Di Andrea Palazzo
Sono giorni importanti per il futuro della Politica agricola comune. L’accordo raggiunto dal Consiglio Agrifish sulla riforma post 2020 e il voto a larga maggioranza degli emendamenti di compromesso del Parlamento Europeo rappresentano, in piena crisi pandemica, un grande risultato politico a salvaguardia del settore agricolo e agroalimentare Ue. Così Cia-Agricoltori Italiani commenta l’intesa sui regolamenti arrivata in serata da Bruxelles e a tarda notte anche da Lussemburgo.
Con l’ok a larga maggioranza, il Parlamento, nell’ambito della plenaria, ha bocciato il rigetto della proposta, evitando di bloccare il processo di riforma della Pac, e ha votato a favore degli emendamenti di compromesso per una Politica agricola post 2020 più verde e ambiziosa. Anche il Consiglio, dopo due anni di negoziati, ha raggiunto un accordo politico che propone una maggiore ambizione ambientale con eco-schemi obbligatori per gli Stati membri e condizionalità rafforzata.
Per Cia, da qui in avanti resta fondamentale un approccio unitario e coordinato, affinché la nuova Pac si confermi, da un lato, il simbolo dell’azione comune dei diversi Stati membri e, dall’altro, si orienti sempre più concretamente allo sviluppo del settore primario, garantendo reddito agli agricoltori, oltre che sempre migliore produttività, in linea con gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal.
Da parte dell’Europa, Cia si attende adesso la capacità di adeguare la Pac ai continui cambiamenti economici e sociali, ultimi quelli provocati dal Covid-19, ma anche il coraggio di intraprendere strategie a supporto concreto della transizione verde. Ciò significherebbe riconoscere agli agricoltori il grande lavoro svolto, in particolare durante il lockdown, per assicurare sempre cibo sano e di qualità a tutti.
Dal canto loro, i produttori agricoli -osserva Cia- vogliono essere protagonisti attivi nella sfida epocale del Green Deal e sono pronti a investire per rispondere agli obiettivi delle strategie Farm to Fork e Biodiversity. Le politiche ambientali, quindi, non diventino gabbie per le aziende, ma un cruciale fattore di progresso condiviso.
Più in dettaglio, secondo Cia, per il futuro della Pac il Parlamento europeo deve tenere conto di alcune questioni di rilievo. La prima sul new delivery model: se correttamente applicato potrà accrescere l’efficacia e favorire la semplificazione della Pac stessa. La nuova architettura deve tornare, infatti, ad agevolare pienamente il legame con i territori e introdurre una congrua flessibilità. Mai come ora, c’è bisogno di strumenti temprati sull’impatto di stravolgimenti imprevisti e continui. Quanto agli eco-schemi, decisivi per il Green Deal, per essere funzionali devono rispondere alle reali esigenze degli agricoltori e contemplare, dunque, misure davvero efficaci in termini ambientali.
Inoltre “resta fondamentale favorire l’innovazione -afferma il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino-. E’ compito anche delle misure agro-climatiche, da cui ci aspettiamo molto. Attraverso lo sviluppo rurale vengano potenziati, poi, gli interventi legati al territorio, dando priorità alle aree interne. Serve un impegno pluriennale e collettivo. E ancora, le misure di mercato, definite nel Regolamento dell’OCM Unica, si confermino asse portante”.
Sulla Pac post 2020 “sono maturi i tempi per un accordo finale da parte del Parlamento Ue, che continuerà a votare fino a venerdì -continua Scanavino-. Si dia dimostrazione di continuità e si pongano le giuste basi per l’avvio dei negoziati necessari a consegnare agli agricoltori e ai cittadini europei la nuova Politica del futuro”.
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