Di Stefania Villa – Indagine di Altroconsumo
Tutti nei limiti di legge gli oltre 400 parametri da noi analizzati alle fontanelle pubbliche di 35 città (eccetto un caso, per eccesso di disinfezione). Assenti anche i “nuovi contaminanti” previsti dalla direttiva UE, come legionella e Pfas. Non così per le microplastiche, presenti invece in tutti i 15 campioni: un problema ambientale diffuso perché si trovano anche nell’acqua in bottiglia.16 giugno 2021
La domanda è cruciale e legittima: l’acqua del rubinetto è buona da bere? È sicura o è meglio continuare a caricarsi di pesanti casse di plastica di minerale? Le nostre analisi alle fontanelle di 35 città non possono sancire la potabilità dell’acqua pubblica (quello spetta ai controlli periodici delle Asl, svolti su più prelievi e in più punti, anche della stessa città, così come i controlli degli acquedotti, che sanciscono il rispetto dei parametri fissati dalla legge). Ma la nostra inchiesta scatta comunque una fotografia che è positiva, relativa a ciò che un cittadino che beve a una fontanella pubblica troverebbe in un certo giorno (abbiamo scelto le fontanelle perché si tratta di acqua di diretta responsabilità dell’acquedotto, senza reti e tubature intermedie come per l’acqua che arriva nelle nostre case); una fotografia che è anche in miglioramento rispetto all’ultima analisi pubblicata su Altroconsumo 294 luglio-agosto 2015, seppur con un tema emergente: quello delle microplastiche, piccolissime particelle di materiale plastico disperse ormai dappertutto nel nostro ambiente.
Durezza, nitrati, metalli pesanti: le nostre analisi
Per ogni campione, prelevato a una fontanella di ogni città dell’inchiesta, abbiamo fatto analizzare in un laboratorio specializzato 400 parametri, tra durezza, residuo fisso, sodio, nitrati, metalli pesanti, solventi, pesticidi, disinfettanti. E da queste analisi è risultato che l’acqua era sicura: le sostanze controllate, anche le più pericolose, sono risultate assenti oppure nel limite di legge, spesso molto al di sotto; solo in un caso abbiamo trovato trialometani (sottoprodotti della disinfezione) oltre i limiti; si tratta dell’unico caso in cui abbiamo dato un giudizio di insufficienza. Per il resto, 31 fontanelle hanno ricevuto giudizio buono o ottimo e le altre 3 hanno ottenuto discreto (per livelli – sempre nei limiti, ma un po’ più alti – di arsenico, nitrati, cloriti e altro). Per conoscere i risultati per ogni parametro di ognuna delle 35 fontanelle dell’inchiesta leggi l’indagine completa scaricabile in alto e pubblicata sul nostro mensile Altroconsumo Inchieste).
Se hai dubbi sulla tua zona, sulla rete idrica o le tubature e vuoi sapere tutto dell’acqua del tuo rubinetto, puoi richiederne l’analisi con noi a un laboratorio convenzionato registrandoti al sito o, per i soci, a un prezzo convenzionato. Se nella tua zona altri hanno già fatto le analisi, inoltre, puoi anche vederne i risultati sulla mappa.
FAI ANALIZZARE L’ACQUA DI CASA
Microplastiche sempre presenti
L’acqua pubblica delle fontanelle ha mostrato caratteristiche paragonabili a quelle delle acque in bottiglia. E, in entrambe, emerge in effetti anche un altro tema, quello delle microplastiche: un problema emergente, ancora da definire, anche nei suoi risvolti per la salute, ma che non è nel prodotto in sé, bensì nell’ambiente e in ciò che, nel tempo, vi abbiamo disperso. Le abbiamo trovate, in passato, nel pesce e nel sale (Altroconsumo Insalute 134, giugno 2018) e, ora, in tutte le acque potabili (le abbiamo cercate in 15 delle 35 fontanelle dell’inchiesta), così come nelle tre acque in bottiglia analizzate.
Le microplastiche sono uno dei contaminanti che verranno monitorati in seguito alla nuova direttiva Ue sull’acqua potabile. Limiti e metodi di analisi saranno definiti entro il 2024, nel frattempo abbiamo voluto vedere com’è la situazione.
Un’emergenza ambientale diffusa
Il tema è allo studio da pochi anni: l’Oms ritiene che gli attuali livelli di microplastiche nell’acqua potabile non rappresentino un pericolo per la salute, ma invita anche a compiere studi più approfonditi e con metodi standard, che ancora non esistono.
Sta di fatto che – tra inquinamento e prodotti che le contengono (vernici, rivestimenti, detergenti, cosmetici…) – le microplastiche si trovano ormai dappertutto (oceani, pesce, aria ecc.), tanto che – nei panni di un consumatore che beve alle fontanelle, non adottando quindi accorgimenti particolari per i campionamenti – dobbiamo presumere che il numero di particelle per litro rilevato nei 15 prelievi potrebbe avere risentito in maniera non trascurabile delle condizioni esterne all’acqua raccolta (ad esempio aria, polveri, vento, tessuti, manufatti nei dintorni). A prescindere dalla fonte, però, la diffusione e la varietà di polimeri rilevati (vedi articolo per i dettagli) ci confermano una realtà con cui fare i conti: le microplastiche possono facilmente raggiungere l’acqua che beviamo, anche in elevate quantità, e diventa sempre più urgente procedere con il monitoraggio e la definizione di limiti.
Tra i nuovi elementi che verranno monitorati in seguito alla direttiva Ue sull’acqua potabile, abbiamo cercato anche la legionella (in tutte le 35 città) e i Pfas (in 5 città dell’inchiesta): in nessun campione abbiamo trovato il batterio o i composti perfluorati (classificati come interferenti endocrini e tristemente noti per la vicenda Miteni in Veneto).
(Le città in cui abbiamo selezionato le 35 fontanelle pubbliche per le analisi sono: Ancona, Aosta, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Caserta, Catania, Ferrara, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Livorno, Milano, Napoli, Novara, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pescara, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Taranto, Torino, Trento, Trieste, Udine, Venezia, Verona).
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