“Venduti ai Minori”: secondo un’indagine del MOIGE, oltre un commerciante su 2 vende prodotti vietati ai minori

“Venduti ai Minori”: secondo un’indagine del MOIGE, oltre un commerciante su 2 vende prodotti vietati ai minori

Di Alessandro Maola

Prodotti come alcol, tabacco, gioco d’azzardo, pornografia, videogiochi 18+ e cannabis light sono ancora troppo accessibili ai minori. A dirlo sono i dati dell’indagine “Venduti ai Minori”, realizzata dal MOIGE – Movimento Italiano Genitori, in collaborazione con l’istituto Piepoli, condotta su un panel di oltre 1.000 minori dai 10 ai 17 anni,  intervistati in tutta Italia.

Alcuni dei prodotti oggetto della rilevazione, come alcol, fumo, gioco d’azzardo, pornografia, sono vietati per legge a chi non abbia almeno 18 anni, mentre per quanto riguarda la cannabis light e i videogiochi 18+ addirittura siamo di fronte ad un vuoto normativo, perché è assente il divieto per legge e le relative sanzioni.

I dati confermano una vendita piuttosto diffusa di prodotti vietati tra i minori in Italia, nonostante i divieti di legge. La diffusione è certamente legata alla facilità con cui riescono ad avervi accesso, con più della metà dei commercianti che non verifica l’età di chi compra, e vendono senza problemi anche ad acquirenti palesemente al di sotto dell’età consentita. Ad esempio, il 57% degli intervistati dichiara che al momento dell’acquisto di bevande alcoliche il venditore non ha verificato la sua età, percentuale che sale al 62% per il tabacco e le sigarette e addirittura al 71% per le infiorescenze di cannabis light.

I minori non possono subire un abuso commerciale lesivo della loro salute da parte degli adulti. L’indagine fa emergere dei dati preoccupanti – commenta Antonio Affinita, Direttore generale del MOIGE – Dinanzi alla vendita ai minori di prodotti che sono dannosi per la loro salute non esistono giustificazioni: non è accettabile che ci siano commercianti che vendono prodotti vietati senza verificare l’età e contro le norme vigenti a loro tutela. Altrettanto gravissimo è il vuoto normativo riguardo a cannabis light e videogiochi classificati dal Pegi come +18: per entrambi i prodotti sono inesistenti le norme e le sanzioni per chi vende ai minorenni. Occorre con urgenza un intervento legislativo. Auspichiamo che le filiere produttive di tali prodotti lavorino di più per la sostenibilità sociale di essi, affinché siano realmente accessibili solo a clienti adulti.  Come genitori ci rivolgeremo da subito a Parlamento e Governo affinché si attivino norme, sanzioni e controlli più stringenti e rigorosi, al fine di tutelare il benessere psico-fisico dei minori, evitando che adottino comportamenti devianti o che sviluppino dipendenze”.

Guarda il video della campagna “Venduti ai Minori” realizzato da Casa Surace:

I DATI DELLO STUDIO

ACCESSO ALL’ALCOL

Gli alcolici vengono acquistati prevalentemente presso bar (38%) e locali come pub e discoteche (31%).

Il 57% degli intervistati afferma che durante l’acquisto di alcolici il gestore non gli/le ha mai chiesto l’età, una percentuale che nel sud e nelle isole raggiunge il 65%, mentre al centro è del 50% e al nord del 28%. Coloro che, al contrario, dichiarano che l’età è stata sempre controllata sono appena il 4%.

Al 39% dei rispondenti al sondaggio non è mai capitato che venisse rifiutato l’alcol per la loro età (29% al nord, 10% al centro, 43% al sud e nelle isole).

Allarmante il dato emerso alla domanda: “Nei pub/bar/discoteche hanno continuato a venderti alcolici nonostante tu fossi visibilmente alticcio/brillo?”, il 57% ha risposto di no, ma un preoccupante 22% risponde sempre o spesso e di questi il 16% ha tra i 10 e i 14 anni.

ACCESSO AL FUMO

Da anni si cerca di ridurre la diffusione del fumo tra i minori, anche con la limitazione della possibilità di acquisto ai distributori attraverso l’inserimento della tessera sanitaria.

Ciononostante, l’11% dei minori riesce ugualmente a comprarle (percentuale più che raddoppiata dall’anno scorso, che era il 5%), utilizzando il documento di amici più grandi (59%) o di fratelli o genitori (26%). Gravissimo il fatto che il 15%, invece, dichiari che il controllo non fosse attivo.

