Lilly Fazio si racconta: dall’incontro con il vino ai grandi successi dell’azienda “Casa Vinicola Fazio”

Lilly Fazio si racconta: dall’incontro con il vino ai grandi successi dell’azienda “Casa Vinicola Fazio”

Reportage di Susanna Schivardi e Massimo Casali

Lilly Fazio si racconta: dall’incontro con il vino ai grandi successi dell’azienda Casa Vinicola Fazio

Dall’Alta Langa ci siamo diretti nuovamente nella nostra benamata Sicilia, per conoscere Lilly Fazio.

Laureata in Giurisprudenza e imprenditrice, Lilly Fazio è amministratore unico dell’azienda Casa Vinicola Fazio, di proprietà del marito, Girolamo Fazio.  Il suo racconto prende il via da un’ampia descrizione della zona di produzione, Erice in provincia di Trapani, nella Sicilia Occidentale “Trapani è un luogo storicamente votato alla vite, basti pensare al tempio di Segesta qui vicino – racconta con dovizia di particolari – intorno al quale si trovano già attestazioni di un’attività legata alla viticoltura. Inoltre questa è una delle zone più vitate d’Europa, dopo la Borgogna”.

Lilly Fazio

Da giovane l’imprenditrice agrigentina ha conosciuto solo parzialmente il mondo del vino, è infatti l’incontro con la famiglia del marito e del cognato che la Fazio conosce le varie fasi che conducono alla produzione di qualità. “Siamo negli anni ’90 – continua con il suo racconto – quando inizia una fase di rinascimento del vino siciliano, che acquista un vero spessore, ed è in questa fase che grazie ad una forte spinta emotiva decidiamo di realizzare una conversione agronomica e varietale, arrivando ad una produzione di vini di qualità”.

Famiglia Fazio – Metodo charmat

L’azienda nasce come viticola, i suoceri di Lilly Fazio erano già grandi proprietari terrieri e con Giacomo Ansaldi, grande socio-enologo che ha accompagnato l’azienda in ogni sua fase, il marito decide di dare un nuovo assetto alla proprietà. “La nostra mission indiscussa è che il vino buono si fa in vigna – ribadisce più volte Lilly – e questo si può fare grazie ad un territorio vocato e all’attenzione sul vigneto”.

La ricerca continua di equilibrio tra cultivar, terroir ed esposizione dei terreni rendono la produzione sempre al massimale, tanto da diventare un vero campo di sperimentazione.

Dall’autoctono come il Nero D’Avola, raccontato nel Pietrasacra in tutte le sue potenzialità, al Grillo anche spumantizzato, fino agli esperimenti riuscitissimi come il Müller Thurgau, un unicum qui in Sicilia e completamente fuori dalla sua nota area di produzione. Infine scopriamo con la Fazio il cosiddetto vitigno reliquia, frutto di un’intuizione di Giacomo Ansaldi che proponendo delle piantine selvagge di vigna, a quanto pare eccezionali, ha dato il via a questa nuova fase.

DOC ERICE

I vigneti – Doc Erice

Nel 2005 –racconta la Fazio– ci siamo fatti promotori della Doc Erice, di cui sono molto orgogliosa, e che riconosco essere stato un colpo di fortuna, semplicemente per una questione di confini. Il nostro territorio infatti – continua l’imprenditrice– è limitrofo alla provincia di Trapani, basti pensare che le abitazioni di fronte a noi sono già in area trapanese, mentre le nostre pendici ricadono nel territorio di Erice, e questo per noi è stato un grande vantaggio”. Erice è un luogo magico, “un posto mistico, un paesino medievale pieno di strettoie in basolato unico al mondo, diverse sono le chiese sconsacrate dal gusto barocco, su cui si erge il Castello di Venere, dove si dice vi si rifugiò Proserpina. Tutto questo avvolge l’azienda in un clima suggestivo”.

