Dedicato ai “Leoni da tastiera”
Di Sergio Ragaini
Mai come in questo periodo, sui Social, si leggono frasi altisonanti, che parlano di rivoluzione e simili. Tuttavia, basta osservare poi le azioni di queste persone per rendersi conto che, come si suol dire, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Infatti, queste persone, sono estremamente pavide nella realtà, e basta spesso sventolargli lo spauracchio di sanzioni per renderle docili appunto come pecore. Quindi, l’idea di rivoluzione, visti i rischi penali che comporta il solo progettarla, è ben lontana dalle loro vite, ed è solo nelle loro tastiere, dietro alle quali sono dei veri “leoni”. Occorrono, invece, azioni democratiche e mirate. La disobbedienza civile è, senza dubbio, una di queste.
Spesso, in questo periodo, si sente parlare di “pecore”. Mai come ora mi rendo conto che il gregge Italico è davvero un esempio di una massa sovente informe, capace solo, sulla spinta della Paura, di fare tutto quello che viene loro detto di fare.
Di questo ne abbiamo un esempio, quando vediamo persone in giro nelle loro museruole, con lo sguardo perso, senza espressione. Se probabilmente venisse loro detto che il virus si diffonde a più di un metro da terra, li vedresti camminare a quattro zampe. Questi, ormai, appartengono a quella che io chiamo “Umanità Perduta”.
Tuttavia, ci sono pecore ben peggiori di loro: sono quelle che “mugugnano”, ma poi obbediscono. Sono quelle che, alla notizia di un DPCM restrittivo da parte del Presidente del Consiglio, biascicano: “maledetti”, piuttosto che “pagliacci”: ma poi obbediscono a tutto quello che viene loro detto di fare. Anche qui il meccanismo è la paura: i più dicono: “poi ci danno la multa!”. Addirittura, quando venivano minacciate sanzioni penali, si diceva: “Ma poi ci arrestano!”. A parte quello che già avevo raccontato tempo fa in un articolo, che mostrava come queste denunce fossero di fatto “finte”, anche se realmente avvenivano, si può riflettere sul fatto che non credo proprio che con un DPCM, che è un decreto amministrativo, possa dare luogo ad una condanna penale!
Si sa. Però: l’ignoranza è molto legata alla paura. Quest’ultima, come ben si sa, disconnette la corteccia cerebrale, facendo sì che la persona, la conoscenza della verità, non la possa nemmeno cercare. Almeno, così, potrebbe provarci! Invece, grazie alla paura, che in quelle prime settimane di lockdown (esattamente dall’11 al 25 marzo 2020) era ampiamente diffusa, la gente credeva davvero che una passeggiata all’aperto avrebbe potuto generare conseguenze penali. Forse l’ho creduto anch’io, soprattutto perché nessuno smentiva tutto ciò. Poi, la conoscenza ti fa solo sorridere a queste idee.
Comunque, anche l’idea delle multe ha spaventato molto. E anche qui la paura: “se non si paga, Equitalia ti pignora anche la casa!”. Intanto, chi diceva questo, non rifletteva sul fatto che le situazioni non rimangono sempre uguali: la realtà, infatti, è un flusso dinamico, che cambia ad ogni istante. Di conseguenza, tra il tempo in cui si sarebbe ricevuta la sanzione, a quello in cui un provvedimento coercitivo sarebbe avvenuto, sarebbero passati molti mesi, o addirittura anni: a quel punto, la situazione sarebbe stata verosimilmente molto diversa da quella di partenza. E quindi, ritengo improbabile che quanto paventato sarebbe potuto accadere.
Eppure, chi ha paura non pensa mai a tutto questo: per chi ha paura, tutto è fermo nel momento presente, e la realtà è un fattore statico, e mai dinamico. Di conseguenza, tutto è sempre fermo, immoto. Insomma: la paura non fa percepire il movimento della realtà come fattore dinamico, e quindi non fa percepire il flusso: chi ha paura vede tutto come sempre fermo e immobile, che non cambierà mai. Mentre, in ogni istante, le cose attorno a noi cambiano.
Comunque, la categoria forse peggiore di questi “mugugnatori” è il gregge dei “Leoni da Tastiera”. Questi, con la diffusione dei Social Network, si stanno moltiplicando a dismisura. Ormai questi Social sono sempre più diventati mezzi per dare modo alle persone di sfogare le proprie ire represse, per poter strillare più forte degli altri.
Sempre più, anche io, su facebook quando inserisco qualche post, ritrovo pesanti insulti da persone che nemmeno sono tra i miei contatti. Per scelta io preferisco sempre tenere un “profilo aperto” dando modo a tutti di leggere il mio diario e di commentare i miei post. Tuttavia, i commenti che arrivano sono spesso davvero insultanti e pesanti. Senza nemmeno il ritegno di essere di fatto “ospiti” di un profilo che non è il loro, senza nemmeno essere parte dei contatti di quella persona,m e di commentare in maniera civile ed educata. Tuttavia, i Social oggi sono la patria della maleducazione.