Per chi le acquista in tabaccheria (41%) o nei bar (1%), ancora una volta incide il mancato controllo da parte dei commercianti. Il 62% dei gestori non verifica l’età (la situazione migliora nel centro Italia, dove la percentuale scende al 25%), mentre coloro che dichiarano che l’età viene chiesta sempre o spesso sono il 12%.

Dallo studio risulta anche che circa un minore su 4 (24%) utilizza la sigaretta elettronica. Nella maggior parte dei casi è per curiosità (48%), circa un quarto (25%) lo fa perché crede che faccia meno male, il 7% lo fa per smettere di fumare (il che denota la presenza di una dipendenza già a questa età). Il 31% accede a liquidi con nicotina. Preoccupa il fatto che nel 68% dei casi all’acquisto della sigaretta elettronica o del liquido non venga verificata l’età.

ACCESSO ALLA CANNABIS

I minori che fanno uso di cannabis light, cioè quella legale con bassi livelli di THC, sono il 3%, meno della metà di quelli che utilizzano la classica cannabis. Nel 71% dei casi, all’acquisto il commerciante non ha verificato l’età dell’acquirente.

Inoltre, la cannabis light viene venduta ‘solo’ per uso tecnico e da collezione (cioè non deve essere fumata), ma nell’86% dei casi (quasi 9 su 10) nei locali in cui viene venduta non ci sono avvisi espliciti a riguardo, né viene comunicato dal venditore.

ACCESSO AL GIOCO D’AZZARDO

Le tipologie di gioco d’azzardo più diffuse tra i minori sono i gratta e vinci (69%), le scommesse sportive (45%), il gioco del lotto e del superenalotto (16%), e le slot machine (10%).

Sebbene il 52% degli intervistati dichiari che c’erano sempre o spesso avvisi in cui veniva riportato il divieto di gioco per i minori, nel 65% dei casi il gestore non ha chiesta loro l’età e in più di un caso su due (57%non si è rifiutato di far giocare o vendere il servizio ai minori. Nel 75% dei casi, inoltre, il venditore non ha informato il minore dei rischi di sviluppare una dipendenza dal gioco.

Per quanto riguarda il gioco online, invece, il divieto per i minori di 18 anni, a detta degli intervistati, è assente in quasi un caso su 3 (30%). Al 33% dei giocatori minorenni non è stata chiesta l’età per registrarsi, solo il 22% ha rinunciato al gioco perché non aveva l’età legale e ben il 45% ha mentito per poter accedere.

ACCESSO A FILMATI O RIVISTE CON CONTENUTI PORNOGRAFICI

Decisamente allarmante la facilità di accesso a contenuti pornografici da parte dei minori, specie tramite la rete web.

Il 44% dichiara di averla scoperta perché gliene hanno parlato gli amici, il 19% tramite internet, il 9% attraverso pubblicità online che lo/la hanno incuriosito e il 40% in altro modo.

L’81% dei siti non verifica l’età dell’utente e, quando questo accade, il 15% mente per poter accedere ugualmente.

Da segnalare la difficoltà tecnica dei genitori ad attivare filtri parentali, solo un minore su 4, cioè il 25% dei minori ha attivato il parental control su smartphone, tablet, smart tv per limitare l’accesso ai contenuti pornografici.

ACCESSO A VIDEOGIOCHI +18

Alcuni videogiochi, per i contenuti e gli scenari proposti, sono classificati dagli stessi produttori come vietati ai minori di 18 anni. Un divieto, però, anche per via dell’assenza di una legge, che spesso viene ignorato dai giocatori.

Il 35% dei minori ci gioca solitamente con amici collegato ad internet, il 19% con amici in presenza, il 6% con familiari, il 3% online con sconosciuti e il 36% da solo. Le tipologie più diffuse sono quelle di azione o avventura (36%).

Le conseguenze e i rischi vengono ampiamente sottovalutati: il 32% ritiene che giocare con videogiochi con contenuti violenti o volgari non comporti dei rischi, per il 41% esistono, ma sono pochi. Solo il 27% riconosce che questo comportamento può avere conseguenze serie.

Nel 52% dei casi, presso gli esercizi commerciali che vendono videogiochi sono presenti avvisi informativi che indicavano di prestare attenzione all’età minima consigliata, ma, al momento dell’acquisto, il 63% dei venditori non verifica l’età di chi compra e solo il 12% lo fa abitualmente.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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