Di Maria Luisa Chioda
Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, risponde a Radio 24 sulla questione del perdono, sollevata da Emanuele Filiberto per la firma delle leggi razziali da parte del bisnonno Vittorio Emanuele III.
Pur non nominando mai l’erede di casa Savoia, Di Segni spiega che nella religione ebraica “c’è un concetto difficile da spiegare, ma che è logico e fondamentale. Il perdono lo deve chiedere la persona che ha commesso la colpa, non posso essere delegato a chiedere il perdono. Come anche il perdono lo deve dare la persona che è stata offesa, non posso perdonare a nome di altri, per danni fatti ad altri anche se questi altri sono i miei genitori, i miei nonni, i miei antenati. Ognuno è responsabile delle azioni personali e ognuno può chiedere e concedere il perdono se c’è questo rapporto, altrimenti non è possibile”.
C’è una differenza tra il perdono cattolico e quello ebraico? “È un’antica questione teologica antichissima che si presta anch’essa a degenerazioni odiose e antisemite. Si basa sul fatto che da una parte ci sarebbe la religione dell’amore e del perdono, dall’altra quella della giustizia. Questa è una bestialità teologica, non esiste, l’ebraismo è una religione in cui si predica il perdono, se Dio non ci perdonasse nessun essere umano potrebbe sopravvivere. – e conclude a Radio 24 – Però per chiedere il perdono e per concederlo bisogna che ci siano degli elementi di base che qui non ci sono”.
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