Di Chiara Farigu
C’è aria di serrata. La si respira un pò dovunque. Le misure prese sono acqua fresca ed appellarsi al senso di responsabilità di giovani e non solo lascia il tempo che corre, è questo il sentiment comune.
Da Nord a Sud è un proliferarsi di nuove ordinanze con misure restrittive da far impallidire quelle prese dal governo centrale. Ai provvedimenti varati dai presidenti di regione si aggiungono poi le norme emanate dai sindaci per contenere arginare vietare … chiudere.
E’ di oggi poi l’appello di 100 scienziati al Capo dello Stato e al Presidente del Consiglio per chiedere misure drastiche entro due massimo tre giorni per evitare, sostengono, centinaia di decessi per covid19: ‘Come scienziati, ricercatori, professori universitari riteniamo doveroso e urgente esprimere la nostra più viva preoccupazione in merito alla fase attuale di diffusione della pandemia da Covid-19’, scrivono i cento, i quali fanno riferimento alle stime diffuse dal fisico Giorgio Parisi, secondo le quali il raddoppio nei decessi che si sta osservando ogni settimana potrebbe portare in breve a 400-500 morti al giorno.
Misure drastiche o sarà una vera e propria strage. Non solo, ribadiscono gli scienziati. Più tempo si aspetta più le misure che si prenderanno dovranno essere più dure e durare più a lungo. Mentre prendere subito misure drastiche ma efficaci serve a scongiurare un numero consistente di decessi e al contempo a salvaguardare l’economia e i posti di lavoro.
Un appello che sta facendo discutere. Le richieste di misure stringenti arrivano da più parti, De Luca chiede al governo che fermi la mobilità tra Regioni ma Conte frena ‘Dobbiamo escludere un lockdown generalizzato. Rimaniamo vigili e pronti a intervenire dove necessario’, risponde a chi gli chiede serrate immediate.
Lo spettro di un nuovo lockdown, benché aleggi prepotente, al momento è scongiurato. Sarebbe un disastro totale per l’economia
***Abbiamo stipulato un accordo con le autrici del sito scrignodipandora.it per la libera ridiffusione di alcuni loro articoli. Il pezzo originale di Chiara Farigu è pubblicato qui
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