A Berlino, il novembre più grigio di sempre

A Berlino, il novembre più grigio di sempre

Di Daniel Abbruzzese

Dopo le ultime elezioni, tutto sembrava volgere al meglio in Germania: una nuova coalizione, volti nuovi in politica e la situazione sanitaria sotto controllo. Ma, come spesso succede, l’arrivo dei primi freddi ha cambiato tutto. Le incidenze dei contagi arrivano in certe zone anche a 1.000 casi su 100.000 abitanti. E le terapie intensive, ancora una volta, si stanno avvicinando al collasso. Per fortuna, stavolta si è anche individuato il colpevole… forse.

Winterblues

Il passaggio dal sole pallido dell’autunno al buio dell’inverno, in Germania, è sempre improvviso e raramente porta con sé buone notizie. Quest’anno, il grigiore di novembre si è presentato insieme alle peggiori notizie immaginabili: l’inflazione, incubo atavico della locomotiva d’Europa, e l’ennesimo fallimento delle politiche di contenimento della pandemia.

Peccato, perché la coalizione “a semaforo” (socialdemocratici, liberali e verdi), consacrata dalle ultime elezioni e già pronta ad esprimere un programma di governo, sembrava essere riuscita a mediare fra le posizioni oltranziste degli ambientalisti e quelle più conservatrici, indicando la via per una “decrescita felice”. In realtà, gli aumenti dei prezzi energetici, determinati da speculazioni finanziarie, ma anche dal rialzo della tassazione sulle emissioni di Co2, suggeriscono come il passaggio verso nuove fonti energetiche sarà tutt’altro che indolore, soprattutto per le fasce più deboli.

Peccato anche perché la pandemia del secolo sembrava destinata a diventare uno spiacevole ricordo. Alla fine dell’estate, la campagna vaccinale aveva coperto ufficialmente solo il 60% della popolazione. Ma, grazie a dei dati inaspettatamente prodotti dal Robert-Koch-Institut, a ottobre si scopriva che l’80% dei tedeschi era stato immunizzato. Tanto che nella popolazione si faceva largo la speranza di un freedom day, sul modello britannico, o meglio ancora scandinavo. Jens Spahn, il ministro della salute uscente, si era spinto ad annunciare la fine dello stato di emergenza per il 25 novembre; aveva però puntualizzato che la partecipazione alla vita sociale sarebbe stata condizionata anche successivamente dallo status vaccinale o dalla presentazione di un test effettuato a pagamento.

La repentina crescita dei contagi e la scoperta che la percentuale dell’80% sopra citata non fosse surrogata da dati hanno però freddato ogni speranza di un ritorno ad una sorta di normalità. Spahn si trovava così a constatare l’esattezza delle previsioni azzardate durante l’estate: il calo delle temperature avrebbe portato ad una nuova ondata, una vera e propria pandemia dei non vaccinati. L’esperto di medicina Karl Lauterbach, uno dei volti più conosciuti dalla TV, gli faceva eco: chiunque non si fosse vaccinato, poteva essere sicuro entro la primavera di contagiarsi o di passare a miglior vita. La frase un po’ sopra le righe ricorda la celebre conferenza stampa di Draghi ed è stata probabilmente dettata dalla stessa consapevolezza: se non è stato possibile convincere una parte della popolazione con le minacce, l’unica opzione rimane la profezia dal tono stregonesco, che pure difficilmente sortirà degli effetti. Ad ogni modo, sono già pronte delle ulteriori misure di contenimento.

Ancora una volta, è toccato ad Angela Merkel l’ingrato compito di annunciare ciò che la politica non aveva avuto ancora il coraggio di disporre: è necessario sottoporre ad ulteriori restrizioni tutti coloro che, per scarso senso civico, sono ora vittime e spreader di questa nuova ondata.

In realtà, scienziati come Christian Drosten, il virologo di Stato, sono di tutt’altra opinione, e perfino il Robert-Koch-Institut ha iniziato ad ammettere quasi apertamente che nessuno dei vaccini limita la trasmissibilità del virus. Ma un colpevole dovrà pur esserci anche questa volta, e, vista la stagione ed i controlli stringenti nei locali, non possono essere né i vacanzieri, né i frequentatori di bar e ristoranti.

