Dal nostro corrispondente da Berlino, Daniel Abbruzzese
Non è ancora chiaro come si evolverà la curva dei contagi, ma Angela Merkel ha fatto intendere che il lockdown si protrarrà ancora a lungo. Né è chiaro quando il vaccino sarà effettivamente disponibile sul mercato e se funzionerà, ma in Germania si allestiscono già spazi per la vaccinazione di massa. E in diversi si lasciano andare a fantasie da romanzo distopico, non solo i complottisti.
Un ritorno alla normalità sempre più in dubbio
Da quando l’estate è finita, si fa concreto il sospetto che la normalità che si profilava all’orizzonte non sia che una Fata Morgana. D’altra parte eravamo stati avvertiti dagli esperti sull’arrivo di nuove ondate e su quanto ogni singola azione avrebbe potuto ritardare il ritorno alla vita di un tempo.
Esatte erano state anche le previsioni sull’arrivo di un vaccino sul mercato, entro la fine dell’anno. Tuttavia, più questa possibilità si faceva concreta, più si levavano le voci ad ammonirci che neanche un vaccino ci avrebbe permesso un ritorno alla normalità. La scarsità del farmaco sul mercato permetterà una vaccinazione solo graduale della popolazione, che quindi dovrà fare i conti per mesi ancora con mascherine, lockdown e altre limitazioni. E poi, ha anticipato Christian Drosten, il virologo ufficiale del governo Merkel, già si profila una nuova pandemia all’orizzonte, quella della MERS.
Qualche studioso e qualche politico si azzardano comunque a fare previsioni su una nuova normalità, che appare ancora più inquietante della realtà a cui ci stiamo abituando.
Berlino, ex capitale del turismo europeo, si prepara a cambiare volto
Lo studio di un importante istituto di ricerca ha rivelato martedì scorso che l’unico modo per tenere in piedi la rete dei trasporti della capitale tedesca sarà imporre un abbonamento obbligatorio a tutti i residenti, introducendo inoltre un pedaggio per l’accesso al centro urbano e rendendo proibitivi i prezzi dei parcheggi. L’amministrazione di Berlino, in particolare i Verdi, hanno accolto la proposta con entusiasmo.
Questo dettaglio fa ben capire quanto l’epoca di Berlino povera ma sexy, come l’aveva definita Klaus Wowereit, il sindaco del boom turistico della città, sia giunta ormai al termine. Di questi giorni è anche la decisione di chiudere il nuovo terminal aeroportuale delle compagnie low-cost entro marzo 2021. D’altra parte, se ne parlava su queste pagine qualche mese fa, la finanza si prepara da tempo al fallimento di gran parte delle compagnie aeree.
L’aeroporto centrale di Tegel ha già cessato l’attività tre settimane fa e si prepara a riconvertirsi in centro per le vaccinazioni di massa, insieme ad un’altra manciata di luoghi, fino a pochi mesi fa destinati a manifestazioni pubbliche. Fra questi, un gigantesco padiglione della Fiera Internazionale, allestito la scorsa primavera come ospedale Covid e mai entrato in funzione, forse a causa dell’eccessiva previdenza dei calcoli epidemiologici.
Una classe dirigente impreparata, ma col dono della chiaroveggenza
Nonostante le restrizioni, le cifre delle infezioni non accennano a diminuire. E dunque, quello che doveva essere un lockdown frangiflutti, pensato per trascorrere il Natale in serenità, diviene lentamente una normalità che potrebbe accompagnarci ancora a lungo: fino a marzo, lasciavano trapelare fonti interne alla Cancelleria, o più probabilmente fino a giugno, come ha dichiarato il ministro dell’economia Altmaier nella giornata di sabato. Solo in estate sarà infatti possibile garantire una vaccinazione di massa.
Mentre il governo tedesco si impegna all’acquisto di milioni di dosi, l’efficacia dei vaccini contro il Covid-19 non è ancora riconosciuta, né le autorità europee hanno dato un’autorizzazione alla commercializzazione, né sono ancora conosciuti eventuali effetti collaterali su larga scala. Ma poco importa: l’europarlamentare Peter Liese, della CDU, ha avanzato la proposta di rendere accessibili concerti ed eventi culturali solo ai vaccinati. Resosi conto di aver pronunciato una frase un po’ sopra le righe, si è poi profuso in spiegazioni: anche per entrare in certi paesi è richiesto da decenni un vaccino obbligatorio, e sarebbe poi giusto dare alle persone più disciplinate un premio, senza però dover introdurre un obbligo vaccinale. Obbligo che sarebbe difficilmente conciliabile con il principio di libertà di cura ed autodeterminazione ancora sancito, per qualche oscuro motivo, da molte Costituzioni europee.
