Di Sergio Ragaini
Quello di decidere di porre fine ad un’esistenza, quando questa non ha più senso che prosegua, è un problema aperto. Un problema che tocca diverse implicazioni. Alla base di tutto, però, deve secondo me esserci una libertà di scelta. Il “Libero Arbitrio”, quindi, deve riguardare anche la possibilità di poter uscire dall’esistenza. Il ritenere che esista un Dio che solo può togliere la vita è un discorso di tipo religioso e fideistico, che non può sicuramente andare ad invadere leggi di uno Stato, diventando imposizione anche per coloro che non ritengono vero questo. La libertà è anche rispetto del pensiero altrui: e imporre dogmi religiosi come Leggi non può mai essere accettato.
Si sa: una delle cose da considerare maggiormente, tra le persone, è il libero arbitrio. Se una scelta, quindi, non è in contrasto con quelle che sono le leggi di uno Stato, o con i diritti al libero arbitrio degli altri, la persona può compierla.
Ad esempio: possiamo decidere di suonare, camminare, uscire, rientrare a casa. Quando lo vogliamo. Possiamo suonare il pianoforte: basta farlo quando non infastidiamo altri, violando il loro “libero arbitrio”, ad esempio, al riposo.
Il problema che qui sorge è, secondo me, una conseguenza di tutto ciò: questo “libero arbitrio” può arrivare anche all’istanza prima della persona, vale a dire alla vita stessa? Più precisamente: in nome di questo “libero arbitrio” possiamo decidere di chiudere l’esistenza in un certo momento?
La risposta appare ovvia: perché no? In fondo, la vita è un diritto, non un dovere. E quindi, il fatto che debba esserci un diritto alla vita, e soprattutto alla qualità della vita, non deve assolutamente implicare il “dovere alla vita”, vale a dire, una sorta di “obbligo” a dover vivere per forza.
Eppure, diverse persone si oppongono a questa possibilità. Di fatto costringendo esseri umani a soffrire oltremodo, quando ormai la loro vita non ha più senso. O laddove per loro stessi non ha più senso.
Ricordo un film molto bello, spagnolo, sull’eutanasia, di alcuni anni fa: “Mare Dentro”, diretto da Alejandro Amenabar (2004), e tratto da una storia vera. Qui, il protagonista, Ramon Sampedro, era rimasto completamente paralizzato dopo un incidente, se vogliamo, banale (un tuffo nel posto sbagliato). Voleva morire, ritenendo la sua vita senza senso: eppure, lo Stato Spagnolo gli negava l’eutanasia. Alla fine, la scelta finale è stata una dose letale di un farmaco, ma dato simultaneamente da diverse persone in dosi non letali: in tal modo, nessuno sarebbe potuto risultare responsabile di questa azione.
Sembra tutto ovvio: eppure per alcuni non lo è. Ed è un esempio tipico di come, talvolta, una “credenza religiosa” voglia, pretenziosamente, essere imposta come Legge dello Stato, anche a coloro che non si riconoscono in quella credenza religiosa. E tutto ciò contrasta fortemente con un modello di “Stato laico” che dovrebbe essere quello che tutti noi dovremmo perseguire. In fondo, dove la Religione (non la Spiritualità, ma la Religione, e sono due cose completamente diverse!) è al Potere, succedono sempre disastri.
Analizziamo, quindi, quali sono i presupposti secondo i quali qualcuno si oppone all’Eutanasia, e perché questi presupposti siano inaccettabili, almeno a livello legislativo.
Il motivo principale per cui qualcuno si oppone all’Eutanasia è il fatto che “La Vita la dà Dio, e solo Dio la può togliere”.
Questa affermazione è vera solo in un determinato Universo: quello di coloro che la credono vera. Vale a dire, coloro che riconoscono che la Vita sia un dono di Dio, e che solo Dio la possa togliere.
Come dicevo, questa affermazione è ben lungi dall’essere “oggettiva”: fa parte, infatti, di quella che è una “credenza” religiosa specifica: quella Cristiana, e forse nemmeno quella di quel Cristianesimo bellissimo delle origini, ma di quella “riduzione” che la Chiesa Cattolica ne ha fatto, portando il Cristianesimo ad una serie di dogmi che poco avevano a che fare con quell’essenza meravigliosa delle sue origini. Si tratta, quindi, di una verità molto relativa, che non ha alcun valore assoluto, e nemmeno oggettivo.
