Di Laura Farnesi
In tempo di pandemia, necessariamente, molte abitudini sono cambiate. Questo vale anche per quanto riguarda la pulizia dei condomini!
Per chi vive in condominio, uscire dalla porta dell’appartamento e vedere il classico “mocio” col secchio pieno d’acqua grigiastra – se non nerastra – nell’androne, cosa ha sempre significato? Di sicuro, almeno la maggior parte delle volte, l’immagine è stata associata all’idea di “pulizia”: il portiere sta lavando gli spazi comuni del posto in cui abbiamo deciso di vivere, di rifugiarci, di mettere le nostre radici, di costruire la nostra vita. Una cosa positiva dunque.
E se, invece, ti dicessimo che quell’acqua è un pericolo di contaminazione? Una volta immerso il mop o il panno nella soluzione di acqua e detergente, infatti, il panno in questione è pulito e andrà a rimuovere lo sporco dalla superficie. Ma… subito dopo, in previsione delle successive pulizie da fare nell’immediato, a meno di non cambiare straccio continuamente, proprio la sporcizia rimarrà in parte sul panno, andrà dispersa nell’acqua di risciacquo e in quella della soluzione. Un’evidenza non piacevole, soprattutto in tempo di pandemia, quando il desiderio di tutti è quello di vivere in ambienti sicuri, soprattutto quando si parla della propria abitazione, spazi condivisi compresi. Come devono cambiare, dunque, le nostre abitudini in questo ambito? Lo abbiamo chiesto a un professionista de settore.
IL CONDOMINIO COME UNA STRUTTURA SANITARIA
Vittorio Lovardi, CEO di Attila HQ Service, società specializzata nella sanificazione ambientale, rivela che una delle prime precauzioni prese per garantire una pulizia “ad hoc” e sicura, è l’adozione del sistema a frange pre-impregnate che, a differenza del cotone, garantisce la cattura di microparticelle di sporco e microorganismi. Solo una delle tante novità introdotte per contrastare il virus e garantire un “condominio covid free”.
«Oggi i condomini – commenta Lovardi – vengono sanificati al pari di un ospedale, utilizzando le stesse tecniche e i medesimi strumenti». Se fino ad appena un anno, infatti, fa le richieste più frequenti erano quelle relative alla pulizia di decoro (volte cioè a rendere belle e rispettabili le parti comuni condominiali), adesso la consapevolezza e l’attenzione alla disinfezione hanno completamente spostato tale richiesta verso una vera e propria sanificazione d’ambiente. Non a caso, tra le tecniche più usate oggi con i clienti – continua il CEO di Attila HQ Sevice – figurano tamponi istantanei testati con bioluminometro, biocidi e installazione di dispenser con igienizzanti. Esattamente al pari di una struttura sanitaria.
DOCUMENTI DI REPORT DI SERVIZIO
Altra novità di recente introduzione per quanto riguarda i condomini, è sicuramente la richiesta di documenti di report di servizio, che prima si effettuavano solo in caso di disinfestazioni. Gli amministratori richiedono schede di intervento per tutelarsi e per tutelare il condominio. I condòmini, invece, chiedono di visionarle per essere informati delle misure prese per il contrasto della diffusione del coronavirus. Cosa comprensibile – commenta Lovardi – poiché si tratta di cose non percepibili ad occhio nudo.
Per questo motivo la sua società ha introdotto il monitoraggio della carica microbiologica attraverso tamponi istantanei testati con bioluminometro. Questo consente di sapere quanta carica batterica c’era prima del servizio e quanta ce n’è in seguito. Controlli che solo fino a qualche tempo fa potevano sembrare decisamente esagerati ma che lo scoppio della pandemia ha reso invece fondamentali. L’emergenza sanitaria, infatti, ha reso tutti noi maggiormente attenti alla qualità della pulizia e dell’igienizzazione degli spazi che dividiamo con gli altri. Non è quindi difficile immaginare che sempre più persone richiedono al proprio amministratore di condominio di prestare particolare attenzione agli ambienti comuni all’interno e all’esterno del palazzo, chiedendo spesso sanificazioni e una pulizia più accurata e approfondita per scongiurare (o almeno contenere) il rischio di contagio.
SENTIRCI PIÙ AL SICURO
Le disposizioni del Ministero della Salute invitano a indossare sempre correttamente la mascherina, a mantenere la distanza interpersonale di sicurezza di almeno 1 metro e di igienizzare spesso le mani e le superfici che tocchiamo abitualmente. Ma questo non sempre basta a farci sentire al sicuro. Vittorio Lovardi commenta questa nuova necessità di sentirsi rassicurati anche nel breve tratto che va dal portone d’ingresso fino alla porta della propria abitazione: «È per questo che abbiamo introdotto un protocollo di igienizzazione condominiale, adottando tecniche e attrezzature che fino a oggi avevamo adoperato solo in ambienti ospedalieri. La finalità è non solo di rendere sicuro il condominio al momento della sanificazione e disinfezione, ma di mantenerlo in quello stato il più a lungo possibile».
FARE ATTENZIONE E PRETENDERE IL MEGLIO
Lovardi indica cosa chiedere e aspettarsi dalla società che opera proprio nel condominio al fine di ottenere il servizio desiderato: «Per poter effettuare una disinfezione, prevista nella sanificazione, è necessario aver prima rimosso lo sporco per poi lasciare agire sulla superficie il prodotto disinfettante. Molte aziende si sono limitate a sostituire il comune detergente per i pavimenti con della candeggina.
Ma questo non è sufficiente. Anzi, comunica una falsa sensazione di sicurezza. L’unico modo per mantenere sicure le superfici dopo la disinfezione è evitare di contaminarle con mani sporche. A questo scopo, su tutti i condomini istalliamo delle piantane con dispenser di gel per igienizzare le mani. Ma non solo. Molte società non lavorano adottando un protocollo registrato e gli amministratori di condominio devono fare molta attenzione nella scelta delle imprese. In troppi si limitano allo spargimento di disinfettante con la clausola che questo funzionerà solo sulle superfici pulite, delegando la pulizia al committente».
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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