di Chiara Farigu
Spararla grossa sulla scuola è senza dubbio il nuovo sport nazionale. Genitori, politici, economisti, psicologi e imprenditori un giorno si e l’altro pure hanno la ricetta pronta su come gestire la didattica in presenza e a distanza, su come valutare studenti e alunni e sempre più spesso su quando e come riaprire e soprattutto, udite udite, sino a quando prolungare l’anno scolastico per far ‘recuperare le lezioni perse’.
Quali sarebbero, di grazia, le lezioni perse, si domandano i docenti se, alla chiusura delle scuole imposta dal DPCM del 3 novembre scorso hanno attivato immediatamente la didattica a distanza? Chi chiede il recupero addirittura fino a luglio e nei giorni comandati, come ha fatto qualche ‘governatore’ o la ministra Micheli o qualche noto economista che ha sempre la ricetta giusta per salvare l’Italia quando però non tocca a lui, non conosce le problematiche della scuola.
Non sa come si svolga la Dad, quale impegno richieda e come sia stato stravolto l’orario di servizio dei docenti peraltro perennemente connessi tra lezioni, collegi, consigli e riunioni. Questi tuttologi della scuola, non sanno o meglio fingono di non sapere che il loro orario di lavoro è addirittura raddoppiato e in molti casi triplicato.
Non sanno o fingono di non sapere che non c’è nulla da recuperare se non la credibilità. La loro. Perché, tolti gli arredi scolastici, e anche su questo ci sarebbe da discutere, poco o nulla è stato fatto per mettere veramente in sicurezza le scuole e garantire la didattica in presenza agli studenti di ogni ordine e grado.
Non sanno o fingono di non sapere che andava fatto quel che gli insegnanti, inascoltati, chiedono da sempre: mettere in sicurezza gli edifici scolastici (nel 53% dei casi manca persino l’agibilità, denuncia il Codacons), dimezzare il numero di alunni e studenti e raddoppiare quello degli insegnanti. Con il contemporaneo incremento di autobus, treni e scuolabus per evitare assembramenti e pericoli di contagi.
Non sanno o fingono di non sapere e, quel è peggio non ascoltano chi la scuola la vive giorno dopo giorno, ovvero insegnanti e studenti. I primi eternamente esclusi da ogni tavolo di discussione che li riguardi, i secondi mandati allo sbaraglio. Sui quali però poi scaricare manchevolezze e inadeguatezze che vanno rispedite a chi di dovere.
Come appunto la proposta di prolungare le attività didattiche fino al 30 giugno (la scuola dell’infanzia peraltro opera fino a tale data) e perché no fino alla prima settimana di luglio, come ventilato dalla stessa ministra dell’Istruzione Azzolina. ‘Una proposta che offende la professionalità di tutti gli insegnanti impegnati ormai da mesi nella Didattica a distanza’, replicano i sindacati del comparto scuola.
Per affrontare situazioni eccezionali, com’è appunto questa pandemia, servono strumenti eccezionali. E non ricette estemporanee buttate con nonchalance dal tuttologo di turno. Strumenti da concordare con tutte le parti interessate. Nessuno escluso. Strumenti che al momento però sono solo chimere
***Abbiamo stipulato un accordo con le autrici del sito www.scrignodipandora.it per la ridiffusione di alcuni loro articoli. Il pezzo di Chiara Farigu a questo link
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