Se osserviamo la Natura, infatti, la Vita è solo una combinazione cellulare. Molto “misteriosa”, è vero: infatti, combinando per molto tempo amminoacidi e simili non si è mai arrivati alla formazione di una cellula. Questo potrebbe dirci che un “motore immobile” per dirla alla San Tommaso d’Aquino, è esistito, almeno come ipotesi possibile.
Tuttavia, il fatto che ci sia stato un “motore immobile” che ha dato la vita alla prima cellula esistente non implica che l’abbia data al nostro corpo attuale. Se ci spostiamo dal Cristianesimo, addirittura questo nostro corpo attuale potrebbe essere il frutto di dati che provengono da Vite Passate, le cui informazioni sono passate nella vita attuale.
Addirittura, quindi, la vita attuale potrebbe essere una “nostra” scelta, seppur in buona parte karmica (il Buddhismo Tibetano parla infatti di “Vento del Karma”) e che quindi non deriva da nessuna “essenza assoluta” particolare.
In fondo, da un punto di vista biologico, la vita nasce dall’unione tra un’ovulo ed uno spermatozoo.
Da quel momento in poi la vita umana ha preso il suo abbrivio: fino a dare origine al corpo come lo conosciamo.
Possiamo, a questo punto, dire che quella vita è già un’essere umano? Non proseguo su questo, anche perché non è mio interesse trattare il tema dell’aborto: l’ho già peraltro fatto in passato, e potrete trovare l’articolo a questo indirizzo. Qui voglio solo affermare una cosa: il fatto che la vita “non derivi da noi” (in fondo, deriva da un atto sessuale tra i nostri genitori) non vuol dire che non sia “nostra”: noi ne siamo i padroni, e noi possiamo farne quello che vogliamo. E questo è il suo bello: possiamo decidere di viverla al meglio, o di gettarla via, come spesso molti fanno, danneggiandosi il corpo e la mente con una sequenza di azioni distruttive. Tuttavia, è nella loro libertà farlo. Anche considerando, infatti, che la vita può essere “un dono” (occorre poi capire di chi: di un ipotetico Dio o dei nostri genitori?), è comunque “nostra”, come è nostro un qualcosa che qualcuno ci ha regalato.
A questo punto, abbiamo visto che l’idea di “Dio che dà la vita” è del tutto arbitraria: è, infatti, un qualcosa di circoscritto solo a determinate Spiritualità. E quindi non può essere accettata a livello socio-politico, per farla diventare Legge di uno Stato. Inoltre, come visto poco fa, la vita, fosse anche un dono, è comunque “nostra”.
Vediamo addirittura, inoltre, che in molte Spiritualità la vita ce la diamo addirittura noi stessi: nel senso che scegliamo noi il nostro corpo, o meglio noi stessi lo formiamo. Quindi la vita diviene una scelta individuale.
Tuttavia, il fatto che la vita sia una scelta individuale non vuol dire che queste Spiritualità accettino il fatto di togliersela liberamente. Comunque, il suicidio è visto in maniera molto negativa da alcune correnti e tradizioni spirituali: infatti, è una rottura forzata di un processo karmico che deve essere lasciato scorrere: pena il ritrovaselo in un’altra vita, magari maggiorato.
L’eutanasia, però, può essere assimilata ad un suicidio? In un certo senso sono due azioni piuttosto simili, al punto che questa viene anche definita, talvolta, come “suicidio assistito”. Insomma: è come se una persona, invece di puntarsi una pistola alla tempia, decidesse di darla ad un’altra persona, chiedendogli di premere il grilletto. La sostanza non cambierebbe!
Tuttavia, ci sono anche altre correnti spirituali che affermano che, quando un corpo non serve più, è il caso di decidere di chiudere quell’esistenza, per passare in un’altra. Esattamente come potrebbe nbon avere alcun senso tenere un qualcosa (un’auto, un cellulare o altro ancora) quando questo non è più in grado di assolvere adeguatamente i suoi compiti: semplicemente, passeremo, sempre che lo possiamo fare (anche questo fattore è da considerare! Magari non abbiamo il denaro per farlo! Tuttavia, qui non ci interessa). A questo punto, però, potrebbe sorgere una domanda: anche questo è “rottura” di un processo karmico?
