Intervista realizzata dal direttore responsabile Emilia Urso Anfuso
L’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon è un’antica istituzione il cui percorso di fondazione ebbe inizio nel 1878, durante il regno di S. M. Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia. All’epoca un gruppo di ufficiali ebbe l’idea di creare alcune fondazioni di veterani delle guerre d’indipendenza.
Nel 1932 fu coniata la denominazione definitiva dell’Istituto, che amministra – attraverso i propri membri – un servizio volontario di Guardia d’Onore alle Tombe definitive presso il Pantheon, oltre a quelle provvisorie a Vicoforte per Re Vittorio Emanuele III e per la Regina Elena, Altacomba per Re Umberto II e per la Regina Maria Josè) dei Sovrani d’Italia.
L’Istituto si occupa anche dell’organizzazione di cerimonie di commemorazione ed eventi culturali.
Il Presidente di questa importante e storica organizzazione, la cui sede si trova a Roma in Via della Minerva, dal 18 Gennaio del 2003 vi è il Capitano di Vascello Ugo d’Atri, profondo conoscitore della Storia italiana, a cui ho chiesto un parere e qualche spunto di riflessione su temi storici e di attualità.
A mia volta sono membro dell’Istituto e svolgo servizi di guardia d’Onore. Di seguito ecco l’intervista che il Presidente mi ha rilasciato in esclusiva.
Presidente D’Atri, tra le donne del passato e della Storia d’Italia, alcune hanno confermato un criterio: una donna è pari all’uomo, anche e soprattutto quando è necessario prendere grandi decisioni…
Certamente. Gli esempi sono innumerevoli. Metà dell’umanità è costituto da donne. Quale personaggio è più glorioso nella storia di Francia di Santa Giovanna d’Arco, che libera il suolo della sua Patria dagli Inglesi, combattendo per il suo popolo e per il suo Re? Ma, come presidente delle Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, mi viene subito da pensare alla Regina Elena, che dopo il terremoto del 1908 soccorre personalmente la popolazione di Messina e fa intervenire la flotta imperiale russa, assiste al Quirinale i feriti durante la Grande Guerra, fa di tutto per evitare l’ingresso dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale.
E’ un crimine non ricordarla.
Si è sempre detto che “Dietro un grande uomo si cela una grande donna”: questo confermerebbe che una donna, volendo, può fare a meno della presenza maschile per ottenere successo nella professione e nella sfera sociale?
Non amo le frasi fatte né i luoghi comuni. Ma questo è vero. Un uomo non può unirsi per la vita ad una donna solo per attività erotiche. Dietro il colonnello Juan Domingo Peron, c’era Evita che, a quasi settant’anni dalla morte, è tuttora il personaggio più amato dal popolo argentino, il simbolo di chi coniuga la Patria e l’impegno sociale per il benessere della sua gente.
Dietro il Re Umberto I, c’era la Regina Margherita, patrona delle arti e delle scienze in un’Italia (quella, non questa) che cresceva. Una donna può ottenere successo senza un uomo? Chi conosce il nome del marito di Margareth Thatcher o di Angela Merkel? E non siamo tutti convinti che il Capo dello Stato per antonomasia, in Europa e nel mondo, sia Elisabetta II?
Arriviamo ai tempi moderni: da cosa nasce, a suo parere, la necessità di dover sostenere i diritti delle donne attraverso una legge come quella delle quote rosa?
Non mi si parli di quote rosa. Le ritengo un abominio. Le donne non sono una categoria di portatori di handicap da tutelare. Certo, le donne sono diverse dagli uomini e, anzi, viva la diversità, manteniamola. Ma, in linea generale, le donne hanno più buonsenso, più lungimiranza, più attitudine allo studio (non c’è una mia compagna di liceo che si sia laureata senza prendere centodieci e lode), più intuito. Le donne hanno la capacità di affermarsi senza dover essere protette ex lege. Certamente hanno attitudini e vocazioni diverse, sono una grande maggioranza nell’insegnamento, non nell’industria né nella politica.
Il fatto di generare prole incide su una diversa valutazione del genere femminile nel mercato del lavoro? Diventare madre è davvero, oggi, una discriminante per le donne che vogliono fare carriera?
Si, purtroppo incide. I datori di lavoro preferiscono assumere uomini perché le donne possono rimare incinte. A parte la baronessa von der Leyer, sei figli, sicuramente la maternità incide negativamente sul lavoro e sulle carriere delle donne. Come negarlo? Le famiglie monoreddito, nella maggior parte dei casi, sono in difficoltà, il lavoro femminile diventa una necessità, e così non si fanno figli. E’ così il popolo italiano, alla lunga, scomparirà o diventerà minoranza, sommerso da questa immigrazione selvaggia ed incontrollata che distrugge la nostra identità e la nostra storia. La classe politica, composta da incapaci o da nemici dell’italianità, se ne strafrega di realizzare una politica a favore della maternità.
Come si può risolvere la complessa situazione che oggi vede la donna, almeno apparentemente e a livello mediatico, vittima del genere maschile su ogni fronte? La politica sta sfruttando questo tema?
I marxisti della mia generazione vivevano per la lotta di classe fra padroni ed operai, borghesia e proletariato. Adesso, in questa società postindustriale in cui la classe operaia non è più numericamente maggioritaria e l’operaio vive come un borghese, l’odio dei rossi si è spostato auspicando lo scontro fra gli ultimi due elementi di divisione fra gli esseri umani: il genere femminile contro il genere maschile, le donne come gli uomini per quanto concerne la libertà (o l’anarchia) sessuale. I femminicidi, molti dei quali legati all’arretratezza culturale dei loro autori, perlopiù immigrati di religione musulmana, sono spesso legati al fatto che gli uomini, tradizionali cacciatori/predatori sessuali, non accettano questo tipo di emancipazione femminile, ed in particolare di perdere la propria donna a beneficio di un altro. La politica che può fare? Filtrare l’immigrazione, adottare una legislazione punitiva severa (che parola sconosciuta!), non esasperare lo scontro, che in parte è poi dovuto alla morbosità dei media. Gli argomenti truci fanno vendere di più.
***Foto di copertina fornita dall’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon – Una parata con a capo il Presidente Ugo D’Atri
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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