Intervista a Marta Pellizzi: una vita sfregiata da un sistema nazionale che non sostiene i diritti di chi si ammala gravemente

Intervista a Marta Pellizzi: una vita sfregiata da un sistema nazionale che non sostiene i diritti di chi si ammala gravemente

Intervista del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Ho conosciuto Marta Pelizzi casualmente, anzi, virtualmente per caso. Un giorno ho fatto accesso su Twitter e ho letto sulla homepage un tweet particolare, un appello. Marta, una giovane colpita da tumore cerebrale recidivante, racconta la sua tragica vicenda sul social più agguerrito tra tutti, quello che io chiamo “La prima linea”. La Pellizzi racconta da tempo la sua vicenda su Twitter e ha creato l’hashtag #IoNonMollo

Il tweet in questione era un vero appello: cercava giornalisti che volessero divulgare la sua storia. Ha perso la vista pochi anni fa, Marta. Il tumore cerebrale, che per quattro volte è tornato a farle visita, ha rovinato irrimediabilmente il delicato e complesso sistema di questo senso fondamentale. L’ha resa cieca.

Marta è invalida. Gravemente invalida. Ottiene, dopo una vera battaglia, il 100% di invalidità con anche l’assegno di accompagnamento. Il tribunale di Bologna sentenzia il suo diritto. Sì, avete letto bene: è dovuto intervenire un tribunale.

Bene, direte. Non proprio. Perché a un certo punto lo sgangherato sistema nazionale si palesa in tutto il suo potente e sconfortante dissesto. Marta riceve una nuova lettera dall’Inps. Deve tornare a visita. Si presenta con la documentazione attestante il suo stato di cecità. Si sottopone a una sequela di domande al limite del lecito: “Perché si tinge i capelli se non ci vede”? e si ritrova con una commissione, stavolta, composta da un solo medico, specialista in medicina orientale. Che ci azzecca con la sua patologia lo sa solo l’Ente di previdenza nazionale. Per farla breve, il 100% viene abbassato al 70%, percentuale che annulla il suo diritto a percepire l’assegno mensile e quello di accompagnamento.

Nessuna coerenza. Nessuna umanità. Nessuna logica. Marta è cieca a causa della patologia oncologica che la costringe a una vita a tentoni nel buio. Ma per i tipi dell’Inps non è una persona “meritevole” di welfare.

La contatto, le propongo un’intervista per Libero che viene pubblicata il 17 Gennaio. Ecco l’immagine digitale:

Marta riceve anche la telefonata, niente popò di meno, dal Presidente dell’Inps Tridico. Si sente rincuorata. Forse ammetteranno l’errore. Con calma, con molta calma, però. 149 giorni dopo, Marta tornerà a ricevere l’assegno mensile e il suo 100% di invalidità, ma non l’assegno di accompagnamento. Sia mai che qualche falso invalido dovesse rinunciare a un diritto abusato…

Rieccoci qua, Marta. Dopo 149 giorni dal momento in cui ti negarono il diritto al riconoscimento del tuo stato di disabilità, l’Inps è tornata sui suoi passi. Quanto conta, oggi, saper sfruttare gli strumenti social per far emergere casi come il tuo?

Usare i social consapevolmente, cioè consci dei benefici e rischi di ogni attività condotta su di essi, è di vitale importanza per sé e per chi ci è attorno. I social, lo dico con sincerità, salvano la vita, ci connettono con persone e storie dal mondo, ed è un bene per l’intera società. Senza Twitter non avrei vinto la mia battaglia e neppure conosciuto te, molti giornalisti o VIP, gente comune che mi ha aiutato, supportato, spronato, sostenuto. Sembrerebbe un mondo virtuale, invece c’è del reale dietro a questi schermi, basta coglierne il senso.

Sei giovane: hai mai pensato di lasciare l’Italia, con la speranza di trovare anche un sistema sociale migliore?

La mia storia condivisa tramite i social mi ha aiutato a comprendere che non è oro tutto quel che luccica. No, non lascerei la mia Italia, l’adoro. A volte sono arrabbiata, il sistema senza dubbio mi ha fatto odiare dannatamente di vivere qui. Erano momenti di sconforti, comprensibili in una vicenda come la mia. Li ho superati, bisogna reggere ogni colpo.

Solidarietà: la trovi maggiormente sui social o nella vita reale?

I miei vicini di casa o concittadini non sapevano della mia essitenza, basta sapere ciò per rispondere alla tua domanda.

Chi è Marta, oggi?

L’INPS mi ha provato, facendomi impazzire. Non trovavo una spiegazione all’incomprensibile decisione. Per me era divenuta una battaglia di tutti, non solo mia. Non era giusto farmi ciò, dovevo vincere in qualche modo le angherie di dottori e impiegati INPS. Sono state giornate intense di smarrimento e stanchezza, il mio stato di salute è crollato, e difatti i sintomi neurologici sono peggiorati. Comunque aver riottenuto i miei diritti è un passo avanti, segno che il volere vince sempre sul potere.

La tua ambizione maggiore, o se preferisci, il sogno che vuoi realizzare…

Sto scrivendo la mia storia. Un giorno vorrei mi fermassero per strada non per dirmi che mi hanno visto raccontare su Twitter della battaglia contro l’INPS, ma perché hanno letto il mio romanzo. Certo, le ambizioni e progetti sono pure altri, ad esempio tornare a studiare all’università o realizzare opere a sostegno di chi riceve ingiustizie dall’INPS. Ho tanto da fare per gli altri, e lo farò finché avrò le forze di stare in piedi (si fa per dire, spesso le forze mi mancano pure per stare sdraiata :D).

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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