Qui i terreni sono calcarei, molto scuri e non hanno bisogno di irrigazione, Lilly Fazio ci sottolinea che pochi sono gli artifici da adottare per questo territorio, già spontaneamente ricco, e ritiene di poter dire che i prodotti sono biologici, sebbene per un fatto burocratico questo non sia certificato su carta. Doc Erice e Doc Sicilia viaggiano di pari passo, ciascuna con le sue caratteristiche. La Doc Erice potremmo considerarla più elitaria e conta una minore quantità di bottiglie, mentre la Doc Sicilia vanta ovviamente una produzione più ampia e arriva in tutto il mondo. La Fazio ha saputo infondere una visione internazionale ad un’azienda che oggi esporta i suoi vini in 12 paesi, dall’Europa all’America del Nord, passando per il mercato asiatico. “Spesso in Cina ho difficoltà a far capire dove sia la Sicilia, invece i giapponesi sono grandi viaggiatori e molti conoscono addirittura il piccolo paesino di Erice!” – ci racconta con una nota di compiacimento.  

LA SPUMANTIZZAZIONE – METODO CHARMAT

“Non ci fermiamo mai – continua Lilly – ogni giorno è nuovo per altri progetti, e da qui nasce anche il nostro esperimento legato alla spumantizzazione. Eravamo intrigati dall’idea di mostrare che la Sicilia potesse essere anche terra di spumanti”. Al momento fanno metodo Charmat, e “anche qui siamo azienda di riferimento del territorio siciliano – conferma la Fazio”.

L’azienda è partita con uno spumante dolce, tra il ’99 e il 2000, utilizzando uve di moscato bianco, un prodotto inusuale, e che ci spiega essere particolarmente venato di note floreali, come i petali di rosa, da cui appunto prende il nome Petali. Ha fatto strada con un mercato consolidato, per esempio in Giappone dove il frizzante ha poco appeal, ma il Petali è molto richiesto, con i suoi sette gradi alcool piace moltissimo ed è facilmente abbinabile. A questo si sono affiancati altri prodotti, per esempio un Blanc de Blancs, Chardonnay Charmat lungo, uno spumante che si confonde con lo champagne in degustazioni alla cieca.

Hanno spumantizzato il Grillo, come dicevamo prima, e anche qui un grande successo. Per finire, il 2020 ha regalato un altro prodotto, il Nerello Mascalese Brut Extra Dry, un vitigno non particolarmente coltivato nella Sicilia occidentale, ma “ci siamo detti – sorride Lilly – se siamo riusciti a far crescere il Müller Thurgau, vuoi che non facciamo questo?”. Il Nerello Mascalese in versione rosé esprime grandi profumi, con un notevole riscontro, grazie ad un prodotto assolutamente meritevole. “La nostra azienda è in continua evoluzione, ogni obiettivo raggiunto è un punto di partenza. Il mercato del vino è ampio e insidioso, ti trovi sovrastato da una forte globalizzazione, con nuovi paesi in crescita, ma questo non ci spaventa perché i nostri venti anni di vita ci rendono forti e la qualità ripaga sempre, specialmente grazie all’amore e la passione che esprimiamo nel nostro lavoro”. Quando le chiediamo di altri progetti futuri, la Fazio ci confida che l’azienda si sta organizzando per iniziare a produrre un Metodo Classico.