Potrebbe esserlo, ma non è detto: forse la consapevolezza di quella persona non permette di “fare quel salto” che le permetterebbe di lasciare quel corpo, passando in un’altra vita. In fondo, se vediamo tutto questo a livello di flusso di vite, lasciare un corpo è solo come cambiare un vestito, ormai magari logoro, per indossarne un altro, magari nuovo e molto più bello. Se vediamo il tutto in questi termini, l’eutanasia è del tutto lecita, e ben lungi dall’essere qualcosa da “demonizzare”.
Sul tema dell’Eutanasia sono “passato” anche nel mio libro: “Il Cristianesimo alla luce del Buddhismo e delle Filosofie Orientali”, a pagina [specificare]. Potete trovarlo in vendita a questo indirizzo, mentre a questo indirizzo del sito della rivista online “Karmanews” potrete trovarne una mia recensione.
Dopo avere analizzato, seppur brevemente, questi elementi, anche con un piccolo “excursus” nel mondo delle Filosofie Orientali, la questione appare sotto una luce ben diversa. Tuttavia, supponendo anche che per alcuni sia vero il fatto che “la Vita la dà Dio e solo Dio la può togliere”, quella è una scelta individuale. Una scelta che loro, giustamente, avranno il diritto di portare avanti, scegliendo quello che ritengono meglio, anche per i loro cari, magari in quel momento incoscienti.
Quello che lascia davvero esterrefatti è il fatto che queste persone, invece, pretendano di imporre il fatto che “Dio solo può togliere la Vita” anche a tutti coloro che non riconoscono questo fatto: un praticante Buddhista, di qualsiasi Tradizione, infatti, semplicemente si limiterebbe a dire che chi sceglie nel senso dell’eutanasia se la vedrà col suo karma, ma mai di sicuro penserebbe di impedire ad una persona di perseguire una sua scelta ben precisa!
Invece no: chi crede che “Dio solo può togliere la Vita” pretende che tutti accettino questo, in maniera incondizionata.
E questo, essendo le persone che promuovono questo modo di essere sostanzialmente tutte Cattoliche, dimostra che il Cattolicesimo è sicuramente una Cultura Spirituale “assolutista”: infatti, si è sempre posta come “l’unica via di salvezza”, o almeno come la Via di Salvezza predominante sulle altre. Anche nel Documento “Dominus Jesus” (dichiarazione circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa), del 6 agosto 2000, si può leggere, a 22, 92: “Se è vero che i seguaci delle altre religioni possono ricevere la grazia divina, è pure certo che oggettivamente, si trovano in una situazione gravemente deficitaria se paragonata a quella di coloro che, nella Chiesa, hanno la pienezza dei mezzi salvifici”. Questa dichiarazione si commenta da sola, compreso il fatto che la parola “oggettivamente” sia stata addirittura rimarcata. E il fatto che questo documento sia stato redatto nel 2000, e non, ad esempio, nel 1800, dimostra che la Chiesa Cattolica, di fatto, è cambiata ben poco dal passato: solo, oggi non può più censurare, ad esempio, libri e pubblicazioni, semplicemente perché il suo Potere è minore. Tuttavia, queste dichiarazioni fanno capire che, almeno potenzialmente, sarebbe ancora in grado di farlo. Qui non mi dilungO: tuttavia, esempi anche recenti potrebbero pienamente confermare quanto sto dicendo.
Quanto sinora emerso, comunque, fa capire che, anche se non dichiaratamente, il Cattolicesimo si è sempre posto come superiore a tutti, arrivando a definire in maniera molto negativa qualsiasi altro tentativo di raggiungere ascesi spirituali con modalità che non ricadono sotto l’egida della Chiesa Cattolica.
Si tratta, quindi, di una Religione fortemente “assolutista”, che quindi nega qualsiasi altra possibile via di salvezza.
Qui, però, andiamo ben oltre: addirittura, si vuole arrivare ad imporre questo al di fuori, ad uno Stato Laico, che quindi non può ovviamente porre l’idea di un Dio che dà la vita nel suo Sistema Legislativo.
Tuttavia, ricordiamo che, ancora alcuni decenni fa, i Cattolici avrebbero preteso di eliminare il Divorzio, imponendo di fatto alle persone di non separarsi, perché “Il matrimonio è una promessa eterna”. Che lo sia per loro è possibile: ma che debba diventarlo per tutti, per imposizione, dimostra che non solo il Mondo Cattolico ha delle idee assolutiste, non solo ritiene di avere “l’unica via che porta alla salvezza”: questa Via la vuole imporre a tutti, indiscriminatamente. E questo è sicuramente, senza mezzi termini, aberrante, e ne fa una filosofia spirituale decisamente pericolosa, quando diviene egemone, in quanto non propone, fosse anche un’idea spirituale vissuta come “unica possibile”, bensì impone questa Via Spirituale, almeno nei suoi principi, anche a coloro i quali ne sono estranei. Il tema della negazione del Divorzio a tutti, almeno nelle intenzioni, e della possibilità di porre fine liberamente alla propria esistenza, esercitando il Libero Arbitrio, dimostra pienamente questo.