Molto chiare sono anche le idee sul futuro di Jens Baas, l’amministratore delegato della Techniker Krankenkasse, una delle principali assicurazioni sanitarie semi-pubbliche su cui si basa l’eccellenza del sistema sanitario tedesco. Entro la metà del 2021 i premi assicurativi saliranno in maniera esponenziale, anche a causa della pandemia e dei costi legati al vaccino. Si prospetta quindi a breve un duro colpo per i lavoratori dipendenti, ma soprattutto per i liberi professionisti, che già al momento pagano dai 200 ai 1.000 euro mensili per avere accesso all’assistenza sanitaria. Ad ogni modo, se la normalità ventura vedrà alcune classi sociali impoverirsi ancora di più, qualcuno sta già facendo profitti inaspettati. È lo stesso Baas ad annunciare l’ingresso trionfale dei giganti dell’informatica nel sistema sanitario tedesco, senza comunicare ulteriori dettagli.
A proposito di giganti, o ex giganti, dell’informatica, una delle previsioni più lungimiranti sulla realtà dei prossimi mesi arriva dal filantropo Bill Gates, non si sa se in veste di cultore di virologia, di investitore nell’industria farmaceutica, o di capro espiatorio dei complottisti per eccellenza. In uno dei suoi podcast, in cui è affiancato dall’amministratore delegato della Pfizer, annuncia un mondo in cui si lavorerà sempre più da remoto e ci si sposterà sempre di meno, riducendo così le emissioni di CO2. In maniera considerevole si ridurranno anche le nostre relazioni sociali, concentrandosi in una cerchia di amici stretti. Da questo punto di vista “dovrà essere fatto molto”, secondo una tipica formula che sostituisce il plurale maiestatis con una forma impersonale.
È comprensibile che una visione astratta della società presenti delle assonanze con i regimi del passato, o con i romanzi di fantascienza. Ciò che sembra infervorare di più gli animi dei complottisti è però il perfetto tempismo con cui le certezze dei politici e delle figure più in vista nella società si avvicendano, alla rincorsa di una nuova ripartenza.
Il “Great Reset”: nuovi spiragli per l’economia o teoria del complotto definitiva?
Una figura che ha assunto sempre maggiore visibilità negli ultimi mesi è Klaus Schwab, professore emerito di economia aziendale all’Università di Ginevra e fondatore del Forum Economico di Davos. Da cinquant’anni si riuniscono alla sua ombra i protagonisti dell’economia mondiale, a lui è da ascrivere il concetto di capitalismo degli stakeholders: un’economia dal volto amichevole, dove i grandi attori economici globali sono chiamati ad assumersi delle nuove responsabilità.
Nello scorso giugno, Schwab ha redatto, insieme a Thierry Malleret, un saggio dal titolo “Covid 19: The Great Reset”. Una pubblicazione che da subito ha avuto un’accoglienza entusiastica in molti ambienti, da Ursula von der Leyen a Boris Johnson, dal principe Carlo a Kristalina Georgieva dell’FMI.
Nel saggio si legge fra l’altro: “Molti di noi si chiedono quando si tornerà alla normalità. La risposta sintetica è: mai. La pandemia ci offre infatti una possibilità unica di ripensare il nostro mondo e di tentare una ripartenza”. Il mondo che si profila all’orizzonte sarà più verde, più smart, più equo; per le masse non sarà più importante la proprietà, ma la possibilità di avere accesso a determinati beni e servizi, magari grazie ad un reddito universale garantito. I grandi attori finanziari, senza dover più far conti con conflitti e rivoluzioni, potranno provvedere indisturbati a distribuire benessere e diritti alla popolazione.
Accompagnata dai “Fridays for Future” la società si è abituata a pensare all’autorità come un alleato nelle lotte di carattere etico. Ora che la classe dirigente è popolata di sognatori alla Steve Jobs o alla Warren Buffett (“La lotta di classe esiste. E l’abbiamo vinta noi”, una delle sue citazioni più divertenti), l’epoca dei totalitarismi è definitivamente relegata in un passato remoto, così come le suggestioni da romanzo distopico afferiscono ormai alla sfera dell’intrattenimento. La realtà è però altra cosa. Nel mondo reale, per dirla con Bertolt Brecht, anche quando tutto sembra andare nel migliore dei modi, non succede mai che piova verso l’alto.
“E ogni persona sarà uguale all’altra, che sia magra o che sia grassa.
E chi era morto di fame, si riempì di speranze come non mai.
Ma anche quelli che avevano mangiato a sazietà prima,
anche loro erano altrettanto pieni di speranza.
E io mi dissi: c’è qualcosa che non torna.
E assediato da dubbi oscuri mi chiedevo:
ma come fa la pioggia a cadere verso l’alto?”.
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Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
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