Ma veniamo ad un momento interessante della vita di Lilly Fazio, quando decide di cambiare definitivamente rotta. Dopo gli inizi in Giurisprudenza, la laurea e la borsa di studio, intervallati dalla nascita di una figlia e da una seconda gravidanza, Lilly prende una pausa. “Tra il 1997 e il ’99 – ci racconta l’imprenditrice agrigentina – completiamo la filiera produttiva in azienda e adottiamo tutti gli impianti necessari. Siamo quindi pronti per il grande passo”. Nel ’99 approdano al Vinitaly, lei spinta dal marito e dal cognato che la vogliono assolutamente in fiera perché conosce bene le lingue. “Mi incastrano in un certo senso – lo dice sorridendo – e arriviamo a Verona con appena sei bottiglie. Ma è in quell’occasione che riceviamo una medaglia per il Müller Thurgau. Una gioia immensa!”. Con l’aiuto di Giacomo Ansaldi, prima, poi con il marito che la coinvolge, Lilly scopre il mondo del vino e se ne innamora. “In quel momento ho capito che quel mio presente non poteva essere diverso dal mio futuro”. Così ha preso vita quel famoso passaggio che dal diritto l’ha fatta approdare alla produzione di vini di qualità, un approdo ma anche un punto di partenza per affinare sul campo tutte le sue capacità imprenditoriali. “Tornando a casa ho maturato i rapporti con i clienti, e ho deciso di dare una svolta alla mia vita”. Si è voluta trasferire da Palermo a Trapani e occuparsi a tempo pieno dell’azienda. Dopo un anno come il 2020 la Fazio riconosce che quest’attività non le fa mancare preoccupazioni “ma alla fine è proprio la forza di volontà quello che spinge l’uomo al superamento di se stesso”.

Il vino al femminile, ecco quello che la Fazio ci ispira, con i suoi racconti, dove emerge una figura di donna importante e determinante. “Ho un buon feeling con le figure maschili, ma è vero che le aziende con una forte presenza femminile hanno qualcosa in più”. L’azienda del marito ha sempre visto figure maschili importanti, ma nel tempo la Fazio si è resa conto che chi comandava veramente era una donna, “quando c’era un problema e spuntava la suocera, si capiva che c’era qualcosa da risolvere!”. Le tre figlie, Giulia, Costanza e Alessandra, sono il simbolo della sua lungimiranza. “Mio padre aveva una mentalità piuttosto medievale – ci racconta sorridendo – e per gelosia non mi mandava nemmeno alle gite scolastiche! Per reazione spingo le mie figlie a viaggiare, per poi magari un giorno tornare in Sicilia e portare qui il loro bagaglio culturale”

DEGUSTAZIONE – PIETRASACRA E TRENTA SALMI

Dopo questo breve excursus di vita, Lilly Fazio ci riporta ai suoi amati vini, il Pietrasacra e il Trenta Salmi che sono pronti per la degustazione.

 “La Sicilia non è una ma sono tante, diceva Gesualdo Bufalino, basta spostarsi da una provincia all’altra per trovare caratteristiche pedoclimatiche diverse. Io sono agrigentina e già noto grandi differenze con la cucina trapanese”. Le influenze giunte in questa magica isola si esprimono nei sapori e quindi anche nella produzione viticola che si declina diversamente a seconda del territorio. “I vitigni di Nero D’Avola della Doc Erice hanno caratteristiche uniche in termini di concentrazione di profumi, e soprattutto in termini di mineralità data dal territorio perché è chiaro che quello che sentiamo nel vino è quello che il terreno dona alle uve” –  tiene a precisare la Fazio.

Quindi una filosofia produttiva che mira a porre in primo piano territorio e vitigno, “cosa fondamentale per noi è che sia sempre preponderante il frutto al naso e al palato”.  Il Pietrasacra è proprio un esempio di questa filosofia e noi abbiamo un 2013 da degustare. Visti i 24 mesi di affinamento lo apriamo con qualche minuto di anticipo per garantire un’ottima ossigenazione e capiamo subito quale sia il motivo per il quale questo prodotto ha rapito gli esperti del settore. Rispecchia perfettamente il progetto nel produrre vino di qualità.

