Pornografia: l’abuso può davvero portare a diventare violenti? In alcuni casi, sì

Pornografia: l’abuso può davvero portare a diventare violenti? In alcuni casi, sì

Editoriale del direttore responsabile Emilia Urso Anfuso

Nel corso degli anni sono stati realizzati molti studi sulla correlazione tra pornografia e violenza. Le ricerche più importanti, molte delle quali sviluppate in Italia e negli USA, hanno anche analizzato il comportamento dei serial killer, determinando che, nella maggior parte dei casi, essi facevano un uso frequente di materiale a luci rosse. Non vi è alcuna conferma scientifica su questa correlazione, quindi viaggiamo sul binario delle ipotesi, ma coesiste un elemento da prendere in seria considerazione, ed è quello in merito al tipo contenuto che si predilige.

Se, per esempio, si è particolarmente attratti dalla visione d’immagini di violenza e abuso, qualcosa nel cervello scatta, ed ecco che si può sviluppare un comportamento più violento e spregiudicato, fino a sviluppare deliri di dominio. In altri casi, nei soggetti già predisposti al comportamento violento e prevaricatore, questi materiali rafforzano una tendenza già presente.

Franco Ferracuti, importante criminologo e psichiatra forense scomparso nel 1992, nel suo trattato intitolato “Criminologia e psichiatria forense delle condotte sessuali normali, abnormi e criminali” pubblicato nel 1988, aveva fatto emergere la relazione tra pornografia di tipo sadomasochista – diversa da quella ritenuta normale – e una maggiore incidenza di atti violenti compiuti dagli habitué di questo tipo di stimolazione erotica.

Oggi si parla ampiamente di violenza contro le donne, dimenticando spesso che anche il genere maschile non è escluso da questo tipo di trattamento e non in scarsa misura. Secondo alcune indagini Istat abbastanza recenti, gli uomini vittime delle varie forme di violenza – fisica, psicologica, economica – sono stati 1 milione e 274mila nel periodo 2015/2016, ma poiché sono situazioni che emergono meno, anche perché raramente sono denunciati alle forze dell’ordine per un diverso modo di vivere il problema, l’opinione pubblica, genericamente parlando, ritiene che il fenomeno non esista.

La violenza sessuale contro il genere maschile, operata dalle femmine, fa sorridere? Perché mai? È errato pensare che il genere maschile campi esclusivamente sull’onda delle pulsioni ormonali. Anche un uomo può non aver voglia, e trovarsi costretto a un rapporto non consenziente.

Tornando al legame tra porno e sviluppo di comportamenti violenti, è indubbio che la diffusione d’immagini molto esplicite sia ormai alla portata di tutti, minori compresi. Non è più necessario accedere a un sito che offra in esclusiva questo tipo di servizio, perché è sufficiente collegarsi a un social network come Twitter per scoprire milioni di profili aperti a tutti e che pubblicano incessantemente contenuti oltre il limite della decenza, e della censura. Nessun algoritmo limita l’inserimento di questi materiali, che se non sono graditi è necessario segnalare al centro di assistenza della piattaforma web.

Facendo un giro su questi profili, si nota immediatamente una proliferazione di video sadomaso, con la perenne immagine della donna legata, assoggettata, schiavizzata. Fantasie dedicate esclusivamente ai maschi? Macché. Da altre ricerche si evince come il sadomaso attragga anche le signore. Il motivo? Spesso è legato all’evoluzione sociale, che ha determinato un cambiamento dei ruoli tra maschi e femmine. Molte signore oggi ricoprono ruoli professionali di responsabilità, così tra le lenzuola preferiscono sentirsi oggetto delle attenzioni, anche violente, del partner. Che a sua volta sente di voler “punire” la compagna per avergli tolto il ruolo, atavico, di percettore di maggior reddito. L’importante è che, a incontro finito, si torni al rispetto della persona.

Per chiudere le fila del discorso, l’aumento dei casi di abusi sessuali contro il genere femminile, è davvero esasperato dalla proliferazione di materiali hard? In alcuni casi, sì. Se fin da giovani si tende a ricercare visioni sadomaso, e se nessuno insegna che tra finzione e realtà esistono differenze sostanziali, ecco che si crea un giro vizioso, in cui le donne vere diventano in qualche modo le protagoniste dei film a luci rosse, e la pretesa è di trattarle da sgualdrine, come fosse normale, anche nella realtà.

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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.

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