Di Laura Farnesi
Secondo l’International Society of Aesthetic Plastic Surgery l’Italia è al quinto posto nel mondo per numero di interventi chirurgici eseguiti. In “Pole Position” la mastoplastica additiva, richiesta da circa 22mila donne italiane. Tramonta però il mito delle maggiorate…
Sono 7 su 10 le donne che, guardandosi allo specchio, non si piacciono, provando un senso di frustrazione e tristezza. Il più delle volte, a salire sul “banco degli imputati” è il seno, perché giudicato non delle dimensiono ideali o non più pieno e alto come una volta. Questo è quanto emerge dallo studio Breast Size Satisfaction Survey (BSSS), condotto dal professor Viren Swami dell’Anglia Ruskin University (ARU), che ha riunito oltre 100 esperti internazionali per condurre sondaggi su ben 18.541 donne in 40 paesi, rendendolo il più grande studio interculturale mai intrapreso per esaminare l’immagine del corpo femminile. Per quanto riguarda il nostro Paese, l’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (Isaps), l’associazione internazionale di chirurghi plastici estetici, evidenzia come, nel 2020, l’Italia si sia posizionata al quinto posto nel mondo per numero di interventi chirurgici eseguiti. In cima alla lista… proprio la mastoplastica additiva (+15,8%), richiesta da circa 22mila donne del Belpaese.
SMART WORKING E CONFERENCE CALL HANNO AMPLIFICATO LA PERCEZIONE DEI DIFETTI
«Per quanto il risultato possa sembrare sconvolgente – sottolinea il chirurgo internazionale Luciano Perrone, medico associato AICPE (Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica) – il dato non mi stupisce, soprattutto in questo particolare periodo storico nel quale la vita sociale si è sviluppata via cavo e lo schermo è diventato il nostro specchio 2.0. Con lo smart working e le conference call, infatti, abbiamo dovuto rimodulare la nostra immagine attraverso le telecamere e lo schermo del PC che spesso, però, distorcono le immagini. Per questo molte donne hanno amplificato la percezione dei propri difetti». A rafforzare il parere professionale del chirurgo, anche quello della psicologa e psicoterapeuta Ilaria Colecchia: «Non sorprende che una percentuale così elevata di donne individui proprio nel seno l’oggetto della loro maggiore insoddisfazione. Il seno è femminilità, è maternità, è sensualità, è nutrimento. È ciò che, più di ogni di altra cosa, nel senso comune, identifica e contraddistingue una “donna” in quanto tale, e come simbolo di tutto questo, l’insoddisfazione di cui è fatto oggetto potrebbe essere portavoce di una più ampia difficoltà legata a questo ruolo. Bisogna tornare o iniziare ad innamorarsi di sé – ribadisce la dottoressa – e se tutto questo passa, tra le altre cose, dal piacersi di più e stare bene nel proprio corpo, allora ben vengano anche interventi di estetica che operino in questa direzione».
MA CHE TIPO DI SENO SOGNANO LE DONNE (E GLI UOMINI)?
il concetto di bellezza, esattamente come le mode, continua a mutare nel tempo, complice anche (spesso soprattutto) l’immaginario maschile. Attualmente, si è notato che, dopo anni di “super maggiorate” in stile “Baywatch”, i modelli a cui preferiscono ispirarsi le donne, soprattutto le italiane, sono le star sudamericane comeSalma Hayek, Jennifer Lopez o l’ormai “nostra” Belen Rodiriguez. Nuove icone di riferimento, dalle forme comunque generose e caratterizzate da un seno decisamente “pieno” ma non eccessivo, proporzionato con il resto del corpo. Un modello che piace anche al “sesso forte”! Stando alle ricerche fatte dagli psicologi Viren Swami e Martin J. Tovée, infatti, gli uomini con un QI più alto, preferirebbero le donne con un décolleté più “discreto” e di grandezza media.
«Questo ideale di bellezza sud americano – spiega Luciano Perrone – nasce dalle proporzioni perfettamente armoniche di tutte le curve del corpo. A partire dalle proporzioni del seno. Le celebrità appena citate, infatti, hanno in comune un décolleté pieno, sodo e sexy, mai “plasticoso” o volgare, che si adatta perfettamente al corpo di ognuna». Per questo è sempre più richiesta la cosiddetta “mastoplastica argentina”, ideale per chi punta sulla cura del proprio corpo e apprezza il canone di bellezza sinuoso e armonico, dicendo quindi stop al “too much” ma, soprattutto, alle “catene di montaggio” e ai seni “stereotipati”, uguali per tutte.
UN SENO “NUOVO” NON È SOLO UN “CAPRICCIO”
A prescindere dal tipo di aspetto agognato, Perrone ci tiene a evidenziare come la scelta di ricorrere al chirurgo non sia certo da delegare a un mero “capriccio” estetico: «Un seno piccolo, asimmetrico o poco pieno, infatti, può creare complessi in grado di bloccare una donna e impedirle di vivere una vita serena e piena. Esistono malformazioni congenite, come il seno tuberoso, che minano l’autostima di una donna convincendola di essere ‘diversa, strana o poco attraente’. Anche le gravidanze, l’allattamento e i dimagrimenti importanti possono modificare la forma del seno, ‘svuotandolo’ e facendolo cadere con il passare del tempo». Insomma, esistono mille motivi per i quali le donne non sono soddisfatte di sé stesse e vorrebbero migliorarsi. «Prima di sottoporsi a un intervento di mastoplastica – ci tiene a evidenziare Perrone – il chirurgo deve però sempre tener presente che ogni donna ha un’esigenza specifica quando si tratta di chirurgia estetica del seno. Infatti non esistono due persone che abbiano lo stesso aspetto e lo stesso carattere».
LE DONNE VANNO ASCOLTATE
«Di conseguenza, anche qualsiasi intervento al seno deve essere progettato secondo le esigenze e le specificità di ogni singola persona. Il trattamento deve essere soggettivo e personalizzato e non può essere uguale per tutti ma deve considerare le questioni soggettive del corpo e dello stile di vita della paziente. Bisogna comprendere – conclude il chirurgo – che le donne non hanno un problema prettamente estetico e non vogliono solo un bel seno. Vogliono libertà, vogliono “voltare pagina” e lasciarsi alle spalle un periodo infelice o un’esperienza negativa. Un seno non all’altezza dell’immagine che si vuole dare di sé, spesso nasconde problematiche ben più profonde che vanno ascoltate».
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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