Di Anna Izzo
PREMESSA: Chiedo venia per eventuali mancanze o imprecisioni. La vicenda, si presume, avrà risvolti legali di notevole portata, quindi del bel tacer non fu mai scritto, e dopo giorni di testate al muro e di imprecazioni contro il destino cinico e baro, che mi vuole perennemente attratta da uomini splendidi e puntualmente gay, inizio a risentirne. Dio, che spreco…
Non so quanto il coming out più lacrimoso della storia della TV contemporanea vi abbia appassionato. Per quanto mi riguarda, il Grande Fratello, programma televisivo in cui è andato in onda il pianto dirotto condito dal fantomatico “segreto di Pulcinella” (sic) di Dario Oliviero, alias Gabriel Garko, non mi ha più come spettatrice dalla prima edizione, nell’ormai lontano 2000, quindi mettiamo una bella croce sul corollario. Ho vaghi ricordi di una sorta di “esperimento” in cui anonimi sconosciuti, accomunati solo dal fatto di appartenere alla specie Homo (sul Sapiens permangono i dubbi) erano costretti alla convivenza a discrezione del pubblico votante, con ripresa TV h24 coatta e indiscreta: mi sovvengono un nerboruto e testosteronico ragazzone campano dagli occhi blu, in quanto, ahimè mancato prematuramente in tragiche circostanze, la vincitrice, ossia una bagnina biondo platino ingenua e dall’innamoramento facile e, infine, un ingegnere dai lineamenti delicati, disponibile e gentile: attualmente ricopre il ruolo di portavoce del Presidente del Consiglio, ma questo credo di averlo sognato dopo una cena a base di piparuoli mbuttunati. In caso contrario, complimenti per la carriera: cercherò spazio e visibilità in qualche format simile, avendo deciso che il mio sogno nel cassetto è diventare Presidente dell’INPS…
E insomma: sono passati gli anni, cambiati i presentatori, le (f)regole di pubblico e autori sono divenute più infingarde e meno “sociologiche” e si è approdati, quindi, alla versione VIP del programma, in cui i concorrenti non sono più sconosciuti allo sbaraglio, ma persone famose che, a tale blasone, non vogliono rinunciare: quest’anno, ad esempio, ho sentito parlare dell’indomabile Contessa Patrizia De Blanck (sulla veridicità del suo titolo poco mi cale: è stata la splendida fidanzata della vittima del celeberrimo “caso Bebawi” e, per me, tanto basta).
Il “succo del discorso, invece”? Mihi oportet, eccome, se non altro in attesa di un ripensamento con tanto di invito a cena. Non so perché Gabriel Garko abbia voluto (o dovuto?) rivelare la propria identità sessuale proprio sotto l’occhio del Grande Fratello: probabilmente per il cachet, ma parlare di soldi, alla lunga, rende volgare qualsiasi argomento. Che il buon (e bel) Garko fosse omosessuale era una voce che circolava da svariati anni, ma il tempo passa e la società si evolve: ora come ora, visto anche il numero esorbitante di personaggi famosi platealmente e felicemente gay, Rock Hudson morirebbe apertamente di AIDS e non di tumore, senza contrarre alcun matrimonio di copertura con una segretaria lesbica, e Montgomery Clift manterrebbe intatto il suo viso d’angelo e il suo fegato. Perché, quindi, l’attore italiano ha inscenato un simile cabaret?
Innanzitutto chiariamo: non è paragonabile ai suddetti mostri sacri americani. Si presuppone che un attore giri dei film, e Gabriel Garko, sul grande schermo, si è visto ben poco. A causa sua, memore della ragazzina che fui e della quantità di diari costellati dalle sue fotografie (lui era un favoloso modello coi muscoli unti e guizzanti ed io una cicciottella fatta a forma di bignè), mi sono sorbita quel mappazzone de “Il bello delle donne”, e in anni in cui ero in altre faccende seriamente affaccendata.
