Di Claudio Rao
Uno studio condotto dai ricercatori francesi dell’ONAPS (observatoire national de l’activitè physique e de la sedentarité) su 90 bambini di seconda e terza primaria è allerta sulle conseguanze nefaste del lokdown e della didattica a distanza sulla salute dei giovanissimi e puntano il dito sull’abbassamento delle capacità fisiche e intellettuali delle giovani generazioni.
L’osservatorio, basato a Clermont-Ferrand, ha esaminato diversi bambini di 7/8 anni, un’età fondamentale nello sviluppo delle capacità fisiche; un periodo di grande plasticità cerebrale che ne fa un momento cruciale per gli apprendimenti e le acquisizioni di base.
I bambini sono stati sottoposti a una batteria di tests: una prima volta in novembre 2019 e una seconda volta in novembre 2020. I risultati sono allarmanti.
La media della massa corporea individuale è salita di 2/3 punti (ovvero di 5-10 chili in più a bambino!). Sottoposti al test fisico (di Luc Léger – corsa) molti di loro hanno esaurito le proprie energie nei primi 10 metri, mostrandosi stremati. Nei tests cognitivi (collegamento di lettere dell’alfabeto e numeri in un tempo dato), rispetto all’anno precedente – dove la riuscita era del 100% – il 40% dei bambini lo ha fallito. Il che denota un forte calo correlato delle capacità fisiche e cognitive.
La grande lezione di questa pandemia sarebbe dunque questa: meno un bambino fa movimento, minori sono le sue attività fisiche e più il suo sviluppo mentale ne patisce. La cosa vale anche per noi adulti, ma è di una estrema gravità in un’età così importante per lo sviluppo fisico, mentale e… sociale!
La pandemia ha in sostanza amplificato (e aggravato) un fenomeno a cui i nostri ragazzi erano già soggetti. I medici lo definiscono “cultura della sedentarietà”.
Sempre secondo fonti di ricerche francesi, durante il primo lokdown, meno del 5% dei bambini tra 5 e 11 anni ha avuto un’ora di attività fisica al giorno (il minimo raccomandato dall’OMS – organizzazione mondiale della sanità). Peggio gli adolescenti (11-17 anni) con lo 0,6%.
Maggiori opportunità hanno avuto naturalmente coloro che dispongono di spazi più ampi (casa, giardino, etc) rispetto a chi vive in appartamento.
La situazione era già allarmante prima, se pensiamo che l’OMS documentava che il 75% degli adolescenti (11-17 anni) passa 7 ore al giorno seduto con un tempo di 4 ore su tele-smartphone-pc (quando ne vengono raccomandate al massimo la metà).
Trascorrere ore ed ore seduti o sdraiati, davanti alla tele, sullo smartphone o sul tablet, sgranocchiando merendine sembra ormai essersi attestato come la norma delle giovani generazioni di europei. Ragazzi e ragazze che seguono le trasmissioni più disparate e le serie americane, ma che tendono ad ignorare le trasmissioni sportive che – direttamente o indirettamente – emulano a mettersi in gioco e utilizzare maggiormente il proprio corpo.
L’80% dei ragazzi del pianeta non si mette più fisicamente in movimento come dovrebbe per evitare problemi futuri di diabete, ipertensione, sovrappeso, malattie cardiovascolari, ma anche i problemi dorsali e… mentali (corpo e psiche essendo indissociabilmente collegati).
Anche l’uso delle mascherine che impedisce ai bambini (specie più piccoli) di cogliere le espressioni e la mimica facciale ha inciso ed incide profondamente sulla loro evoluzione psico-socio-affettiva. Ma il discorso ci porterebbe molto lontano.
Una cosa è certa: considerare l’educazione una priorità, non significa soltanto prodigare più fondi alla Cenerentola della Repubblica (la scuola).
Significa anche e soprattutto fare scelte coraggiose ed investimenti lungimiranti, capaci di recuperare terreno in campi apparentemente marginali, ma indispensabili ad un progetto sociale per le generazioni presenti e future.
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