Concludo però con qualcosa che va ancora oltre, e che in qualche modo mi è stata “stimolata” da una riflessione di un’amico qualche giorno fa: le stesse persone che gridano contro l’Eutanasia, magari se hanno un animale che sta molto male vanno dal veterinario per farlo sopprimere, in quanto per loro è assurdo e crudele prolungare la sua sofferenza.
Tuttavia, lo stesso discorso non lo estendono alle persone. Eppure, se è vero che “Dio solo può togliere la vita”, questo dovrebbe valere anche per gli animali! Almeno così apparirebbe!
Spesso, però, le Religioni con la Logica non hanno nessuna relazione. Soprattutto una Religione dove in ogni momento si pongono “Misteri Insondabili”, come è quella Cattolica. Misteri che non è dato nemmeno di provare ad indagare.
E anche qui è stato posto un “mistero”, che ha dell’inquietante: per il Mondo Cristiano (almeno quello post Concilio di Nicea), non solo Cattolico, solo l’Uomo ha un’anima: gli animali non ce l’hanno. Di conseguenza, riguardo agli animali, per loro non ci si pone nemmeno il problema che “La Vita l’abbia data Dio” anche a loro, e quindi “solo Dio gliela può togliere”: non avendo un’anima, gli animali non rientrano in queste problematiche, e quindi possono essere soppressi quando lo si desidera. Per cui, se un animale soffre terribilmente, sopprimerlo è un atto di carità, mentre se un uomo soffre terribilmente, fare altrettanto è “una negazione del volere di Dio”.
Contraddizioni di una Religione che non si pone domande, ma che confeziona risposte con “misteri insondabili”. In altre Culture Spirituali, invece, gli animali hanno ruoli ben diversi: sino al punto da rappresentare divinità in sembianze di animali. Nella Culture Spirituali quali lo Sciamanesimo gli animali hanno un valore molto alto, ad esempio. Nel Mondo Orientale in generale ci si può reincarnare anche in un animale, e allo stesso modo noi siamo passati da vite animali, ma anche vegetali e minerali. Riguardo alla Sciamanesimo, Selene Calloni ne parla molto bene nel suo libro: “Il Profumo della Luna”, dove illustra esperienze nel mondo delllo Sciamanesimo Siberiano davvero interessanti.
Insomma: queste sono Culture Spirituali che aiutano la riflessione e la comprensione, e non la negano. Probabilmente, nessun Cattolico si sarà mai posto questa domanda, quando si scaglia contro l’Eutanasia per un parente, e invece la invoca, ad esempio, per il proprio gatto sofferente. Per lui, quelli sono mondi diversi, e il gatto è poco più di un oggetto, visto che non è nemmeno degno di avere un’anima, a discapito del suo nome di ”animale”, che contiene questa parola.
Anche queste sono scelte. Quello che qui, per concludere, appare fondamentale, è che è sacrosanto garantire ad una persona il diritto di uscire dall’esistenza. Soprattutto quando quell’esistenza, anche per suo sentire, e sovente oggettivamente, non ha più nulla da offrire. Spesso, l’eutanasia è solo uscire da una sofferenza inutile, per volare altrove. È solo porre fine a qualcosa che non ha più senso proseguire, che è solo dolore e disperazione.
Credo che, se davvero ci fosse un Dio che dà la vita, sarebbe perfettamente d’accordo con me. E nulla avrebbe da obiettare. Forse questo Dio attende solo la “mano” di qualcuno per realizzare i suoi progetti.
Ovviamente, le cose cambiano quando questo Dio è costruito ad uno e consumo di qualcuno, e in grado di infliggere sofferenza, dolore e pene. E il Dio delle Religioni, purtroppo, è spesso così!
DONA ORA E GRAZIE PER IL TUO SOSTEGNO: ANCHE 1 EURO PUÒ FARE LA DIFFERENZA PER UN GIORNALISMO INDIPENDENTE E DEONTOLOGICAMENTE SANO
Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
Lascia un commento