Si sono poi susseguite altre fiction, rigorosamente accomunate dall’estenuante presenza degli stessi, identici interpreti, di un paio di “attoroni” a garanzia di qualità (come Stefania Sandrelli, ad esempio) e dal titolo antitetico e dalla fantasia discutibile (antisemitismo e passione? “Il peccato e la vergogna”. Mafia e amore sincero? “L’onore e il rispetto”). In tutte le fiction da lui interpretate, Gabriel Garko ne è sempre uscito trionfante, perfetto nel ruolo del protagonista dalla bellezza demoniaca e fidanzato con la sua partner, da Eva Grimaldi (convolata a nozze con l’attivista LGBT Imma Battaglia) a Adua Del Vesco, cioè colei che ha dovuto sorbirsi l’arzigogolato coming out del suo ex, in quanto concorrente del Grande Fratello 2020.
Fin qui, tutto abbastanza normale: siamo un Paese di santi, poeti, navigatori ed estremisti, in tutte le branche della società: i gay? O li amiamo alla follia, tanto da rendere la TV nazionale un enorme Pride, o ci approcciamo a loro con più attenzione e precauzioni di quanto non si faccia col Covid. Però, oltre alla bella Adua, la quale, al pari di Gabriel Garko, utilizza uno pseudonimo, un altro concorrente del GF Vip 2020 è Massimiliano Morra, splendido fanciullo dai tratti mediterranei e gli occhi di ghiaccio, anche lui interprete di una fiction assieme all’ormai obtorto collo famosissima Del Vesco (incentrata sulla difficile integrazione dei Meridionali nel Nord Italia: titolo? “Furore”. Ma che c’azzecca?).
Altro must per chi vuole recitare in una fiction della produzione che ha creato il Gabriel Garko attore maschio castigatore: avere un nome cacofonico o poco gradito ai piani alti e cambiarlo a uso e consumo di chi “comanda” (visto che ci sarà sempre, al pari di chi ubbidirà): Massimiliano in realtà si chiama Gabriele, ed è colui ha passato a Garko il testimone per interpretare il ruolo di “fidanzato di Adua”, e non nella fiction, proprio nella vita. Ci stiamo ingarbugliando peggio di un nodo di vipere? Normale amministrazione, perché la Ares Film, ormai fallita, è stata ormai additata agli affezionati spettatori del GF come una setta, a causa di un misterioso scambio di battute e confidenze fra Morra e la Del Vesco, avente come protagonista un fantomatico “demonio”.
Non voglio addentrarmi oltre: la nausea sta ahimè prendendo il sopravvento e ne risponderà chi di dovere nelle sedi opportune, visto che c’è scappato anche il morto e gli stessi interessati sembrano seriamente catatonici e incapaci di formulare un pensiero proprio (vecchie glorie come Manuela Arcuri a parte: costoro si limitano a sbraitare la loro indignazione e a creare assembramenti per rivelare ulteriori, pruriginosi particolari).
A che prezzo gli interpreti di fiction frutto del “lavoro” di determinate case di produzione, hanno svenduto la loro identità, sessuale o no che sia? Che faranno i diretti interessati, ora che il vaso di Pandora è stato parzialmente scoperchiato? Finiranno ben presto nel dimenticatoio? E che così sia, se il bene di persone altre da noi ci sta ancora a cuore: la situazione va ben oltre il pirandelliano e di maschere ne sono state indossate troppe. Anche più di una contemporaneamente.
**immagine di copertina estrapolata dal video: https://www.youtube.com/watch?v=9cU99GLwxOA
DONA ORA E GRAZIE PER IL TUO SOSTEGNO: ANCHE 1 EURO PUÒ FARE LA DIFFERENZA PER UN GIORNALISMO INDIPENDENTE E DEONTOLOGICAMENTE SANO
Gli Scomunicati è una testata giornalistica fondata nel 2006 dalla giornalista Emilia Urso Anfuso, totalmente autofinanziata. Non riceve proventi pubblici.
Lascia un commento