In Italia sono oltre 5 milioni i poveri ‘assoluti’, vale a dire coloro che non riescono a raggiungere uno standard di vita dignitoso. Numeri in costante crescita che fanno registrare un vero e proprio boom: in meno di un anno si è passati dal 31% al 45% di coloro che si rivolgono ai centri di ascolto e alle parrocchie per chiedere aiuto. Quasi una persona su due lo fa per la prima volta.
E’ quanto ci dice l’istantanea scattata dalla Caritas nel suo report 2020 ‘Gli anticorpi della solidarietà’, pubblicato oggi nella Giornata mondiale di contrasto alla povertà.
Percentuali che confermano i dati che vengono diffusi periodicamente da altri istituti di statica.
Un incremento ‘sicuramente sottostimato’, ribadisce la Caritas, e alquanto diverso dal passato ‘quando la povertà era sempre più cronica, multidimensionale, legata a vissuti complessi’. Nei tre mesi, marzo-maggio, sono state oltre 450mila le persone costrette a chiedere beni di prima necessità. E’ senza dubbio l’effetto più evidente e drammatico della pandemia, i cui contraccolpi sono ancora in atto.
A preoccupare è quanto viene maggiormente evidenziato nel Rapporto: da circa cinque anni la povertà tende ad aumentare al diminuire dell’età. I minori e i giovani, secondo la Caritas, sono le categorie più svantaggiate, un trend in netto contrasto rispetto ad anni addietro che assegnava agli anziani la maglia nera della povertà. A pagare il conto anche e soprattutto le donne di età media e con figli a carico, così come lavoratori autonomi e sempre più spesso anche commercianti.
Italiani sempre più in difficoltà, dunque. Stretti in una crisi economica peggiore di quella del 2008. Al punto da dover elemosinare un pasto caldo presso la mensa dei poveri o ad aspettare il pacco alimentare per sfamare la famiglia. O a dover chiedere un sostegno economico per far fronte alle spese urgenti o pagare le bollette.
La perdita del lavoro dovuta alla chiusura di molte attività commerciali è tra i principali motivi di caduta del reddito.
Nonostante le risorse messe in campo dal governo, come il Rem (Reddito di emergenza) sottolinea il report, molte famiglie hanno potuto evitare il tracollo proprio grazie ai 196mila pasti delle mense, ai fondi diocesani e all’incessante attività svolta dai volontari. I quali, oltre ai pacchi di prima necessità hanno consegnato alle famiglie in difficoltà anche i presidi medici anti-covid.
E’ emergenza povertà. E’ tutta l’Italia ad essere in affanno, ma al Sud, come se non fosse più che abbastanza, morde di più . A farne le spese, soprattutto i minori. Troppo spesso privati dello stretto necessario per crescere in armonia con i bisogni dell’età dello sviluppo e dell’apprendimento. Minori che abbandoneranno la scuola, i loro sogni e la loro terra. Una delle aggravanti della povertà, sottolinea ancora una volta la Caritas, è appunto l’istruzione. Istruzione e povertà da sempre vanno di pari passo.
E’ un esercito di poveri che continua a crescere, sottolinea il Rapporto, al quale le istituzioni devono dare risposte immediate e concrete.
Perché la povertà non è solo mancanza di cibo o di vestiario. E’ isolamento. Da tutto e da tutti. E’ paura del presente ma soprattutto del futuro. E’ paura della porte sbattute in faccia. Degli sguardi di commiserazione, della pietà e del senso di ribrezzo suscitato negli altri. E’ paura ad affrontare la vita. E questo è il vero dramma, considerato che a farne le spese sono soprattutto i giovani e i bambini.
*Immagine Pixabay
***Abbiamo stipulato un accordo con le autrici del sito scrignodipandora.it per la libera ridiffusione di alcuni loro articoli. Il pezzo originale di Chiara Farigu è pubblicato qui
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