Anche perché… permettono a chiunque di essere quello che vuole. Magari un mingherlino con il complesso della statura può virtualmente diventare, a parole, “alto due metri”. Ed essere, virtualmente, l’imperatore del Mondo, dalla sua postazione in cui il suo indirizzo IP gli permette di essere parte di una Rete Universale.
Salvo poi trovare la “censura di facebook” che, come una mannaia, si abbatte contro, magari, post ironici ed educati. Anche io ho avuto una “sospensione” di 24 ore da commenti e pubblicazioni per una battuta: “Miglio Hitler o Conte? Non so: in effetti si somigliano!”. Una evidente battuta, che, nonostante le mie rimostranze, mi ha fatto stare “lontano dalla possibilità di interagire con questo Social” per 24 ore. Motivo: istigazione all’odio. Potevo osservare ma non interagire: la peggiore punizione; l’invisibilità. Anche nella serie “Ai Confini della Realtà” l’invisibilità era la peggiore cosa. Lo si vedeva in un episodio, dove la condanna era proprio all’”invisibilità”: gli altri vedevano, ma non potevano interagire né rivolgere la parola all’”invisibile”.
Soprattutto in Rete, quindi, si punta a visibilità. E questo può non essere un male: anzi, è un bene, soprattutto per chi della visibilità fa una prerogativa importante per il suo lavoro.
Tuttavia, secondo il meccanismo descritto poco fa, è proprio mediante questa che le “pecore” si trasformano in “leoni da tastiera”. Ma solo da tastiera.
Infatti, quante volte si leggono frasi del tipo: “rivoluzione subito”, “in piazza per buttare giù questo Governo”, e via dicendo.
Queste frasi sono tipiche dei leoni da tastiera. E, nella maggior parte dei casi, lo si vede molto bene:, anche da alcuni importanti particolari. In questi mesi sono state organizzate, infatti, diverse manifestazioni contro questa “dittatura sanitaria”. A cominciare da maggio con i Gilet Arancioni (Milano, Roma e non solo), per proseguire con Firenze con il Movimento 3V, proseguendo poi con la manifestazione sul tema della Scuola di Milano il 25 luglio, quella di Roma sullo stesso tema il 5 settembre, ed infine quella del Movimento 3V a Padova il 6 settembre e quella di Roma del 10 ottobre.
Ecco: le occasioni sono state davvero abbastanza. Eppure, questi “leoni da tastiera”, quando si tratta di fare un’azione diretta, si tirano indietro. E così, in loro è solo accidia. In fondo, l’accidia è proprio questa: la compressione di un’azione non svolta. Magari, ancora una volta, per paura che qualcosa accada. Viste anche le minacce: tra cui quella del Sindaco Sala, dopo le manifestazioni dei “Gilet Arancioni”, di schedare e denunciare tutti coloro che erano presenti in piazza.
Ecco ancora un a volta la paura: basta sventolargliela sotto il naso e questi “leoni da tastiera”, fatti di “maledetti”, “vermi schifosi”, “pagliacci” scritti sul loro monitor, si tirano indietro. Brontolano contro la mascherina, ma poi la mettono perché “non vogliono pagare 400 euro di multa”.
Non pensano nemmeno, quindi, alla possibilità di non pagarla, possibilità molto tangibile,e da me molto ben descritta in due articoli, che potrete trovare a questo e a questo indirizzo, ma solo al fatto che “se non pagano, gli pignoreranno la casa”. E così, questi leoni da tastiera, aumentano ancora di più la loro accidia, che non possono convertire in azione, perché hanno paura.
Oppure perché è facile essere lì, nascondendosi dietro una tastiera, dietro un monitor dal quale il Mondo Intero è ai loro piedi, piuttosto che mischiarsi ai tanti che protesteranno contro un regime, contro un Sistema, ed essere uno dei tanti. Meglio essere il re del Pianeta, dalla propria tastiera, dalla quale si possono attaccare persone, sentirsi dominatore, quando invece si è dominati: basta sventolare la paura davanti ai loro occhi per fermarli, non farli proseguire. E mostrare come questi individui non siano nemmeno capaci di far fronte ad una sanzione
E credo sia il caso, per il classico dulcis in fundo”, di concludere proprio con una delle frasi più ascoltate in questo periodo, che già citavo prima: “Rivoluzione subito”.
Che le rivoluzioni nella Storia siano avvenute è anche vero. Tuttavia, sono avvenute con massicce mobilitazioni di persone davvero “pronte a tutto”. Ricordiamo che qui, invece, stiamo parlando di persone che inveiscono contro il Regime attuale ma poi abbassano la testa perché “temono le multe”.
E cosa rischierebbe chi dovesse “davvero” promuovere una rivoluzione, o parteciparvi?
È presto detto: ne parla l’Articolo 284 del Codice Penale:
“Chiunque promuove un’insurrezione armata contro i poteri dello Stato è punti con l’ergastolo e, se l’insurrezione avviene, con l’ergastolo. Coloro che partecipano sono puniti con la reclusione da tre a quindici anni; coloro che la dirigono, con l’ergastolo. L’insurrezione si considera armata anche se le armi sono solo tenute in un luogo di deposito”.