Che la politica non sia imputabile dovrebbe chiaro dall’inizio della pandemia: in Italia è stato ad esempio necessario sottolinearlo, istituendo uno scudo penale per il governo. In Germania è bastato esautorare i governi dei Länder e provvedere a rinforzare i rapporti fra governo centrale e potere giudiziario perché non sorgessero sospetti. Né è possibile che siano le case farmaceutiche produttrici dei vaccini ad aver dato informazioni sbagliate. Nel dubbio, in sede contrattuale, gli Stati acquirenti si impegnavano a sollevare Pfizer/Biontech e Moderna da ogni responsabilità per un mancato funzionamento del medicinale e per eventuali effetti avversi, come rivelava l’ex ministro delle finanze Oskar Lafontaine alcune settimane fa.

È ovvio dunque che gli unici colpevoli di questa quarta ondata siano i non vaccinati, che hanno contribuito oltretutto a far rafforzare il virus, costringendo i cittadini più responsabili a sottoporsi ad una terza iniezione. La politica sta lavorando alacremente su questo fronte, per rimettere in piedi una struttura capace di sostenere un programma di immunizzazione di massa, e per convincere la STIKO, la Commissione Federale per le Vaccinazioni, a dare l’assenso a questa nuova strategia e, soprattutto, a permettere l’iniezione anche ai bambini più piccoli, anche loro da due anni ormai colpevoli ignari dell’avanzare dei contagi.

Molte domande, alcune risposte, nessuna logica

Dopo il suo annuncio perentorio, la Cancelliera si è di nuovo eclissata, per tornare ad occuparsi del suo tour di congedo in Europa. È spettato al suo portavoce Steffen Seibert l’onere di spiegare come mettere in campo delle limitazioni dirette ai non vaccinati. Seibert ha indicato come opzioni l’ipotesi austriaca di un lockdown per soli non vaccinati (che però già in Austria si sta rivelando impossibile da attuare) e l’esempio italiano, che starebbe “funzionando senza grandi problemi”. Altre voci dalla politica hanno corretto il tiro: un lockdown all’italiana, con il divieto di lasciare l’abitazione, non è mai stato praticato in Germania, se non a livello locale (e la misura è stata rigettata a posteriori come incostituzionale da diversi tribunali amministrativi). L’unica opzione percorribile sarebbe dunque un inasprimento delle attuali norme.

Al momento, l’accesso a spazi chiusi nel tempo libero è subordinato alle regole del 3G (Getestet, Genesen, Geimpft, ovvero testato, guarito, vaccinato) o, in alcuni Länder, del 2G (accesso permesso solo a vaccinati e guariti dal Coronavirus). Al gestore è data libera scelta di aderire ad uno di questi modelli e di effettuare gli opportuni controlli. L’attuale proposta della politica è quella di estendere il più possibile il modello 2G e di introdurre il 3G in ambito lavorativo. Ma anche quest’ultima proposta si rivela problematica, perché al momento nessuna categoria lavorativa è sottoposta ad un obbligo vaccinale, e soprattutto in quasi tutti i settori è vietato al datore di lavoro chiedere informazioni sensibili al dipendente. La maggioranza appena insediatasi, pur non avendo ancora espresso un governo, ha annunciato di voler intervenire quanto prima sulla legge sulla privacy e trovare un accordo con i sindacati, per rendere possibile una regolamentazione 3G anche sul posto di lavoro. Per il resto, la coalizione concorda con il governo uscente sul fatto che il 25 novembre si possa porre fine allo stato d’emergenza. Ma, si è chiesto qualche giurista, come è possibile applicare misure straordinarie di tale portata al di fuori di un’emergenza? Semplice: la nuova maggioranza appronterà una legge ad hoc. Farebbe bene a tenerlo presente chi, nel resto d’Europa, pensa che le attuali restrizioni siano legate ad una emergenza momentanea e quindi destinate a sparire senza lasciare traccia, una volta finita la pandemia.

A dire il vero, la politica del 2G e del 3G nei luoghi pubblici non si è dimostrata particolarmente efficace. Ad esempio, molti locali accessibili solo a vaccinati sono diventati dei focolai di nuovi contagi. È opinione comune che dei “buchi” nell’efficacia del siero siano fisiologici; che la soluzione sia dunque testare chiunque? “Non possiamo metterci a testare anche tutti i vaccinati, altrimenti questa pandemia non finirà mai”, ha dichiarato il ministro della sanità Spahn.

