Di Anna Izzo
Ho girato e rigirato sapendo bene dove andare (a parare), e chiedo scusa per i motti di spirito che, as usual, mi verranno spontanei: questo è uno di quei famosi casi in cui ogni domanda, ogni spiegazione, ogni intervento in genere è fuori luogo, soprattutto per rispetto nei confronti di quelle donne che, ancora oggi, vengono usate a abusate in ogni pertugio del loro essere, indipendentemente dal loro stato psicofisico (indotto o no), dal loro vestiario, dalla loro età, dal loro tariffario o dal loro background familiare e culturale.
Sono stata una grillina, anni e anni fa (ricordo che correva l’anno in cui Luciano Pavarotti ci lasciava). L’idea di trovarsi in greg, ehm, gruppo per invitare i governanti sanguisughe a subire ciò che anni dopo, volenti o nolenti, sarebbe ahimè stato riservato alle ragazze ospiti nella modesta magione a Porto Cervo era troppo ghiotta (la casupola vista Aga Khan? O vista Billionaire? La mia casa in campagna era, fino a nemmeno tantissimi anni fa, vista porcilaia: e proclamo con piacere e onore che, nonostante tutto, è di gran lunga più dignitosa, valore di mercato a parte).
Il tutto è durato la bellezza di due lunghissimi giorni: poi ho deciso di limitarmi a condividere l’ossigeno col M5S, come ognuno di noi fa con chi non è dello stesso parere, o si trova agli antipodi in quanto a modus vivendi. E poi, alla fin fine, il mondo è bello perché è vario: se si aspirasse ad avere tutti la medesima idea saremmo dei perfetti robottini totalitaristi imbevuti di ordini di parte (e di partito).
A quanto pare, dopo l’ormai famigerata condanna per omicidio colposo ai danni di un’intera famiglia, in casa Grillo il puzzo di reato non è ancora scomparso. Solo che un incidente stradale può capitare, gente migliore di noi è stata coinvolta in un simile orrore e ne porterà i segni in eterno, uno stupro no, non può e non deve capitare. Anche se sei il rampollo di un personaggio di enorme portata mediatica, ispiratore di un partito che, fino a pochi mesi fa, ha retto le sorti della Nazione (e devo dire con tante pecche, ma soprattutto con tanti meriti, indiscutibili). Adesso la discussione sul tema GRILLO JR: FEROCE STUPRATORE O INGENUA VITTIMA DI UN ERRORE DI GIUDIZIO? è passata ai talk show, le ragazze forse due, forse miravano alle attenzioni del bel figliolo del padrone di casa (e che casa!), forse hanno peccato di leggerezza o forse di eccessiva propensione agli alcolici e al divertimento sfrenato… Chi c’era ed era lucido sa com’è andata, io ero in altre faccende affaccendata, quindi fuggo alla chetichella, pur gradendo, in circostanze così delicate, un silenzio tombale, ma dettato dal buonsenso, non dall’omertà.
Invece, a gridare sono stati in tanti, papà Grillo in testa. E se, di fronte a un exploit come quello dell’ispiratore del Movimento Cinque Stelle solo uno psichiatra rifinito avrebbe diritto di giungere a qualche conclusione sensata, il modo laido e infingardo con cui i sostenitori delle Five Stars hanno fatto fronte comune per difendere il loro ispiratore supremo, ma a livelli da “signor Capitano si butti giù”, mi urta, mi provoca repulsione, nonché scoramento (che poi non ho ancora capito se il padre ispiratore del Movimento sia Grillo o Casaleggio Sr, ma pazienza: il primo ci ha messo la faccia, il secondo la salute e si trova ora in una posizione dove il giudizio umano vale come un freezer in Antartide, con buona pace di Greta Thumberg, e noi Italiani non dico cosa per decenza residua).
Beppe Grillo, nel suo delirio (perché tale è stato: un chiaro segno di marasma), ha messo in luce una pecca enorme del sistema giudiziario italiano: c’è stato un reato? A denuncia segue processo, tre gradi di giudizio possibilmente in un lasso temporale non di due anni (figurarsi di venti…), condanna e galera (o assoluzione e tutti a casa). Ha fatto emergere tutta la disperazione di un padre che vede la sua popolarità decadere al pari del futuro del frutto dei suoi lombi, ma, vista la tendenza tutta italica a dimenticare, credo che il timore del comico genovese riguardasse solo la prima casistica: la condanna all’oblio, la paura della damnatio memoriae, la demotivazione di chi non può recarsi nella stanza dei bottoni e che vede la sua creatura sempre più simile a un gelato all’Equatore (per “creatura” intendo il Movimento, non il figliolo).
A nulla vale la presa di posizione della mamma del piccolo festaiolo: non ha sentito niente (alla faccia, ma quanto è grande ‘sta casa? Dove abito io riecheggiano forti e chiari i fuochi d’artificio fatti esplodere dai parenti dei detenuti a fine pena, domiciliati a due quartieri di distanza!).
In pieno clima “catcalling”, dove una donna si sente abusata solo da un fischio, Grillo, con un tempismo ben poco invidiabile, ha messo in dubbio l’ipotesi che una donna, soprattutto di giovane età, possa denunciare uno stupro una settimana dopo il pasticciaccio brutto. Beppe Grillo? Ci sono anche donne che non denunciano, per un motivo o per l’altro: fattene una ragione. Anche meno, grazie… E prenditi qualcosa, perché di fronte a uno sfogo come il tuo anche Freud avrebbe sventolato bandiera bianca (Jung si sarebbe rimangiato quanto detto sugli archetipi nutrendosi di funghi allucinogeni a colazione, pranzo e cena, Basaglia avrebbe riaperto i manicomi apposta per te, aggiungendo una postilla ad hoc alla sua legge applicata in maniera così superficiale e poco uniforme e le miriadi di Lombardi trasferitisi in Liguria, illo tempore, per trascorrere la terza età a respirare iodio e fredda accoglienza avrebbero preso armi e bagagli e sarebbero tornate fra le nebbie di Avalon (in caso di dimenticanza della formula magica, arrivando a spianare il Turchino).
A una simile vergogna, si è andata ad aggiungere quella dei “sostenitori”, delle c.d. Bimbe di Conte, indipendentemente dall’età e dal sesso: quel forte segnale di disagio che fino a pochi anni fa si esprimeva in uno sgrammaticato “eh alora, il Piddì?!”, causa esaurimento di cartucce per sparare sulla croce rossa è diventato una shitstorm plateale contro tutto e tutti, confratelli a parte. E parlo di gente che, a conoscerla di persona, mai la si crederebbe capace di proferire verbo di fronte a un presunto stupro (che sia avvenuto o meno, poco cale). Gente che magari ha famiglia, che ha conosciuto cosa significhi lavorare duramente e che a stento si è goduta la gioventù, anche in maniera sana, pur di non dare nemmeno la minima preoccupazione ai propri genitori, ormai passati a miglior vita e perennemente rimpianti, onorati col medesimo rispetto che si deve a chi su questa Terra c’è e vuole rimanerci, possibilmente attorniata da politici giusti e da persone perbene. Nonché capaci di guardare negli occhi il proprio totem per dirgli, in estrema sincerità: “Hai sbagliato”. Per poi dedicare un pensiero, che so, alle vittime delle nequizie del Circeo, ad Elisa Claps e a tutte le ragazze che non hanno avuto il tempo di denunciare (o di non farlo).
E anche a Wilma Montes, e all’immensa figura di Attilio Piccioni: sapendo il figlio indagato, si dimise. In silenzio.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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