Vino unico prodotto con uve di Nero d’Avola che riflette alla perfezione il territorio sia al naso sia in bocca. Al naso ottima la mineralità, data anche dal terreno collinare, ricordiamo che viene prodotto su un terreno che va dai 250 agli 800 mt. Importanti anche i profumi di frutta rossa, mirtillo, ribes nero e amarena. Non mancano i terziari dati proprio dal legno con accenni di pepe nero, tabacco, cacao amaro, liquirizia e cuoio. I tannini perfettamente amalgamati e di ottima qualità insieme ad una piacevole freschezza lo rendono consistente, equilibrato ed elegante. L’alcool è presente con i suoi 14,5 gradi ma perfettamente integrato a tutto il resto.   Sicuramente adatto ad affinare in bottiglia qualche anno in più. Lilly sottolinea che è un prodotto di nicchia e che viene prodotto solo negli anni in cui il raccolto si è espresso al massimo delle qualità. Sempre Lilly ci consiglia di abbinarlo ad un ragù di tonno rosso oppure ai piatti a base di tartufo. E non dimentichiamo il suo ottimo brasato al Pietrasacra, perché come ci ricorda, compiaciuta, “per cucinare bene, serve sempre un buon vino, ottimo ingrediente per piatti di un certo livello”. Anche sorseggiato con un po’ di cioccolato fondente può rivelarsi un ottimo compagno di serata. Il nome, ricordiamo, deriva da una pietra all’interno della Chiesa Madre di Erice e l’etichetta, adesso opacizzata, è il calco di questa pietra.

“Come dico sempre – continua Lilly – la qualità è un valore da perseguire anche per i vini entry level, tuttavia quando abbiamo pensato al Pietrasacra abbiamo voluto qualcosa che fosse unico”. L’unicità del Pietrasacra è dato dalle uve, “per fare vino di qualità bisogna utilizzare uve di qualità, in questo caso il Nero D’Avola prodotto nella Doc Erice. Abbiamo operato un’attenta selezione per proporre un vino espressione del territorio, del vitigno di origine e della nostra filosofia produttiva”. Sono state selezionate alcune aree territoriali, in attesa che queste uve raggiungessero un livello ottimale di maturazione, “sappiamo tutti che un vigneto prima di andare in produzione deve attendere 5 anni almeno e raggiunge il suo livello ottimale a 10 anni e “questi vigneti del Pietrasacra hanno 10 o 15 anni di età, quindi una condizione perfetta” – conclude la Fazio.

Passiamo al bianco. Il Trenta Salmi, dal nome della zona dove vengono prodotte le uve, è un Catarratto in purezza prodotto da un vigneto di circa 70 anni coltivato ad alberello. Questo vino è caratterizzato dalla sua fermentazione in barriques di rovere a media tostatura da 225lt che dona, insieme all’ottima maturazione delle uve, un colore giallo intenso, quasi dorato. Ruotando il bicchiere notiamo subito una ricca consistenza data dalla presenza della glicerina che lo rende corposo. Al naso notiamo subito il profumo di frutta matura tropicale con ananas, banana, note di miele di acacia e vaniglia.

Non manca un’importante mineralità che rispecchia il territorio e la qualità dell’uva. Il vino che stiamo degustando è un 2017 e in bocca è pieno e corposo con una piacevole mineralità avvolta da frutta matura, note erbacee ed un accenno di vaniglia dato dalla fermentazione in legno.

Il Trenta Salmi Fazio

La freschezza completa questo vino rendendolo vigoroso e longevo. Lilly da ottima cuoca siciliana ci accenna qualche abbinamento e, data la struttura del vino, lo avvicina a degli affumicati di pesce, oppure al famoso e speziato cous cous di pesce, condito con aglio, cipolla, pomodoro e alloro che vicino ad un classico bianco leggero si smarrirebbe, con il Trenta Salmi invece acquista un equilibrio perfetto. Altro piatto consigliato i busiati con il pesto alla Trapanese, anche questo caratterizzato da presenza di aglio, mandorle, pecorino e basilico, sapori perfetti per questa bottiglia.

Non ci resta che attendere la possibilità di viaggiare di nuovo per andare a visitare di persona questo angolo di terra tra le colline e il mare e dove il vino pare prendere vita in riflessi e declinazioni ineguagliabili.

A presto con un nuovo itinerario, probabilmente nell’isola di Pantelleria.

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