I dati diffusi dal Robert-Koch-Institut sembrano però anch’essi indicare che la via percorsa fino ad ora per arginare la pandemia, incentrata sulle vaccinazioni di massa, è stata fallimentare: il 45% dei pazienti ospedalizzati per sintomi da Covid-19 erano già totalmente immunizzati, mentre su 2.600 pazienti ricoverati  in terapia intensiva in tutto il paese, 850 avevano già ricevuto due dosi. È il popolo dei social media però a dare un’interpretazione più esatta di questi dati, ripetendo fino alla consunzione le spiegazioni di fact-checker e pagine satiriche: il vaccino funziona, perché altrimenti avremmo solo vaccinati in terapia intensiva, e che qualche vaccinato finisca intubato è fisiologico, essendo la percentuale della popolazione immunizzata così alta. E se qualcuno non crede ai dati e alle caterve di aneddotica selezionate dai media, è bene che sia escluso dalla vita sociale e continui a curarsi con l’omeopatia, senza però gravare sulla sanità pubblica (un colpo di grazia alla logica, essendo  l’assicurazione sanitaria tedesca a carico del singolo, con tariffe fra le più care in Europa).

L’ultimo spazio libero per eventuali obiezioni viene riempito dalle dichiarazioni esasperate dell’esperto di turno: “Non ci troviamo di fronte ad una pandemia dei non vaccinati, ma davanti a una tirannia dei non vaccinati”, ha dichiarato domenica scorsa in un talkshow Frank Ulrich Montgomery, presidente onorario della Camera Federale dei Medici. La strada per il governo (quello uscente o quello in pectore, che già prende decisioni, come si è visto su) è spianata, le sue decisioni commisurate alla tirannia imposta dai no vax. E se anche queste misure non dovessero funzionare, rimane l’opzione successiva: un nuovo lockdown, di cui già si inizia a mormorare. Ma, magra consolazione, in questo caso si saprebbe a chi dare la colpa.

Verità assolute, verità relative; e la realtà

In questa corsa verso la giusta presa di posizione, anche gli scandali hanno vita breve: quello, che citammo qualche mese fa, dei numeri delle terapie intensive gonfiati per ottenere sovvenzioni dallo Stato, o quello della velina passata dal ministro dell’interno Seehofer agli scienziati, perché i modelli pandemici legittimassero le restrizioni nei primi mesi del 2020; oppure ancora l’incontro conviviale fra la Cancelliera ed il presidente della Corte Costituzionale Tedesca la sera prima che il governo proclamasse il “freno di emergenza”, un lockdown ancora più stringente, nell’aprile del 2021.

A dire il vero, non tutti gli scandali hanno vita breve. È esemplare la storia di Joshua Kimmich, centrocampista del Bayern Monaco, che pochi giorni fa ha avuto l’incauta idea di dichiarare davanti alle telecamere il suo scetticismo di fronte al vaccino, a causa degli ancora sconosciuti effetti a lungo termine. Ciò che è scritto chiaramente anche nei foglietti illustrativi dei nuovi farmaci ad mRNA è diventato in bocca ad un calciatore una teoria del complotto. Si è iniziato a chiederne a gran voce l’allontanamento dalla nazionale, ma ha provveduto prima il destino: due suoi compagni di squadra, vaccinati, sono risultati contagiati. Kimmich, pur risultando negativo al test, sarà tuttavia l’unico ad essere sottoposto a quarantena. Molti commentatori compulsivi sui social si stanno compiacendo delle perdite finanziarie cui Kimmich dovrà far fronte, mettendo ancora una volta in mostra una Schadenfreude che non si placa neanche davanti ad un letto di ospedale occupato da un non vaccinato, o davanti agli squilibri psichici che le misure emergenziali hanno fatto esplodere nella popolazione. Ma questo al lettore italiano suonerà fin troppo familiare.

C’è invece tutta una parte della popolazione che, in silenzio (non potrebbe essere altrimenti, viste le repressioni messe in atto dalla polizia durante tutte le manifestazioni di dissenso), sta opponendo una resistenza passiva alle misure sempre più illogiche varate dal governo. Si tratta di gestori di locali e attività commerciali che si rifiutano di fare controlli, convinti che gran parte dei contagi, ancora una volta, stiano avvenendo nelle residenze per anziani, al solito abbandonate a se stesse. E si tratta anche di persone singole, che appena possibile trasgrediscono le regole, nella speranza che il buonsenso e le leggi fondamentali dello Stato rimangano comunque più forti dell’arbitrio dell’attuale classe politica. È una speranza vana, forse, ma aiuta a tollerare l’idea che i prossimi mesi potrebbero virare verso tonalità di grigio ancora più scure.

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