50.000 decessi correlati al vaccino sono stati registrati in Germania.

Ma la rivoluzione dei vaccini ad mRNA sta aprendo un enorme campo di ricerca, in cui anche attori come la tedesca Bayer sono attivi almeno da mesi. Questa nuova tecnologia, finora problematica da applicare per motivi tecnici e soprattutto etici, promette di offrire nuove soluzioni nella cura di malattie cardiovascolari ed oncologiche e perfino dell’HIV. Da circa un anno, si sta procedendo a sperimentazioni su larga scala: è sufficiente dare uno sguardo alle pagine pubblicitarie sui media, per farsi un’idea di quanto grande sia l’offerta di studi farmacologici a cui l’utente può prendere parte, in cambio ovviamente di un corrispettivo economico.

Al di là dei vaccini di nuova generazione, il mercato dei sieri immunizzanti è da anni quanto mai florido in Germania. Questo grazie soprattutto alla Ständige Impfkommission, la Commissione per le Vaccinazioni, che, dopo un profondo processo di ristrutturazione in seguito ad accuse di conflitti di interesse, è diventata di fatto l’autorità che dispone quali siano i trattamenti preventivi da distribuire alla popolazione.

Ogni anno, la STIKO stila un calendario delle vaccinazioni consigliate per ogni fascia d’età; i consigli non sono vincolanti, ma non appena un farmaco viene consigliato, le assicurazioni sanitarie sono tenute a sostenere i costi per ogni paziente che desideri assumerlo. Le liste si arricchiscono di anno in anno di nuovi vaccini, soprattutto per le fasce di età oltre i sessant’anni. E fra gli ultimi sieri disponibili e somministrati in grandi quantità, troviamo quello contro l’herpes zoster.

È interessante notare come le autorità di farmacovigilanza della vicina Svizzera abbiano segnalato il Fuoco di Sant’Antonio come uno dei possibili effetti avversi dei vaccini a mRNA. Le autorità tedesche escludono ogni collaborazione (d’altra parte, si impegnano a ripetere i media, i vaccini contro il Covid-19 non hanno alcuna controindicazione, né è possibile che abbiano effetti avversi a lungo termine).

Ma, per precauzione, si sta procedendo ad immunizzare contro il virus dell’herpes zoster tutta la popolazione sopra i cinquant’anni di età, anche perché per questa malattia non esiste al momento una cura efficace. E d’altra parte, in medicina vale ormai da qualche anno il principio che si è imposto nella giurisprudenza degli ultimi anni, cui accennavamo prima: è bene intervenire prima ancora che possa prodursi una possibile situazione di rischio.

Infatti, come ogni paziente è in potenza un malato, così ogni cittadino può essere veicolo d’infezione, e l’unico modo per controllare il rischio è l’allargamento del diritto di polizia ad ogni ambito della società.

Sarà bene ricordarsene per gli anni a venire.

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