Berluscon dimesso (In ogni senso)

Berluscon dimesso (In ogni senso)

Di Anna Izzo

Dopo l’ennesimo acciacco, forse il più pericoloso, vista l’età e il quadro clinico generale del paziente, Silvio Berlusconi è stato dimesso dal San Raffaele, una volta “guarito” da polmonite bilaterale da Covid, e ne sono sinceramente felice: è stato l’unico esponente della Destra a non snobbare la pandemia e le misure di contenimento varie al mero scopo di strutturare un abbozzo di campagna elettorale. Inoltre, si è finalmente rivelato quale una persona umile, lontana dai personaggi (e corrispettivi in gonnella) di dubbia moralità che componevano la sua cerchia di interessatissimi “aminchi”.

Non si parla di un qualsiasi homo novus prontamente eclissatosi dopo un paio di passi falsi, ma di un imprenditore di chiara fama e di un Presidente del Consiglio (allora sì titolato a buon diritto) che ha segnato vent’anni di politica italiana, nel bene o nel male (per la Sinistra nel male a prescindere, ma diciamo che dal post “Socialismo craxiano” in poi l’esistenza di un contraltare alla Destra è obiettivamente aleatoria).

Ci può quindi stare che il suo ricovero non sia stato come la riabilitazione di Tom Cruise in NATO IL 4 LUGLIO, ma in un reparto espressamente dedicato del nosocomio “segratemilanese”, giusto? Centinaia di metri quadri a disposizione di un uomo ultraottantenne, cardiopatico e con i polmoni gonfi di sangue: chissà come se li sarà goduti! Da girare in lungo e in largo col monopattino, proprio… E con un tampone spaventoso, a suo dire: ma stavolta sembra sincero, non come quando millantava prestazioni sessuali inusitate al solo scopo di divertire i suoi elettori più superficialotti. Come se non bastasse, il medico di fiducia di Berlusconi è e resta il Prof. Zangrillo, quello della versione colta di “non ce n’è coviddi”, pronto a utilizzare FRANKENSTEIN come libro di testo, di fronte a cotanta carica virale…

Nonostante tutto, con voce fioca e poca voglia di scherzare, Silvio Berlusconi ha lasciato l’ospedale sulle sue gambe e non senza un breve discorso: ringraziamenti di prammatica, vicinanza al personale sanitario (nessuna barzelletta sulle infermiere piacenti, mi spiace per gli amanti del trash anni Settanta), accorato appello a prestare attenzione e amorosi sensi rivolti solo al Timor di Dio e nei confronti di chi, a causa della Sars CoV 2, ha perso qualche caro, o la speranza. Un accenno agli studenti, poi uno scherzoso “l’ho scampata bella anche stavolta” e via, verso casa, lasciandosi alle spalle la “situazione più pericolosa della sua vita” (cit.).

E se tutto il mondo politico (e non solo) ha dimostrato vicinanza e buoni auspici nei confronti del Silvio Berlusconi malato, gravissimamente malato, non posso fare altro che unirmi al coro, con l’aggravante di essere “vergin di servo encomio”: buone cose, Dott. Berlusconi, si goda gli affetti più cari con la consapevolezza che il suo 5 maggio ha ancora da venire. A differenza di una meritata aspettativa a divenire un valido candidato al Quirinale.

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