Amatrice quattro anni dopo: una ferita ancora aperta…

terremoto

Di Chiara Farigu – Immagine da Commons Wikimedia

Quattro anni fa il terribile sisma che ridisegnò la carta geografica dell’Italia.

Un Centro Italia dilaniato, ferito mortalmente al punto che nessuna sutura riuscirà mai a ricucire.

Molti di quei borghi che erano il vanto dell’Italia intera per la bellezza mozzafiato che li caratterizzava non ci sono più. La furia distruttrice del terremoto li ha spazzati via. Rasi al suolo.

Dopo Amatrice e Accumoli, incorniciati in uno scenario paesaggistico tra i più spettacolari d’Italia, meta di turismo per la natura incontaminata e la cucina tradizionale, tramandata gelosamente di generazione in generazione, immerse ancora oggi nelle macerie e completamente da ricostruire, altri splendidi borghi, Visso, Ussita, Castel Sant’Angelo, Castelluccio di Norcia.

I loro nomi, nei giorni della tragedia, divennero familiari a tutti noi. Abbiamo pianto con loro. Sofferto con loro. Chiesto con loro interventi immediati e ricostruzione celere.

Abbiamo chiesto GIUSTIZIA e pene certe per i responsabili. Perché come disse il vescovo di Rieti, Mons. Pompili, dinanzi a quelle bare messe in fila per l’ultimo saluto ‘non è il terremoto ad uccidere, ma le opere dell’uomo’. O meglio l’incuria umana.

Quella che in nome del profitto se ne infischia di divieti e limitazioni paesaggistiche, che cementifica in ogni dove, interrando fiumi, sradicando boschi, deviando corsi d’acqua. E quando costruisce, sempre in nome del vil denaro, utilizza più sabbia che cemento.

Quella che brutalizza e violenta la natura. La stessa che poi si ribella e presenta il conto. Salato. Salatissimo. Morte e distruzione. Visibile ancora oggi, dopo quattro anni. Dopo quella terribile notte quando cambiò tutto.

299 il numero delle vittime. Alle quali si deve rispetto e giustizia.

Quattro governi si sono succeduti da allora, quello di Matteo Renzi, di Gentiloni e gli ultimi due a guida Giuseppe  Conte. Tante le passerelle dei politici, troppe le promesse fatte, poche quelle mantenute. Moltissimi gli edifici ancora da mettere in sicurezza, 42mila a distanza di quattro anni gli sfollati, molti dei quali sono nelle soluzioni abitative di emergenza, negli alberghi e nelle altre strutture. La stragrande maggioranza, circa 32mila, sono in contributo di autonoma sistemazione, il 70% è nelle Marche, rende noto il capo della Protezione Civile, Borrelli.

Oggi è il giorno del ricordo. Della commemorazione della vittime. Ma anche della rabbia. Per quello che sarebbe dovuto essere e ancora non è stato fatto. A rimboccarsi le maniche, i privati. I comuni cittadini che non s’arrendono. Che rivogliono la loro quotidianità. Tra quelle montagne, le più belle d’Italia. Per non dover dire ‘c’erano una volta dei borghi meravigliosi’.

***Abbiamo stipulato un accordo con le autrici del blog cheventochetira.altervista.org per la libera ridiffusione di alcuni loro articoli. Il pezzo originale di Chiara Farigu si trova al seguente link: https://cheventochetira.altervista.org/amatrice-quattro-anni-dopo-una-ferita-ancora-aperta/?fbclid=IwAR0Gjq2TIMPWK020_c-ReXNKCvhM_KnCouPP4CnTpGVojfnByUofCIRAtE8

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