Di Daniel Abruzzese – corrispondente da Berlino
Dalla notte di venerdì ogni attività commerciale a Berlino dovrà chiudere dalle 23 alle 6, per far fronte alla diffusione del virus. Ma, come spesso negli ultimi mesi, i conti non tornano.
Ripensare la capitale notturna (ma che ci pensino gli altri)
Berlino è nata come città bifronte: grigia e impostata alla maniera prussiana, disordinata e luminosa la notte, momento in cui si producono gli avvenimenti più importanti. Unica città tedesca a non avere mai introdotto un orario di chiusura (la leggenda narra che anche la notte del 1° maggio 1945, mentre l’Armata Rossa entrava in città, si continuasse a festeggiare), intorno alla vita notturna ruota un modello sociale, che è uno dei principali responsabili del boom economico e turistico della capitale.
Dopo mesi di sforzi, tuttavia, Dilek Kalayci, ministra della sanità del Land di Berlino ed esponente di punta della comunità turca in Germania, è riuscita nel suo intento: dal 10 fino al 31 ottobre almeno è indetto un coprifuoco notturno. La senatrice si batteva da giugno per vietare il consumo di alcool, responsabile, a suo dire, dell’abbassamento del livello di inibizione e quindi del mancato rispetto del distanziamento interpersonale. Inoltre, da aprile si sono moltiplicate le feste clandestine nei parchi di Berlino, organizzate da giovanissimi; feste a base di alcool e musica, di volta in volta additate come l’inizio della seconda ondata di un’epidemia, che nei fatti tarda ancora ad arrivare.
L’insistenza della senatrice Kalayci è stata stata talmente ossessiva da provocare parecchi malumori fra i suoi collaboratori, convinti che un ulteriore divieto avrebbe incontrato il rifiuto della cittadinanza, causando una ancor minore attenzione delle regole. Soprattutto, questo proibizionismo rischia di essere fatale per il settore della ristorazione, già provato da una chiusura di quasi due mesi e dalla drastica diminuzione del turismo.
L’ora delle decisioni irrevocabili
Sono stati i numeri a venire in soccorso alla ministra Kalayci: oltre 3.000 tamponi positivi nelle ultime settimane e addirittura 443 nella giornata di venerdì sono stati abbastanza per dichiarare Berlino zona ad alto rischio e per imporre una pausa alla vita notturna. Una pausa che rischia di costare l’esistenza a moltissime attività, fra di esse non solo bar e ristoranti, ma anche negozi aperti 24 ore su 24, l’istituzione berlinese degli Spätis. Al momento, infatti, non sono previsti nuovi aiuti per queste categorie. Se saranno necessari dei sostegni economici, saranno altri a pensarci. Kalayci è laureata in matematica applicata all’economia, le sue competenze si fermano ai numeri e al loro influsso sulla vita concreta.
Anzi, la passione della ministra per le cifre le ha suggerito anche di imporre una limitazione dei contatti personali: dalle 23 alle 6, al massimo potranno formarsi per strada gruppi di 5 persone, o gruppi provenienti al massimo da 2 famiglie. Se anche queste restrizioni non dovessero funzionare, sarà evitabile un nuovo lockdown, così ha almeno dichiarato il sindaco di Berlino Michael Müller – quando un lockdown vero e proprio in città non c’è mai stato. Sarebbe bene quindi chiedersi cosa si nasconda dietro a questa minaccia.
Al lettore italiano, costretto alla reclusione quasi totale per oltre due mesi, questo coprifuoco apparirà come un’inezia. Gli risulterà familiare il piglio dirigista del politico che, in preda al panico, scaglia colpi contro tutto ciò che si muove, che lascia trasparire un brulichio e che sfugge alla sua comprensione. Così come non gli sarà nuovo il procedimento casuistico con cui si pensano le norme. Senza dubbio, questi mesi di stato di eccezione hanno infatti insegnato a tutti una cosa: più mancano le certezze e le conoscenze, più sicuro e coercitivo si fa l’atteggiamento della politica.
E come sempre i conti non tornano…
Christian Drosten, virologo all’ospedale Charité di Berlino e principale consulente del governo Merkel durante gli ultimi mesi, ha dismesso i toni allarmisti che lo hanno reso famoso, arrivando a dichiarare che bisogna rimanere attenti, ma al momento, da un punto di vista medico, la situazione è tranquillizzante; al contrario, dovrebbe essere la politica ad usare toni forti, in questo momento. Da Kalayci, su fino ad Angela Merkel, sembrano averlo preso alla lettera: nonostante le cifre dei ricoveri a Berlino rimangano basse (40 ricoveri in terapia intensiva su 4 milioni di abitanti, 234 decessi con Covid a partire da marzo), la capitale è stata dichiarata zona ad altissimo rischio, tanto che i berlinesi che lasciano la città sono obbligati a sottoporsi a quarantena. E già alcuni medici avvertono: ancora pochi mesi e le terapie intensive potrebbero riempirsi. Lo si è visto spesso negli ultimi mesi: un condizionale muove nell’amministrazione molto più di quanto abbia mai smosso una certezza.
Si supponga che Drosten, ricevuta pochi giorni fa la massima onorificenza dal Presidente della Repubblica Tedesca, parli ora in totale buona fede. Ad ogni modo, non parla probabilmente con piena cognizione di causa, quando delega l’azione ad una classe politica abituata a pensare nella prospettiva di due o tre anni. Figure come Dilek Kalayci, (ma un esempio ancora migliore potrebbero essere l’avvocato degli italiani e i suoi accoliti), grazie a pure dinamiche di potere, si sono trovate a ricoprire certe cariche e sono rimaste sicure di dover semplicemente lasciar funzionare la cosa pubblica come era sempre stata. In una situazione di crisi, la prima tentazione a cui cedono è quella di agire in maniera arbitraria, fino a raggiungere il delirio di onnipotenza.
Ne possiamo essere certi: passano senza lasciar traccia le tesi avventate di un medico, così come passano i virus e le classi politiche inette, ma i vulnera legislativi hanno una durata più insidiosa.
**Immagine di copertina ripresa dal corteo contro le misure anti-Covid tenutosi a Berlino il 29 Agosto 2020 –
**Immagine di copertina ripresa dal corteo tenutosi a Berlino il 29 Agosto 2020 contro le misure anti-Covid – https://www.youtube.com/watch?v=Suri-SM1_34
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