Credo che molti che parlano di “rivoluzione subito” forse non hanno mai letto questo testo. Che dice cose a loro impensabili: vale a dire che non solo il dirigere una rivolta armata può essere punibile con l’ergastolo, ma anche solo organizzarla. E anche, addirittura, non avere le armi lì, ma averle altrove, in un deposito: e magari essere lì disarmati. Quindi, anche il solo “disporre potenzialmente di armi da utilizzare” è considerata “organizzazione di rivolta armata”.
Va da sé, quindi, che una rivolta armata ha senso solo se si è “sicuri” che porterà allo scopo previsto, quindi al rovesciamento di un Potere precostituito. Altrimenti, se fallisce, è la rovina per coloro che l’hanno promossa, e anche per coloro che vi hanno partecipato.
Probabilmente, chi nel 1917 ha partecipato alla Rivoluzione Russa, tanto per fare un esempio, rischiava ancora di più. Tuttavia, erano in moltissimi: una rivoluzione si può fare solo con “folle oceaniche”, e con gente pronta a tutto.
Ovviamente, questo non è il caso dei “nostrani” leoni da tastiera. Leoni che, all’atto pratico, girano con le loro museruole, e, se la tolgono per un istante, con tanta paura che passi qualche pattuglia che dia loro la multa.
Come dicevo, tutto questo “inespresso” diventa ulteriore aggressività, e messaggi sempre più “altisonanti”, che sfociano anche in frasi di rivoluzione immediata.
Senza rendersi conto che, purtroppo (è davvero tristissimo dirlo!) la maggior parte della gente segue solo il mainstream televisivo e della carta stampata, e si “abbevera” alle fonti dei vari Galli, Pregliasco, Crisanti, Burioni, e segue scrupolosamente, come automi, le direttive del Ministro Speranza e i DPCM di Conte: senza nemmeno porsi la domanda se siano legittimi.
Insomma: un’azione di forza fallirebbe, necessariamente, miseramente. Con le conseguenze appena descritte per chi dovesse parteciparvi o addirittura organizzarle, anche senza poi tramutarle in azione. Come visto, basta organizzarle, per, almeno in teoria, trovarsi a passare il resto della propria vita, o quasi (comunque molti anni) dietro le sbarre. Chi ha paura a pagare una multa, potrebbe mai correre questi rischi? Sicuramente no!
Chi ha letto questo articolo, quindi, e pensava a grandi rivoluzioni, credo che ora avrà capito che, con i rischi e i numeri attuali, una cosa del genere è sicuramente utopica.
Credo che la strada giusta, ancora, sia la disobbedienza civile, che potrebbe divenire sempre più organizzata. Ricordate che una cosa che viola la Costituzione non è assolutamente ammissibile.
E, come tale, può essere respinta in toto. La paura anche di sanzioni scenderà di sicuro se in tanti si studieranno modi per respingerle. L’unione e la collaborazione fanno sentire forti davvero. E quella dell’aggregazione, anche “dal basso”, nei luoghi di residenza, facendo nascere anche amicizie, è secondo me la strada giusta per agire.
Intento, cercare tutti i mezzi democratici per dichiarare questa struttura attuale illegittima e vederla dissolversi nel nulla. Il prima possibile. Già la disobbedienza, comunque, è fondamentale: lo stesso Gandhi, infatti, affermava che “la disobbedienza civile diviene un dovere sacro, quando lo Stato diviene dispotico o corrotto”.
Direi che una struttura che emette atti autocratici, antidemocratici ed eversivi come i DPCM, atti, appunto, di una persona sola, che “si è prorogata” l’emergenza per poterlo fare, rientra in questa categoria.
Poi, al limite, organizzare realtà parallele, dove vivere secondo umanità e non secondo disumanizzazione. Quali l’educazione parentale, ad esempio, per evitare l’incubo Scuola della ministra Azzolina. O anche modi alternativi per fare la spesa, o rivolgendosi a servizi di spesa online. Se accettare certe regole ci pesa troppo, semplicemente creiamo spazi dove potersi sentire liberi.
D’accordo: rinunceremo a qualcosa: tuttavia, in nome della libertà, va bene anche così: sarà una vita alternativa, e tuttavia, comunque piena. Diversa, forse, ma va bene così.
Riferimenti:
Direi che i riferimenti, qui, possono essere legati a quello che “davvero” è una rivoluzione, e a quello che comporta. Quindi, il mio consiglio, in particolare ai vari “Leoni da Tastiera” che affollano la Rete, è quello di leggersi la storia delle grandi rivoluzioni.
Una lettura in chiave marxista delle varie rivoluzioni della Storia e delle azioni popolari è all’indirizzo:
https://www.marxismo.net/index.php/teoria-e-prassi/storia-delle-rivoluzioni
Personalmente, non mi includo in una visione marxista del mondo: tuttavia, questi testi possono fare capire cosa vuole dire “massiccia adesione popolare”.
Un testo che parla più in dettaglio delle varie rivoluzioni della Storia si trova all’indirizzo:
https://sites.google.com/site/quartomessaggio/rivoluzioni
Un testo “didattico” che parla delle rivoluzioni si può trovare all’indirizzo:
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